Il palombaro è una poesia visiva di Corrado Govoni ed appartiene alla raccolta Rarefazioni e parole in libertà (1915).
Testo
alghe vermi verdicordone ombelicale
lunga lenza
burattino per il teatro muto dei pesci
acrobata profondo
spauracchio
becchino mascherato che ruba cadaveri di annegati
uomo pneumatico
assassino ermetico
accetta boia sottomarino
attinia
ceppo insanguinato dove lasciarono i capelli serpini le sirene decapitate
innaffiatoio
incudine
oloturia
sacco verminoso di conciaiuolo
primavera metallizzata dei coralli
ostriche cofani di sputi e di perle
medusa
ombrello di mendicanti
giostra fosforescente di cavallucci marini
cavallino indomabile
esca
stella carnivora...
Analisi del testo
È uno degli esempi più noti delle «tavole parolibere» di Govoni, che, pur ricollegandosi al Futurismo (basato sulle parole in libertà e il verso libero), si differenzia per la maniera inconfondibile del tratto e del segno. Se quello di Marinetti e dei seguaci futuristi è uno stile scattante, aggressivo e dinamico, quello di Govoni è invece un disegno infantile accompagnato da una scrittura altrettanto infantile, che fanno parte della sua formazione crepuscolare.Il termine "rarefazioni", che compare nel titolo della raccolta, costituisce la spia indicativa di una poetica ancora attenta alla staticità di atmosfere sospese e un po' evanescenti.
Si tratta di una poesia visiva, ciò vuol dire che è costituita da disegni e da didascalie associate a ciascun disegno. Il testo non avrebbe alcun senso senza la parte raffigurata e viceversa. Questo stile è coerente con la poetica futurista, perché i futuristi basano la loro poetica sulle parole in libertà e il verso libero, mentre in questa poesia l'autore fa uso di punti tipografici differenti, elimina i verbi, la punteggiatura, le congiunzioni e dispone il testo e le raffigurazioni in modo totalmente libero.
I disegni di oggetti domestici e familiari offrono all'autore lo spunto per didascalie, che, interpretando i particolari in senso analogico (si leggano le diverse definizioni del «palombaro», a destra della figura), ne offrono anche interpretazioni ironiche o degradanti (le «ostriche» diventano «cofani di sputi e di perle»). Da notare come le parole e i disegni siano disposti in modo ondulante, per ricreare la sensazione di essere in un fondale marino.
Certamente la figura centrale della composizione è il palombaro, arricchito di aggettivi ben definiti: dapprima sono buoni (spauracchio, burattino, acrobata profondo) e poi diventano ostili (becchino mascherato, assassino ermetico, boia sottomarino).
Dalla radice etimologica stessa della parola si può dedurre qualcosa: palombarius, lo sparviero (= uccello rapace). Il palombaro e lo sparviero sono accomunati dall'immagine di chi si precipita o s'immerge per raggiungere la preda. È uno spauracchio perché è fonte di terrore assiduo e sempre incombente; è uomo pneumatico perché lo scafandro del palombaro è colmo d'aria; assassino ermetico perché lo stesso è chiuso ermeticamente; è boia sottomarino perché con un'accetta sembra un boia!
Ma è davvero così? "Il Palombaro" allude ad altro: non è esclusivamente un uomo in mezzo ad un oceano limitato da creature marine viventi. È ben altro...
"Il Palombaro" è come la poesia stessa: egli rappresenta tutta la produzione letteraria delle parolibere, che minacciosamente si immergono nel panorama letterario mondiale. Queste rinnegano tutta la produzione poetica antecedente, da Omero a D'Annunzio. Con le "tavole parolibere" si pensa di portare progresso attraverso la consapevolezza che la poesia in versi non abbia più alcuna utilità (pneumatico, cioè cosciente di se stesso, del suo obiettivo). Questo "uomo pneumatico" è visto da tutto il campo poetico come un assassino (perché fa massacro di tutta la letteratura precedente), ermetico (perché è denso di espressioni analogiche e simboliche, non sempre di facile interpretazione, quindi enigmatico, strano, alieno).
Figure retoriche
Analogia = ombrello mendicante. Il riferimento va alla forma a ombrello della medusa.Metafora = primavera metallizzata dei coralli. Il riferimento va ai rametti di corallo, forse per il loro colore o per la loro apparente immobilità.
Analogia = attinia. All'autore ricorda un ceppo, cioè la base del fusto dell'albero, insanguinato, perché di colore rossastro.
Analogia = oloturia. Esso è un cetriolo di mare e lo definisce un "sacco verminoso di cenciaiuolo".
Analogia = lenza. Il riferimento va al cordone ombelicale, il collegamento tra mamma e bambino. In questo caso è il collegamento fra il palombaro e la superficie del mare.
Commento
"Il palombaro" descrive l'immersione di un palombaro nel fondale marino.La poesia visiva potrebbe apparire, a chi la guarda con occhio poco attento, un testo per bambini. In realtà è proprio il contrario: il messaggio contenuto in questo tipo di poesia è criptico ed enigmatico... si può provare a darle un senso, ma si tratterebbero solo di una personale interpretazione.
Ad esempio, viene nominato il «sottomarino» e sappiamo che la poesia è stata scritta nel 1915. Siamo nel pieno della 1° Guerra Mondiale: i tedeschi guidati da Hindenburg avviano il blocco navale contro la Gran Bretagna, dando inizio alla guerra sottomarina indiscriminata. Ecco perché era cara a Govoni la scena del Palombaro/Sparviero. Probabilmente voleva denunciare gli atti compiuti nei Mari del Nord sia dall'Asse che dagli alleati; e a gran voce Govoni propaganda nel suo stile una pace senza indennità né annessioni.
Palombaro potrebbe essere lo straniero che terrorizza, tiranneggia, saccheggia, massacra. E viene definito dall'autore: spauracchio, becchino ruba-cadaveri, uomo pneumatico, assassino ermetico. Il palombaro è colui che distrugge indistintamente tutto ciò che è bello e inquietante, che depreda, che decapita. È il portatore del caos.