Testo:
Di luglio in Siena, in su la Saliciata,con le piene inguistare de' trebbiani;
nelle cantine li ghiacci vaiani,
e man e sera mangiare in brigata
di quella gelatina ismisurata,
istarne arrosto e giovani fagiani,
lessi capponi e capretti sovrani,
e, cui piacesse, la manza e l'agliata.
Ed ivi trar buon tempo e buona vita,
e non uscir di fuor per questo caldo;
vestir zendadi di bella partita;
e, quando godi, star pur fermo e saldo,
e sempre aver la tavola fornita,
e non voler la moglie per castaldo.
Parafrasi
In luglio, a Siena, fuori sul selciato,con le fiasche piene di dolce vino trebbiano;
nelle cantine i vini freschissimi d'uva vaiana,
e tutto il giorno si stia a mangiare in compagnia
quella smisurata gelatina,
e starne arrosto, e giovani fagiani,
capponi lessati, capretti reali
e, a chi piacciono, la vitella e la salsa d'aglio.
E qui condurre una vita piacevole
e allegra e non uscire mai fuori, nella calura;
vestire zendadi belli a vedersi;
e quando provi piacere, restare saldo e incrollabile,
e aver sempre la tavola imbandita:
e non volere che la moglie tenga le redini della casa.
Commento
Luglio, in città, a Siena: non è una stravaganza, fa troppo caldo per muoversi, meglio il pavimento fresco di mattoni, le fiasche piene, le tavole imbandite, gli abiti leggeri; se fosse un dipinto lo diremmo una splendida «natura morta» con starne, fagiani, capponi, capretti. Una battuta ironica, come un epigramma, chiude il sonetto: non avere la moglie per fattore, che faccia i conti o lesini la roba.