André Breton nasce a Tinchebruy nel 1896. A Parigi inizia a studiare medicina, interessandosi soprattutto di neuropsichiatria. Nello stesso tempo si manifesta la sua passione per la poesia; è affascinato dall'esperienza di Rimbaud e le sue prime prove nascono sotto l'influenza del Simbolismo.
Durante la grande guerra presta servizio in ospedale psichiatrici, legge Freud (che conoscerà nel 1921) e incontra Apollinaire, che fa lievitare la sua vocazione di poeta. Alla fine del conflitto, infatti, fonda, con Philippe Soupault e Louis Aragon, «Littérature», una rivista sulla quale intraprende la teorizzazione della dissociazione psichica e dell'automatismo dell'espressione, avviando le prime esperienze di scrittura automatica.
Nel 1920 escono i Campi magnetici, composti in collaborazione con Soupalt. Ha dei contatti con Tzara, ma presto si allontana dall'esperienza dadaista, per dare vita a Parigi, nel 1924, alla «Centrale di Ricerche Surrealiste», i cui obiettivi vengono formulati nei due manifesti del Surrealismo (1924 e 1930).
Escono in questi anni, e in quelli immediatamente successivi, alcune delle sue opere più importanti. Fra queste ricordiamo il lungo racconto Nadja (1928), dove rifiuta la finzione della scrittura romantica e propone un antiromanzo che si sviluppa in un clima allucinato fra sogno e realtà; Vasi comunicanti (1932); L'amore folle e l'Antologia dell'humor nero, del 1937.
Dopo l'invasione della Francia da parte dei nazisti si rifugia negli Stati Uniti e a New York fonda nel 1941 una nuova rivista, «VVV», insieme a Max Ernst, Marcel Duchamp ed altri.
Ritornato in Francia, alla fine del conflitto riprende l'attività di un tempo, sebbene il Surrealismo si fosse spento già prima dell'inizio della tragedia bellica. Per Breton arrivano i momenti del bilancio. Alla raccolta delle sue poesie, uscita nel 1948, seguono i Sentieri della libertà (1953), che sono un consuntivo del decennio precedente.
Muore a Parigi nel 1966.