Odisseo, figlio di Laerte e di Anticlea, re di Itaca, fu fra i pretendenti di Elena, e fu lui a suggerire al padre della giovane di far prestare a tutti i pretendenti un giuramento, che li obbligava, se ce ne fosse stato bisogno, ad aiutare il marito prescelto; e così, anch’egli, pur a malincuore, dovette intervenire alla guerra di Troia. Secondo il poeta latino Virgilio, Ulisse cercò di sottrarsi a questo dovere fingendosi pazzo, ma fu smascherato e dovette partire.
La sua sposa, Penelope, figlia di Icario, re originario di Sparta, lo attese per venti lunghi anni, finché egli tornò in patria e poté vendicarsi dei Proci, i pretendenti che ne assediavano la casa, ricorrendo alla sua arma preferita, l’arco che un tempo gli aveva regalato il re di Messene.
Da tradizioni successive a Omero veniamo a sapere che Odisseo si aggiudicò le armi di Achille dopo la sua morte, il che scatenò l’ira di Aiace e lo portò al suicidio.
Riuscì a vincere Troia con l’inganno: fece costruire un grande cavallo di legno, lo riempì di guerrieri, mescolandosi fra di essi, e indusse i Troiani a farlo entrare nelle mura della città: quindi, nottetempo, i guerrieri uscirono dal cavallo e misero e ferro e fuoco la città: il racconto è nell’Eneide virgiliana (libro II).
Esistono diverse versioni dei mitografi sulla sua morte: secondo alcuni fu ucciso per errore da Telegono, il figlio avuto da Circe, secondo altri emigrò in Italia e strinse alleanza con Enea, che nel frattempo vi era giunto da Troia.
Il personaggio di Odisseo ha goduto di una straordinaria fortuna: a partire dalla letteratura greca fino ai nostri giorni, è stato ripreso, trasformato, in un certo senso, anche tradito. Proprio per questo è necessario, prima di vedere lo sviluppo del personaggio Odisseo, puntualizzarne il profilo, quale emerge nei poemi omerici, soprattutto attraverso le vicende di cui è protagonista e gli epiteti che lo caratterizzano.
Nel libro III dell’Iliade (vv. 203-224) egli è descritto con particolare cura da un nemico, Antenore, che ne esalta le grandi capacità dialettiche e la scaltrezza.
L’eroe è chiamato in causa nelle situazioni difficili, quando si tratta di fare un’ambasceria presso Achille (libro IX), o in una missione, la cosiddetta Dolonia (libro X), di dubbia correttezza militare, ma proficua dal punto di vista strategico. Dunque, già nell’Iliade, è visto come un eroe adatto a situazioni diverse dal duello tradizionale e, in un certo senso, dai tratti non convenzionali.
Dall'Odissea ne esce un ritratto a tutto tondo che si delinea a partire dagli epiteti. A parte il consueto divino, riferito anche ad altri eroi, sono stati coniati apposta per lui molti epiteti che quindi si sottraggono alla formularità e lo caratterizzano. Innanzitutto, essi sono spesso composti dal prefisso poly-, “molto”, che indica una pluralità di possibilità, una ricca gamma di atteggiamenti e di attitudini che contrasta con i profili univoci, compatti, degli eroi dell’Iliade. Gli epiteti ricorrenti, oltre a polytropos “capace di prendere diverse direzioni”, oppure “che si è diretto in molti luoghi”, sono: polymetis “di grande accortezza”, poi polylas “colui che molto sopporta”, poyphron “ingegnoso”, poikilométes “di un intelligenza versatile” e così via, tutti caratterizzati dallo stesso prefisso.
L’epiteto più usuale e caratteristico, polymetis, sottolinea una particolare forma di intelligenza, che è attribuita anche ad Atena e rappresenta la capacità di trovare soluzioni adeguate ogni volta alla situazione contingente, dopo aver riflettuto sulle proprie condizioni. Odisseo è perciò caratterizzato dalla capacità di riflettere, di fermarsi a pensare, sa frapporre tra i problemi e la soluzione un momento di attesa. Non è mai precipitoso, impulsivo, non ha le immediate reazioni e l’impulsività irriflessa di molti eroi dell’Iliade, soprattutto Achille: quanto questo è veloce, tanto Odisseo è paziente. Alla pazienza di Odisseo, intesa come ponderazione e attitudine naturale alla riflessione e all’analisi, rimanda anche l’epiteto polytlas: allude alla capacità di sopportare il dolore, senza farsene travolgere, ma ricavandone una sorta di ulteriore forza, sempre più grande, che lo aiuta a sopportare anche le minacce che il futuro dischiude, come afferma nella risposta a Calipso.
Inoltre, nel corso della narrazione emerge una caratteristica notevole di Odisseo: la sua abilità tecnica, cioè la capacità di costruire con le sue mani oggetti e strumenti, di impiegare il palo arroventato, trasformandolo in modo artigianale in un’arma contro Polifemo (libro IX; significativamente il palo è paragonato a un trapano e la bruciatura dell’occhio alla temperatura del ferro). Questa manualità ingegnosa lo distingue nettamente dagli eroi tradizionali, abili a maneggiare le armi, ma mai rappresentati in attività tecniche e, nello stesso tempo, ne fa un uomo autonomo, che sa cavarsi d’impiccio con le sue forze. Per questo aspetto gli è affine Penelope, che sfrutta l’arte femminile della tessitura per ingannare i pretendenti e rimandare all’infinito la data delle nozze.
Tuttavia l’aspetto più importante e che meglio contraddistingue Odisseo rispetto agli eroi dell’Iliade è il suo attaccamento alla vita: egli cerca di salvarsi nel modo che le circostanze gli suggeriscono, accettando di negare la propria identità, di usare armi strane e non tradizionali, di mentire più volte. Mentre gli eroi dell’Iliade per diventare oggetto di canto, di poesia e quindi di memoria, devono morire e assumere contorni quasi divini nella gloria, Odisseo è ricordato per il motivo opposto, per la sua volontà e capacità di sopravvivere, e diventerà il modello dell’uomo padrone di conoscenze tecniche e di abilità manuali, determinato e astuto, con una sua storia personale di emozioni e di sentimenti, e una vita quotidiana di affetti e di fatiche.
Descrizione fisica: All'interno dell'Odissea l'aspetto fisico non è del tutto delineato ne vengono descritti i tratti fisici più marcati che rientrano nel tipico condottiero greco tranne che per l'altezza, infatti viene descritto come un uomo dalla faccia vissuta "dal tempo e dalle guerre", il corpo anche se non molto alto aveva tutti i segni delle battaglie, quindi direi un tipo non molto alto con la barba e un fisico scolpito.