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Silenzio - Ungaretti: parafrasi, analisi e commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia "Silenzio" di Giuseppe Ungaretti: testo, parafrasi, analisi del testo, figure retoriche e commento.

La poesia "Silenzio" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti, porta l'indicazione "Mariano 27 giugno 1916" e fa parte della raccolta Il porto sepolto.



Indice




Testo

Conosco una città
che ogni giorno s'empie di sole
e tutto è rapito in quel momento

Me ne sono andato una sera

Nel cuore durava il limio
delle cicale

Dal bastimento
verniciato di bianco
ho visto
la mia città sparire
lasciando
un poco
un abbraccio di lumi nell'aria torbida
sospesi.



Parafrasi

Ho il ricordo di una città
che ogni giorno splendeva come il sole
e tutto era estasiante in quel momento.

Una sera la lasciai

Dalla nave di carico
verniciata di bianco
vidi la mia città allontanarsi
lasciando (alla vista)
appena
una filata di lumi sospesi
nella foschia.



Analisi del testo

Le poesie di Ungaretti sembrano nate di getto; invece, come appare dal confronto delle due stesure di Silenzio egli è arrivato a rendere l'ultima edizione così scarna ed essenziale in virtù di un lavoro di lima e di riduzione. Il suo è un tipo di poesia «nuovo» sia per la scelta del lessico, sia per la sintassi, sia per la struttura metrica.

La scelta lessicale: egli usa parole comuni, non poetiche: qui ce ne sono soltanto tre di «tono» letterario: rapito (=avvolto di luce), limìo (la parola è stata scelta con molta cura: esprime bene infatti, l'insistenza del canto delle cicale che assorda e rode dentro come una «lima»), torbida (a causa della foschia prodotta dal caldo).

La sintassi: manca completamente la punteggiatura a scandire i periodi e le frasi. Riusciamo a capire la fine di un periodo dagli spazi bianchi che isolano periodo per periodo (ci sono anche di guida il senso di ogni pensiero e la lettera maiuscola con cui ha inizio ogni nuovo periodo). Le frasi sono semplici e si accordano con il tipo di lessico: ne risulta uno stile scarno, adatto a esprimere l'intensità del pensiero del poeta.

La struttura metrica: sono strofe varie, con «pause semantiche» (coincidono cioè con il significato della frase o del periodo), e versi liberi, senza rima (ce n'è una sola: momento... bastimento) e non legati ai consueti schemi metrici: al poeta interessava soprattutto esprimere il suo pensiero, in piena libertà di spirito e fuori da ogni legame metrico che avrebbe raffreddato l'ispirazione e spento la gioia del canto.



Figure retoriche

Enjambements= vv. 1-2; 5-6; 7-8; 9-10; 11-12; 12-13; 13-14.

Metafora = "la mia città sparire" (v. 10).

Metafora = "un abbraccio di lumi" (v. 13).



Commento

Silenzio è il ricordo improvviso di un passato sereno e gioioso che riemerge sullo sfondo buio del presente, un presente denso di pena e desolazione (la poesia viene scritta durante un periodo di pausa della guerra, in un raro momento di silenzio, quando si trovava con il suo battaglione a Mariano del Friuli).
Si apre in maniera quasi ottimistica e nel momento in cui afferma «conosco una città», si capisce che sta ripensando a un paese del passato: si tratta di Alessandra d'Egitto, la città in cui Ungaretti è nato nel 1888 e che dovette lasciare nel lontano giugno del 1912 quando venne strappato dalla propria terra per andare a combattere sul fronte.
La città natale viene descritta come una città solare (s'empie di sole e tutto è rapito in quel momento) e musicale (limio delle cicale), una città che non ha nulla da invidiare alle altre. Forse questo suono (di cicale) che la memoria rievoca sorge dal silenzio, ma potrebbe anche darsi che sia un silenzio interiore (caratterizzato dalla nostalgia del ricordo) come la luce dal buio.
Alla fase ottimistica iniziale va a sovrapporsi la memoria dolorosa del distacco dalla città natale, e man mano ci si avvicina al presente: la città, nel ricordo, svanisce alla vista del poeta perché si trova sulla nave per il trasporto di passeggeri che sta prendendo il largo, e quello che ancora riesce a vedere a distanza della città sono i lumi sospesi nella foschia (il distacco è completo quando svaniscono anche le luci). L'allontanarsi, inteso come spostamento, si può metaforicamente collegare allo svanire del ricordo, mentre l'aggettivo «sospesi» con cui si chiude il componimento potrebbe indicare la condizione sospesa dell'uomo che affronta la morte giorno dopo giorno. Il poeta-soldato cerca di aggrapparsi a l'unica cosa bella in quel momento: i ricordi... a conferma che a distanza di anni, prova ancora nostalgia per la sua città.



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