La poesia "La notte bella" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti, porta l'indicazione "Devatachi, 24 agosto 1916" e fa parte della raccolta L'allegria.
Indice
Testo
Quale canto s'è levato stanotteche intesse
di cristallina eco del cuore
le stelle
Quale festa sorgiva
di cuore a nozze
Sono stato
uno stagno di buio
Ora mordo
come un bambino la mammella
lo spazio
Ora sono ubriaco
d'universo
Parafrasi
Che canto si è alzato questa notte,e l'eco del cuore - pura e stupenda come il cristallo - si è
intessuta (da quello stesso canto) con le stelle del cielo
Che festa per il cuore,
come una festa di nozze,
come acqua sorgiva
Io, che posso ben paragonarmi
a uno stagno buio (quale sono stato)
Ora assaporo lo spazio
come fa un bimbo con la mammella
Ora sono come ubriaco di questo infinito,
sono ebbro di universo.
Analisi del testo
Metrica: una sola strofa costituita da 13 versi di diversa lunghezza. È presente un endecasillabo al v. 1, un trisillabo al v. 4, e un settenario al v. 5.Il poeta, con i caratteristici tratti ermetici, privi di punteggiatura, con versi brevi e amplissimi spazi tra un verso e l'altro, riesce a raffigurare l'infinita bellezza dell'universo, sin quasi a tuffarcisi dentro.
Figure retoriche
Enjambements = vv. 2-3; 3-4; 5-6; 7-8; 10-11; 12-13.Iperbato = "che intesse di cristallina eco del cuore le stelle" (vv. 2-4).
Anafora = "Quale...Quale" (vv. 1-5).
Anafora = "Ora...Ora" (vv. 9-12).
Metafora = "di cuore a nozze" (v. 6).
Metafora = "uno stagno di buio" (v. 8).
Metafora = "sono ubriaco d'universo" (v. 12-13).
Similitudine = "come un bambino la mammella" (v. 10).
Commento
Veramente bella questa notte fatta di luce, di folgorazioni e di speranza.In passato egli ha provato su di sé la splendida metafora dello "stagno buio" (statico e privo di luce), ed ora, quando si mette ad ascoltare il canto della notte, gli fa eco nel suo cuore e il suo suono rimbomba fino alle stelle. Si tratta di una sensazione straordinaria e irripetibile. Uno stato d'animo che non succede di avere spesso nella vita, che può cancellare in colpo solo sofferenza, tristezza e delusioni.
La condizione d'infelicità e di solitudine è riscattata dal canto stesso della notte verso le stelle: questo buio è salvifico, appagante, addirittura inebriante. Lo spazio che dovrebbe intimorire per la sua infinita grandezza, diventa invece "madre" (cioè pace interiore, come quella di un bimbo che riceve il latte dalla mammella). L'uomo (il poeta) è ora davvero in armonia con l'universo!