La vita e le opere
Benedetto Croce nasce a Pescasseroli (L'Aquila) il 25 febbraio 1866 e muore a Napoli il 20 novembre 1952.Subito dopo la licenza liceale perde i genitori e la sorella nel terremoto di Casamicciola, a Ischia. Viene accolto a Roma dallo zio Silvio Spaventa, ideologo della destra storica. Qui si iscrive alla facoltà di legge, ma ad ad attrarlo sono gli insegnamenti di Arturo Labriola, che introduce la conoscenza del marxismo in Italia e spinge l'allievo verso questo orientamento storico-filosofico: ne è testimone la raccolta di interventi pubblicata nel 1900, Materialismo storico ed economia marxista.
Ma negli anni successivi Croce ripensa Hegel, medita a fondo su Vico e, soprattutto sul pensiero e sull'opera di Francesco De Sanctis, modello di un esercizio critico su cui aveva già riflettuto nella Storia ridotta sotto il concetto generale dell'arte (1983).
Elabora così un proprio sistema filosofico, di tipo idealista, e ne parla nell'Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale (1902), opera che proietta la sua attenzione alla cultura italiana. Dopo aver stretto un rapporto di collaborazione con Giovanni Gentile fonda "La Critica", che esce a partire dal 1903.
A seguire progetta e dirige per l'editore "Laterza", la collana «Scrittori d'Italia», all'interno della quale inserisce autori fino all'allora trascurati o sconosciuti.
Si dedica alla dottrina della storia, da ricordare le sue opere storiche Storia del regno di Napoli (1925), che va dal XV secolo al compimento dell'unità italiana, o la Storia d'Italia dal 1871 al 1915 (1928, nostalgico ma appassionato ripensamento dei progressi fatti dal nostro paese sotto il regime liberale, in particolare durante l'età giolittiana.
Tra il 1920 e il 1920, nell'ultimo governo Giolitti, diviene ministro della Pubblica Istruzione.
Croce, dopo un un'iniziale incertezza, respinge l'azione repressiva del fascismo e compila nel 1925 - in risposta al Manifesto degli intellettuali del fascismo redatto nella stesso anno da Gentile, con il quale rompe definitivamente - il manifesto degli intellettuali antifascisti, che raccoglie molte prestigiose firme della cultura italiana (Luigi Einaudi, Eugenio Montale, Marino Moretti, Aldo Palazzeschi, ecc.).
Nell'immediato dopoguerra, nonostante l'anzianità, decide di partecipare vivamente all'attività politica senza mettere da parte il lavoro intellettuale.