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Purgatorio Canto 19 - Analisi, Commento, Figure retoriche

Spiegazione, analisi e commento degli avvenimenti del diciannovesimo canto del Purgatorio (Canto XIX) della Divina Commedia di Dante Alighieri.
L'angelo della sollecitudine, illustrazione di Gustave Doré

In questo canto Dante vede una donna brutta che mantenendo lo sguardo fisso verso di lei tende a diventare di bell'aspetto, ma si tratta solo di un'illusione in quanto Virgilio gli appare in sonno rivelandone il marcio e il puzzo. Questo sogno simboleggia il peccato per il troppo amore che si ha per i beni terreni. Qui Dante incontra anche gli avari e i prodighi, tra questi Papa Adriano V.



Analisi del canto

Il sogno di Dante
Quando sopraggiunge la notte e Dante si addormenta, inizia a sognare come già accaduto nel canto IX. Il sogno ha un importante valore simbolico in quanto caratterizzato da insegnamenti ed esposizioni di Virgilio tratti dai canti XVI e XVII.
  • La femmina balba = si tratta di una donna descritta come mostruosamente deforme e balbuziente, che dovrebbe far allontanare chiunque le stia intorno, invece Dante a poco a poco si abitua alla sua bruttezza e con lo sguardo la trasforma in una donna bellissima e seducente. Essa è il simbolo dei peccati che vengono puniti nei tre gironi più alti del Purgatorio per l'eccessivo amore per i beni terreni (avarizia e prodigalità, gola, lussuria);
  • La donna santa e presta = rappresenta l'intervento divino che aiuta Virgilio (la luce della ragione umana) a combattere la donna balba. 
  • Valore simbolico = quando la donna balba viene denudata da Virgilio ci appare per quello che è veramente, un misto tra puzzo e marciume che si nasconde dietro false e ingannevoli apparenze, tipica condizione di chi conduce questo stile di vita peccaminoso. Dante utilizza il potere del sogno, che è una forma astratta, per creare l'immagine concreta e reale della donna balba (allegoria), così da poterci spiegare un'altra cosa astratta, ovvero il peccato per l'eccessivo amore per i beni terreni.


L'incontro con papa Adriano V
Nella seconda parte del canto Dante incontra il personaggio di papa Adriano V, che in Purgatorio sconta la pena per i suoi peccati. Qui di seguito trovate i principali temi trattati:
  • la condanna del peccato di avarizia degli uomini di Chiesa;
  • la presentazione di papa Adriano V;
  • chi sono gli avari e la pena che devono scontare;
  • le gerarchie terrene che non hanno valore nell'Oltremondo, dove si è tutti uguali;
  • la possibilità per chi è sulla Terra di pregare per ridurre la pena. Adriano V nel suo discorso nomina la nipote Alagia.


Lo stile del canto
Queste sono le caratteristiche stilistiche del canto:
  • l'inizio del canto che si apre con la descrizione del paesaggio, attraverso indicazioni astronomiche e cronologiche (vv. 1-6);
  • il rapporto semplice e familiare tra Dante e Virgilio, nella scena del risveglio di Dante (vv. 34-36);
  • l'incontro con l'angelo (v. 37);
  • la salita per la Cornice successiva (v. 69):
  • gli spiriti che utilizzano citazioni bibliche (vv. 50, 73, 137).



Le figure retoriche

Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del diciannovesimo canto del Purgatorio. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 19 del Purgatorio.


E come ‘l sol conforta le fredde membra che la notte aggrava, così lo sguardo mio le facea scorta la lingua, e poscia tutta la drizzava in poco d’ora, e lo smarrito volto = similitudine (vv. 10-14). Cioè: "e come il sole riscalda le membra intorpidite dal freddo notturno, così il mio sguardo le rendeva spedita la lingua, e poi drizzava in breve tempo tutta la persona, e infine coloriva il suo viso scialbo".

Lo sguardo mio = anastrofe (v. 12). Cioè: "il mio sguardo".

Scorta / la lingua = enjambement (v. 12).

Smarrito volto = anastrofe (v. 14). Cioè: "volto smarrito".

Santa e presta = endiadi (v. 26).

Fieramente dicea = anastrofe (v. 29). Cioè: "diceva fieramente, con sdegno".

Venìa / con li occhi fitti = enjambement (vv. 29-30).

Almen tre / voci = enjambement (vv. 34-35).

De l’alto dì = perifrasi (v. 38). Per indicare il sole alto.

Portava la mia fronte come colui che l’ha di pensier carca = similitudine (v. 40-41). Cioè: "tenevo la fronte bassa come colui che l'ha carica di pensieri".

Che fa di sé un mezzo arco di ponte = similitudine (v. 42). Cioè: "che tiene la sua persona curvata come una mezza arcata di ponte".

Soave e benigno = endiadi (v. 44).

Mortal marca = anastrofe (v. 45). Cioè: "mondo mortale, mondo terreno".

Con l’ali aperte, che parean di cigno = similitudine (v. 46). Cioè: "stando con le ali aperte e bianche come quelle di un cigno".

La guida mia = anastrofe (v. 53). Cioè: "la mia guida".

Quell’antica strega = perifrasi (v. 58). Per indicare la cupidigia dei beni terreni.

Batti a terra le calcagne = metonimia (v. 61). Cioè: "affretta il passo", la causa per l'effetto.

Lo rege etterno = perifrasi (v. 63). Cioè: "il re eterno", per indicare Dio.

Quale ‘l falcon, che prima a’ pié si mira, indi si volge al grido e si protende per lo disio del pasto che là il tira, tal mi fec’ io = similitudine (vv. 64-67). Cioè: "Come il falcone, che prima guarda a terra e poi si volge al richiamo del padrone e vola per il desiderio del cibo che lo attira, così feci io".

Si fende / la roccia = enjambement (vv. 67-68).

Li alti saliri = sineddoche (v. 78). Cioè: "la via per salire", il plurale per il singolare.

Al segnor mio = anastrofe (v. 85). Cioè: "al mio signore".

Una fiumana bella = anastrofe (v. 101). Cioè: "un bel fiume, un bel torrente".

Prova’ io = anastrofe (v. 103). Cioè: "io provai".

Che piuma sembran tutte l’altre some = similitudine (v. 105). Cioè: "ogni altra carica al confronto (di quella del pontefice) sembra leggera come una piuma".

Come / pesa = enjambement (v. 103-104).

Dal fango = perifrasi (v. 104). Per indicare la corruzione.

Fatto fui = anastrofe (v. 107). Cioè: "fui fatto".

Roman pastore = anastrofe (v. 107). Cioè: "pastore romano", ovvero papa.

Partita / da Dio = enjambement (v. 112). Cioè: "separata da Dio".

Non s’aderse / in alto = enjambement (vv. 118-119). Cioè: "non si levò in alto".

Come avarizia spense a ciascun bene lo nostro amore, onde operar perdési, così giustizia qui stretti ne tene, ne’ piedi e ne le man legati e presi = similitudine (vv. 121-124). Cioè: "E come l'avarizia ci tolse l'amore verso ogni bene spirituale, così che perdemmo la possibilità di ben operare, così qui la giustizia ci tiene immobilizzati, legati nelle mani e nei piedi".

Giusto Sire = perifrasi (v. 125). Per indicare Dio.

Immobili e distesi = endiadi (v. 126).

Sono / teco = enjambement (vv. 134-135).

Così ragiono = anastrofe (v. 138). Cioè: "ragiono così".



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