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Descrizione: Elena (Iliade) - Riassunto

Breve descrizione della figura mitologica greca della bellissima Elena di Troia basata su diverse interpretazioni.

Quando era ormai moglie di Menelao, Elena venne rapita dal principe troiano Paride. A seguito di ciò Menelao chiese aiuto al fratello Agamennone e per compensare l'offesa subita questi dichiarò guerra a Troia.

Dalle parole di Omero comprendiamo che il giudizio su Elena non è univoco: mentre la donna avverte il peso della colpa, Priamo attribuisce agli dei il suo destino e, di fatto, la alleggerisce dalla responsabilità. Ma essa stessa è lacerata dai sensi di colpa, si sente isolata nella città e "maledetta”, guardata con umana comprensione e con rispetto dal solo Ettore (come ricorda nel libro 24).
Questa doppia interpretazione segna tutta la storia mitica su Elena: vista come colpevole condanna rovinosa dei Troiani, ma anche come la vittima degli dèi e della sua stessa bellezza. Anzi, per la prima volta si afferma l’idea che proprio la bellezza sia un dono pericoloso, di cui si può essere vittime. D’altra parte il fascino di Elena e le vicende della guerra di Troia provocano un gran numero di interpretazioni e di rielaborazioni che rispecchiano questa duplicità di interpretazione. Il poeta greco Euripide, ad esempio, introduce ben tre volte Elena tra i personaggi delle sue tragedie: nelle Troiane, nell'Elena e nell'Oreste.

Nelle Troiane, il giudizio di Ecuba (moglie di Priamo) su Elena è aspro e infamante: l’anziana madre di Ettore e di Paride la accusa di essere avida e lussuriosa e rifiuta di credere, in quanto comodo alibi, che sia stata Afrodite a propiziare la sua fuga.

In un’altra tragedia, Elena, rielaborando una versione del mito che era diffusa ai suoi tempi, Euripide sostiene che non è Elena ad essere andata a Troia, ma una sorta di fantasma formato dagli dèi; quindi per un fantasma, gli uomini ingannati dagli dei, hanno combattuto e si sono uccisi sotto le mura di Troia per dieci anni, come amaramente ricorda Menelao, quando è ormai avvenuto il riconoscimento della vera Elena.

Dunque Elena diventa il simbolo della donna ingiustamente accusata e vittima di trame delle quali è un puro strumento. Anche la letteratura medievale riabilita Elena come donna innamorata: nel XII secolo, un chierico che viveva alla corte di Normandia, Benoit de Saint-Maure, rappresenta Elena e Paride come modello di amanti perfetti nel Roman de Troie, un poema in versi francesi, volgarizzamento di un originale latino.

Un altro elemento che caratterizza il personaggio di Elena, da Omero in poi, è un tratto di modernità che si configura come un aspirazione all'annientamento per reazione all’incapacità di sopportare il suo destino: un poeta inglese di età vittoriana, rievoca un’Elena dolente che con grande sinteticità esprime il sentimento disperato più volte ribadito nell’Iliade: non essere mai nata.


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