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Purgatorio Canto 12: analisi, commento, figure retoriche

Spiegazione, analisi e commento degli avvenimenti del dodicesimo canto del Purgatorio (Canto XII) della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Aracne, illustrazione di Gustave Doré

In questo canto Oderisi fa notare a Dante, che cammina a suo fianco, che nel pavimento del primo girone sono raffigurati esempi di superbia punita: i casi di Lucifero, di Briareo, dei Giganti sterminati a Flegra, di Nembrot, Niobe, Saul, Aracne, Roboam, Erifile, Sennacherib, Ciro e Tamiri, Oloferne, e infine di Troia. Dante ammira la perfezione della tecnica pittorica con ammirazione, ma il tempo passa e Virgilio fa notare al poeta l'arrivo di un angelo, che invita i due pellegrini a salire la gradinata. Dante avverte una sensazione di leggerezza in quanto gli è stata tolta una delle sette P che aveva sulla fronte.



Analisi del canto

Esempi di superbia punita
La prima parte del canto si sofferma sugli esempi di scena punita scolpiti sul pavimento della cornice, che i penitenti sono costretti a guardare per contrappasso con la testa rivolta verso il basso. Anche Dante le osserva ed è ammirato da quest'arte perfezione, proprio come accaduto in precedenza con le sculture sulla parete della cornice, e non può che essere così perché l'autore di queste opere è Dio, l'unico in grado di riprodurre fedelmente la realtà. In questo canto si hanno ben tredici esempi di superbia punita, tratti dal mondo biblico e classico:
  • Lucifero (vv. 25-27): esempio biblico;
  • Briareo (vv. 28-30): esempio della mitologia pagana;
  • Timbreo (vv. 31-33): esempio della mitologia pagana;
  • Nembrot (vv. 34-36): esempio biblico;
  • Niobe (vv. 37-39): esempio della mitologia pagana;
  • Saul (vv. 40-42): esempio biblico;
  • Aracne (vv. 43-45): esempio della mitologia pagana;
  • Roboam (vv. 46-48): esempio biblico;
  • Erifile (vv. 49-51): esempio della mitologia pagana;
  • Sennacherib (vv. 52-54): esempio biblico;
  • Tamiri (vv. 55-57): esempio della mitologia pagana;
  • Oloferne (vv. 58-60): esempio biblico;
  • Troia (vv. 61-63): esempio della mitologia pagana;


L'incontro con l'angelo
Nel corso del canto Dante e Virgilio incontrano l'Angelo dell'umiltà, posto a guardia della cornice, che si contraddistingue per il vestito bianco e un viso splendente. Egli invita i due poeti a seguirlo e li guida verso la salita della cornice successiva; poi cancella con le sue ali la prima delle sette P incise sulla fronte di Dante dall'angelo guardiano con la spada. Con questo gesto Dante è stato purificato dal peccato di superbia.


Il peso dei peccati
Dante nota che la salita è più agevole perché si sente più leggere, e il suo maestro gli spiega che ciò è dovuto al fatto che l'angelo guardiano gli ha rimosso la prima delle sette P e che quando saranno tutte cancellate, nemmeno noterà più la fatica nel camminare e nel salire. Da ciò si può intuire che la strada per la salvezza è difficile e faticosa da raggiungere, ma una volta liberatosi di tutti i peccati e raggiunto la completa purificazione l'uomo non avrà più alcuna ostruzione per arrivare a Dio.


Virgilio
In questo canto non vi sono altre anime con cui condividere esperienze di vita vissuta e, sebbene sia presente l'angelo dell'umiltà, non hanno modo di creare una vera e propria conversazione con lui. Per colmare questo "vuoto" ritorna in primo piano la figura di Virgilio nel suo ruolo di guida, che riprende a dare indicazioni, richiami su come muoversi, cosa guardare e come comportarsi, oltre a fornire la spiegazione sulla leggerezza di Dante dopo l'incontro con l'angelo dell'umiltà.



Le figure retoriche

Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del dodicesimo canto del Purgatorio. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 12 del Purgatorio.


Come buoi che vanno a giogo = similitudine (v. 1). Cioè: "come due buoi che procedono aggiogati".

Il dolce pedagogo = perifrasi (v. 3). Per indicare Virgilio.

Dritto sì come andar vuolsi rife’mi con la persona = similitudine(vv. 7-8). Cioè: "ripresi la posizione eretta, così quando si cammina".

