Qual è il femminile di avvocato? La scelta è più complicata del solito perché stavolta vi sono tre sostantivi che potrebbero andare bene: avvocato, avvocata e avvocatessa. È meglio usare un neutrale "avvocato" anche per le donne? O sarebbe meglio specificare che l'avvocato in questione è una donna usando il sostantivo femminile "avvocata" o "avvocatessa"? Ecco le posizioni degli esperti, e i nostri consigli.
Differenze
1) Avvocato = È molto frequente nell'uso giuridico la forma maschile in -o, soprattutto in alcune locuzioni polirematiche di forte coesione (avvocato fiscale, avvocato d'ufficio...), anche quando ci si riferisca a donna, come accade in tutti quei casi in cui si voglia sottolineare la neutralità della professione rispetto al sesso di chi la esercita. Quando si preferisce lasciare invariato al maschile il nome della professione si potrebbe aggiungere al fine di non creare confusione il nome della persona in questione (l'avvocato Anna Rossi, l'avvocato Benedetta Bernardi ecc.)
Il sostantivo maschile avvocato dispone di due forme femminili: avvocata e avvocatessa.
2) Avvocatessa = è la forma più utilizzata per indicare sia la donna che esercita l'avvocatura sia la moglie dell'avvocato.
3) Avvocata = è di uso non comune per indicare un avvocato donna. Solo nella forma singolare e in ambito religioso, "avvocata" può essere inteso anche come colei che protegge, che intercede, riferito alla Madonna.
Entrambi i sostantivi al femminile vengono usati anche in tono ironico o scherzoso quando ci si rivolge a una donna chiacchierona, la cui parlantina potrebbe rivelarsi utile qualora intraprendesse l'avvocatura.
In conclusione
Fino a qualche tempo fa l'unica forma corretta era "avvocato", mentre ai giorni nostri le donne che lavorano sono sempre più numerose ed occupano ruoli di rilievo come avvocati, questori, presidenti, ministri. Per questo motivo è diventato necessario declinare questi mestieri al femminile: "questore/questora", "ministro/ministra", "architetto/architetta", "deputato/deputata" ecc.