Questa poesia di Clemente Rebora è conosciuta con due titoli, "Dall'intensa nuvolaglia" (è l'originale ed è tratto dal primo verso), mentre in una riedizione più tarda del testo, il poeta ha aggiunto il titolo "Turbine".
Testo
Dall’intensa nuvolagliaGiù – brunita la corazza,
Con guizzi di lucido giallo,
Con suono che scoppia e si scaglia –
Piomba il turbine e scorrazza
Sul vento proteso a cavallo
Campi e ville,e dà battaglia;
Ma quand’urta una città
Si scàrdina in ogni maglia,
S’inombra come un’occhiaia,
E guizzi e suono e vento
Tramuta in ansietà
D’affollate faccende in tormento:
E senza combattere ammazza.
Parafrasi
Da un fitto strato di nuvole, la corazza di acciaio brunito e scintillante (per il bagliore dei lampi), con grande fragore e scoppi dei tuoni si abbatte verso il basso come un cavaliere in groppa al suo cavallo infuria sugli ampi spazi delle campagne, dando battaglia.Ma quando colpisce una città, spezza le maglie (parte che formano l'armatura) e diventa scuro come un'occhiaia (lividi scuri dovuti alla stanchezza), e trasforma sia lampi, sia i tuoni, sia il vento in angoscia per le persone affaccendate dalla quotidianità ed agendo in modo nascosto e inavvertito uccide senza neppure combattere.
Analisi del testo
È il terzo dei 72 componimenti raccolti nei Frammenti lirici; un testo molto denso, che fonde la raffigurazione del paesaggio (qui, sconvolto dal temporale) con la risonanza interiore di esso.
Temi: il grigiore e l'alienazione della vita contemporanea, la dissoluzione dei valori e dell'energia morale.
Anno: 1913.
Schema metrico: versi vari, con prevalenza novenari e ottonari, con schema ABC ABC ADAE FDFB.
Il testo si suddivide in due parti, separate dalla congiunzione "ma" del v. 8; gli ultimi tre versi costituiscono l'epilogo.
- Nella prima sequenza (vv. 1-7) si osserva la tempesta (il turbine, v. 5) nel momento in cui si sfoga liberamente sulla campagna: i lampi (v. 3), i tuoni (v. 4) e il vento (v. 6) scatenano la potenza della natura.
- La seconda sequenza (vv. 8-12) raffigura l'abbattersi del temporale sulla città, quando la pioggia scende frangendosi fra le vie e i palazzi, mentre il vento, trovando ostacoli innaturali, forma gorghi e mulinelli.
- Nell'epilogo (vv. 12-14) si passa dalla raffigurazione naturalistica alla riflessione morale e psicologica.
Sul piano stilistico, all'inizio le sensazioni si vanno accumulando; il lettore giunge d'un fiato fino al punto e virgola del v. 7.
Quando ricomincia la lettura, la forte pausa del "ma" attenua il ritmo, proprio come rallenta la forza temporalesca: le ondate della burrasca si frangono sulla città, diminuiscono il loro impeto, pur senza cessare (infatti il testo consta di un solo, lungo periodo, frenato ma non interrotto).
Sul piano fonico, 12 versi su 14 presentano la vocale "a" in posizione di ultima sillaba tonica (cioè accentata), con effetti di drammatizzazione.
La scelta del lessico, e soprattutto dei verbi, risponde a esigenze di violenza semantica e di rilevanza fonica. Ciò è più evidente nei verbi di movimento: «scoppia e si scaglia» (v. 4), «piomba» e «scorazza» (v. 5), «urta» (v. 8), «si scàrdina» (v. 9). Le esigenze foniche di violenza e di eccesso si esprimono soprattutto nei verbi inizianti con s- (cfr. vv. 4, 5 e 9) e nelle allitterazioni (rilevante in particolare quella sulla doppia z: vv. 2, 3, 5, 11, 14).
La sintassi è a sua volta tesa a causa della posticipazione del verbo (vv. 1-5 e 14).
Figure retoriche
Allitterazione = con suono che scoppia e si scaglia (v. 4). Ripetizione della consonante "s".Metafora = piomba il turbine e scorrazza. (v. 5). Come se il vento si stesse spostando a cavallo.
Commento
Un fatto naturale diviene spunto per una riflessione morale. Un improvviso temporale diviene l'occasione per denunciare la caduta dei valori, per condannare il grigiore e l'alienazione contemporanea: il disagio esistenziale dell'uomo. Le affollate faccende in tormento spersonalizzano gli uomini e li rendono fragili e incerti. Messo a contatto con la città estesa e impersonale, persino il temporale muta, alla fine, la propria natura.All'inizio esso si presentava come una gioiosa giostra cavalleresca, un turbine elegante e velocissimo sui campi. Ma poi esso diviene qualcosa di molto diverso, che ammazza, in quanto trasmette ansietà alla gente di città, intralciata nei propri pressanti affari. L'agire fisico della tempesta (tema della prima sequenza) si muta così nella violenta lacerazione interiore che essa produce nell'individuo (tema della seconda sequenza). La sconfitta è inevitabile: il vento non ha resistenze e quindi non può più combattere la sua epica battaglia, in quanto nessuno è pronto a raccoglierne la sfida, ma continua ugualmente nella sua opera devastatrice.