Chinati e scemi = endiadi (v. 9).

Del mio maestro i passi = anastrofe (v. 11). Cioè: "i passi del mio maestro".

Le piante tue = anastrofe (v. 15). Cioè: "le tue piante", s'intende le piante dei piedi.

Come, perché di lor memoria sia, sovra i sepolti le tombe terragne portan segnato quel ch’elli eran pria, onde lì molte volte si ripiagne per la puntura de la rimembranza, che solo a’ pii dà de le calcagne; sì vid’io lì = similitudine (vv. 16-22). Cioè: "Come le tombe scavate nella terra portano sopra i defunti, lapidi incise con l’immagine di quando erano vivi, per ricordarli, per cui spesso lì si ha nostalgia dei propri cari per il dolore del ricordo che stimola solo gli uomini devoti; così io vidi scolpito il pavimento della Cornice".

Colui che fu nobil creato più ch’altra creatura, giù dal cielo folgoreggiando scender = perifrasi (vv. 25-27). Per indicare Lucifero.

Dal telo / celestial = enjambement (vv. 28-29). S'intende il fulmine di Giove.

Armati ancora = anastrofe (v. 32). Cioè: "ancora armati".

Al padre loro = anastrofe (v. 32). Cioè: "al loro padre".

Vedea io te = anastrofe (v. 38). Cioè: "io ti vedevo".

Figliuoli spenti = metafora (v. 39). Per non dire uccisi.

Parevi morto = similitudine (v. 41).

Vedea io te = anastrofe (v. 43). Cioè: "io ti vedevo".

Li stracci / de l’opera = enjambement (vv. 44-45).

Si gittaro / sovra = enjambement (vv. 52-53).

Basso e vile = endiadi (v. 62).

Morti li morti e i vivi parean vivi = iperbole (v. 67). Cioè: "i morti sembravano morti e i vivi sembravano vivi".

S’appresta per venir = enjambement (vv. 79-80).

Torna dal servigioenjambement (vv. 80-81).

‘n quella materia  = enjambement (vv. 86-87).

A noi venìa = anastrofe (v. 88). Cioè: "veniva verso di noi".

E ne la faccia quale par tremolando mattutina stella = similitudine (vv. 89-90). Cioè: "e col volto che splendeva come la stella del mattino".

Le braccia aperse = anastrofe (v. 91). Cioè: "aprì le braccia".

Sicura l’andata = anastrofe (v. 99). Cioè: "un cammino sicuro, una salita sicura".

Come a man destra, per salire al monte dove siede la chiesa che soggioga la ben guidata sopra Rubaconte, si rompe del montar l’ardita foga per le scalee che si fero ad etade ch’era sicuro il quaderno e la doga; così s’allenta la ripa che cade quivi ben ratta da l’altro girone; ma quinci e quindi l’alta pietra rade = similitudine (vv. 100-108). Cioè: "Come sul lato destro, per salire al monte (delle Croci) dove sorge la chiesa (di San Miniato) che domina la città di Firenze sopra Rubaconte, la ripida parete diventa più lieve grazie a delle scale che furono costruite in un'epoca in cui il quaderno e la doga erano più sicure; così la parete del monte, che cade ripidissima dall'altra Cornice, diventa più dolce, ma le alte pareti di roccia sfiorano dall’una e dall’altra parte chi sale".

Voci / cantaron = enjambement (vv. 110-111).

Foci da l’infernali = enjambement (vv. 112-113).

Per canti / s’entra = enjambement (vv. 113-114).

Esser mi parea troppo più lieve che per lo pian non mi parea davanti = similitudine (vv. 116-117). Cioè: "mi sembrava di essere assi più leggero di quanto non fossi prima quando camminavo in pianura".

Che nulla quasi = anastrofe (v. 119). Cioè: "che quasi nulla".

Son rimasi / ancor = enjambement (vv. 121-122).

Nel volto tuo = anastrofe (v. 122). Cioè: "nel tuo volto".

Non fatica sentiranno = anastrofe (v. 125). Cioè: "non sentiranno fatica".

Fec’io come color che vanno con cosa in capo non da lor saputa = similitudine (vv. 127-128). Cioè: "io feci come fanno coloro che camminano portando sul capo qualcosa a loro insaputa".

Sospecciar fanno = anastrofe (v. 129). Cioè: "glielo fanno immaginare".

Quel da le chiavi = perifrasi (v. 135). Per indicare l'angelo guardiano.



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