Testo:
Di dicembre vi pongo in un pantanocon fango, ghiaccia ed ancor panni pochi;
per vostro cibo fermo fave e mochi;
per oste ab[b]iate un troio maremmano;
un cuoco brut[t]o, sec[c]o, tristo e vano,
che vi dia colli guascotti e, que’, pochi:
e qual tra voi ha lumi, dadi o rochi
tenuto sia come tra savi un vano.
Panni rotti vi do e debrilati;
apresso questo, on[n]’omo en capegli;
bot[t]acci di vin montanar fal[l]ati.
E chi ve mira sì se meravegli,
vedendovi sì brut[t]i e rabuf[f]ati,
tornando in Siena così bei fancegli.
Parafrasi
In dicembre vi metto in un pantano con fango, ghiaccio e pochi panni addosso; per vostro cibo consueto e costante vi do fave e biada; per oste abbiate un maremmano lercio come un porco; un cuoco brutto, magro, malvagio e sciocco vi dia colli stracotti, e ve ne dia pochi, e chi di voi tiri fuori le carte o i dadi sia guardato come un povero pazzo tra i sani di mente. Vi assegno vesti stracciate e sporche; e dopo questo che ognuno stia coi suoi capelli lunghi; vi siano botti di vino di montagna andato a male. E chi vi guarda si meravigli, vedendo tornare in Siena tanti bei figuri così brutti e mal messi.Commento
In dicembre tutti in un pantano a completare un anno di amari bocconi e di squallide gite: Cenne chiama altri due brutti ceffi, un maremmano sudicio come un maiale a far da oste, un cuoco «brutto, secco tristo e vano».