Piero Jahier nasce a Genova nel 1884. Il cognome Jahier è di origine francese, anche se era già presente in Italia da molte generazione. Rimasto orfano del padre, un pastore protestante, inizia gli studi teologici ma li interrompe e si impiega nelle ferrovie. Isolato sotto il fascismo per la sua ostilità al regime, smette di scrivere e conclude gli studi, laureandosi in Legge e in Letteratura francese. Esordisce nel 1915 con le Resultanze in merito alla vita e al carattere di Gino Bianchi, dove utilizzava lo pseudonimo di Gino Bianchi per raffigurare in modo satirico il ritratto del mondo borghese: caratterizzato da un esistenza grigia e arida. Insofferenza che si esprime temporaneamente negli articoli sulla "Voce", in cui attacca particolarmente la situazione religiosa nazionale, e poi, nel 1919, nelle prose di Ragazzo, dove la confessione autobiografica si alterna all'affannato ricorso ai valori intramontabili di una vita vissuta con slancio, con gioia spontanea e con un intenso fervore religioso.
Nello stesso anno esce Con me e con gli alpini, volume di prose e di liriche che, nonostante l'alto valore della testimonianza "diretta" sulla grande guerra, in quanto era ufficiale degli alpini del primo conflitto mondiale, si abbandona spesso ad una celebrazione un po' ingenua, anche se particolarmente sentita, del sacrificio degli umili, delle classi subalterne.
Fonda due giornali «L'Astico», un giornale di trincea, e «Il nuovo contadino», per dare voce ai soldati e ai congedati che stentano a reinserirsi nella vita civile.
Per quanto riguarda la sua produzione letteraria è notevole il tentativo di rendere l'essenza di tutte le cose, dall'uomo agli oggetti, dai paesaggi ai moti interiori dell'anima, attraverso una scrittura decisamente sperimentale in cui si fondano realismo e ispirazione lirica, linguaggio quotidiano e lingua della tradizione, toni biblici e gergo burocratico.
Le sue poesie, rimaste per lungo tempo inedite o sparse su diverse riviste («Lacerba», «Riviera ligure», «La Diana»), sono state raccolte in un volume unico dall'editore Vallecchi poco prima della morte (che lo coglie a Firenze nel 1967).
Nello stesso anno esce Con me e con gli alpini, volume di prose e di liriche che, nonostante l'alto valore della testimonianza "diretta" sulla grande guerra, in quanto era ufficiale degli alpini del primo conflitto mondiale, si abbandona spesso ad una celebrazione un po' ingenua, anche se particolarmente sentita, del sacrificio degli umili, delle classi subalterne.
Fonda due giornali «L'Astico», un giornale di trincea, e «Il nuovo contadino», per dare voce ai soldati e ai congedati che stentano a reinserirsi nella vita civile.
Per quanto riguarda la sua produzione letteraria è notevole il tentativo di rendere l'essenza di tutte le cose, dall'uomo agli oggetti, dai paesaggi ai moti interiori dell'anima, attraverso una scrittura decisamente sperimentale in cui si fondano realismo e ispirazione lirica, linguaggio quotidiano e lingua della tradizione, toni biblici e gergo burocratico.
Le sue poesie, rimaste per lungo tempo inedite o sparse su diverse riviste («Lacerba», «Riviera ligure», «La Diana»), sono state raccolte in un volume unico dall'editore Vallecchi poco prima della morte (che lo coglie a Firenze nel 1967).