La poesia "Natale" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti, porta l'indicazione "Napoli, il 26 dicembre 1916" e fa parte della raccolta L'allegria. I temi trattati sono: il rifugio della casa e del focolare, la stanchezza del poeta e il suo bisogno di pace.
Indice
Testo
Non ho vogliadi tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
Parafrasi
Non ho vogliadi perdermi
nel groviglio
di strade
Sono parecchio
stanco
Lasciatemi solo
come un oggetto
dimenticato in un angolo
Qui
non c'è
altro
oltre al piacevole calduccio
e il movimento fumoso
del camino
Parafrasi discorsiva
Non ho voglia di uscire di casa, di immettermi in quell'atmosfera natalizia che rallegra le strade di Napoli.
dentro di me regna tanta angoscia che mi impedisce di vivere.
Non insistete, lasciatemi qua, solo, come una cosa dimenticata
Il calore del camino mi avvolge, mi da protezione e mi consola.
Io sto bene così: sento il divampare del fuoco e vedo il colore delle fiamme.
Lasciatemi in pace con i giochi che può provocare il focolare che mi tengono lontano dalle ossessioni e dai pericoli.
Analisi del testo
Metrica: cinque strofe di versi liberi.Natale è uno dei testi più spezzati di Ungaretti: la frantumazione del discorso rompe l'unità logica dei versi, creando segmenti privi di significato se presi singolarmente. La lentezza, il ritmo smozzicato (come un singhiozzo), che rinnega ogni musicalità, vogliono tradurre quel senso di stanchezza, cui corrisponde il bisogno di tregua e pace, che è poi il messaggio fondamentale della poesia. Questo ritmo crea infatti tristezza e raggela l’animo del lettore, il che contrasta con l’immagine del caminetto, il quale più che calore pare evocare quelle emozioni che mancano.
Spiegazione per parola
- Gomitolo: groviglio, intrico. Il poeta non vuole perdersi nel groviglio delle strade, annullarsi nella forma anonima.
- Ho tanta stanchezza: la vita grava su di lui con il suo peso di dolore che il Natale non riesce a disperdere.
- Qui: l'indicazione è lasciata indefinita, ma si può comunque riportare a un'idea di spazio domestico, come suggerisce poi l'immagine del focolare.
- Buono: perché fatto delle dolci cose domestiche.
- Capriole: la nota vivace dell'immagine non riesce a rompere l'atmosfera di dolore e di accorata stanchezza.
Figure retoriche
Metafora = "gomitolo di strade" (vv. 3-4).Metafora = "ho tanta stanchezza sulle spalle" (vv. 5-7).
Allitterazione della s = "stanchezza sulle spalle" (vv. 6-7).
Similitudine = "come una cosa posata" (vv. 9-10-11).
Sinestesia = "caldo buono" (v. 18).
Metafora = "sto con le quattro capriole di fumo" (vv. 19-23).
Allitterazione della f = "fumo del focolare" (vv. 22-23).
Enjambements = vv. 3-4; 5-6; 6-7; 9-10; 11-12; 13-14; 16-17; 20-21; 21-22; 22-23;
Commento
Il poeta è in licenza a Napoli e vive il Natale del 1916 da un punto di vista tutto interiore e soggettivo: Natale è la più intima delle feste cristiane, è il simbolo della pace e della gioia che spesso si esprimono con allegria rumorosa. Ma quale gioia maggiore, per chi torna dai disagi del fronte (freddo, umidità, fatiche, paura, dolore...) di quella di sentirsi al caldo e al sicuro, lontano dalla folla? Questo cerca il poeta. In questo momento di dolente stanchezza egli preferisce restare solo nell'intimità, nella pace della sua casa, in un malinconico fantastico colloquio con il suo cuore, ripensando alle esperienze vissute, prima di rituffarsi nel dramma della guerra. Si avverte in sottofondo la presenza, sospesa ma mai annullata, della guerra; il poeta soldato cerca di dimenticare, in questa pausa dai combattimenti, le ansie e i pericoli dell'esterno, del mondo collettivo (il gomitolo di strade), per rifugiarsi nella dimensione squisitamente individuale dell'angolo, la dimensione della casa e del focolare.La poesia Natale è stata scritta da Giuseppe Ungaretti durante la prima guerra mondiale combattuta tra il 1915-1918.
In precedenza al conflitto l'Italia si trovava divisa in due settori con opinioni contrapposte: da una parte gli interventisti che erano favorevoli all'entrata in guerra dell’Italia poiché vedevano il conflitto come una quarta guerra di indipendenza che sarebbe durata non più di pochi mesi, e dall'altra i neutralisti i quali ritenevano che il conflitto sarebbe durato a lungo e non volevano imporre questo sacrificio agli italiani.
Inizialmente Ungaretti faceva parte del primo gruppo, infatti entrò in guerra come volontario ma dopo aver assistito a drammatiche scene cruente, alla morte di molti commilitoni e alla distruzione di interi paesi (San Martino del Carso) si convinse che la guerra era soltanto un’assurdità e scrisse per denunciare tutte quelle atrocità che ogni giorno si presentavano ai suoi occhi.