San Martino (Martino di Tours) è stato un vescovo cristiano del IV secolo e in Italia vi sono oltre 900 chiese a lui dedicate. Aveva appena dodici anni quando, contro la volontà dei suoi genitori, che credevano negli dei di Roma, si fece battezzare e divenne cristiano. La legge romana lo obbligava a entrare nell'esercito come suo padre, così, malgrado fosse un tipo molto pacifico, dovette diventare soldato. Su di lui si raccontano molte leggende. La più famosa è questa. Un giorno d'autunno, mentre usciva da una delle porte della città francese di Amiens, dove viveva, vide un povero vecchio, mezzo nudo e tremante per il freddo.
Martino si impietosì e sguainò la spada, tagliò il suo bel mantello di lana e ne diede la metà al povero. Immediatamente il sole si mise a scaldare come in estate. Per questo, si chiama l'estate di San Martino quel periodo agli inizi di novembre in cui spesso accade che la temperatura si faccia più mite.
In questa pagina trovate una raccolta di poesie per il giorno di San Martino, tra cui spiccano due importanti autori italiani: Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli. Per questa ricorrenza vi suggeriamo di leggere anche le frasi per San Martino per fare gli auguri di buon onomastico a chi si chiama Martino e Martina
Le poesie
San Martino - Giosuè CarducciLa nebbia agl’irti colli
piovigginando sale
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir dei tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.
Gira su ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l’uscio a rimirar.
Tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri
com’esuli pensieri
nel vespero migrar.
Novembre - Giovanni Pascoli
Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. E' l'estate
fredda, dei morti.
San Martino
Umido e freddo spunta il mattino,
ed a cavallo va San Martino
Quand’ecco appare un mendicante,
lacero e scalzo vecchio e tremante
Il cavaliere mosso a pietà,
vorrebbe fargli la carità
Ma nella borsa non ha un quattrino,
e allora dice Oh poverino
Mi spiace nulla io posso darti,
ma tieni questo per riscaldarti
Divide in due il suo mantello,
metà ne dona al poverello
Il sole spunta e brilla in cielo,
caccia la nebbia con il suo velo
E San Martino continua il viaggio,
sempre allietato dal caldo raggio.
San Martino
Chi passa al gran galoppo
su quel cavallo bianco?
Un prode cavaliere
con la sua spada al fianco
Poi torna al suo castello
e per il bosco va
gli uccelli lievemente
gorgheggiano qua e là.
San Martino - R. Pezzani
Se passa un cavaliere con un pennacchio rosso
sull’elmo è san Martino, senza mantello indosso.
Il sole novembrino che stacca foglie gialle,
pelliccia bionda e soffice gli cade sulle spalle.
San Martino - N. Giustino
Nero il cielo era;
la pioggia fitta al suol precipitava
nè una casa nè una roggia
al meschin si presentava
avanza sconfortato,
le sue gambe eran tremanti
ecco un giovane soldato
si presenta a lui davanti
snello biondo ardito e bello,
ei sta ritto sul cavallo
guarda e subito il mantello
svelto taglia senza fallo
ne dà mezzo al poveretto,
che l’indossa, e il donatore
fissa. Dice ” Benedetto,
sia per sempre il tuo buon cuore.”
Il meschino era Gesù,
e Martin si prosternava
ora non pioveva più,
ecco il cielo rischiarava
riapparì smagliante il sole,
s’udì dolce un’armonia
gelsomini, rose, viole,
infioravano la via.
San Martino
Lampioncini colorati
che sfilate lungo i prati
stan le stelle ad osservare
per vedervi scintillare
voi fiorite nei giardini
come lieti fiorellini
stan le stelle ad osservare
per vedervi scintillare
siete come le farfalle,
bianche rosse verdi e gialle
stan le stelle ad osservare
per vedervi scintillare.
San Martino - L. Cerutti
Per la campagna triste e lontana
gelida soffia la tramontana.
Martino scende dal suo destriero
c'è un poverello lungo il sentiero...
Non ha vestito, casa non ha,
a riposarsi come farà?
Il cavaliere toglie il mantello,
metà lo dona al poverello.
Oh, meraviglia: si rompe il cielo...
E si diffonde dolce un tepore,
qua e là tra l'erba rispunta il fiore.
Dal cielo scende, premio divino,
sempre l'estate di San Martino.
di Ippolito Nievo
Quando dai poggi ameni
L’aura autunnal respiro
Tutti ne vanno in giro
Ridendo i miei pensier.
Il paesello è assiso
Sopra un’ombrosa china;
Lo guarda ogni collina
In atto lusinghier.
Al rosseggiar del vespro
Cinguetta il passeraio,
L’artigianello gaio
Canta nel suo camin;
E noi, qual fosse appunto
Pupillo nostro il mondo,
Sediam in piazza a tondo
Librandogli il destin.
di Ippolito Nievo
Già un vasto mar di nebbie
E d’ombra il pian sommerge,
Donde il pennon s’aderge
Di qualche fumaiuol.
L’ombra per colli e monti
Inerpicando sale;
Par che l’estremo vale
Mandi alla terra il sol,
E l’ultimo suo raggio
Perdendosi sublime
Sulle nevose cime
Cerca il natio candor.
Tal nel morire a un’alta
Speme sorgendo io pure,
Racquisterò le pure
Soavità d’amor!