La poesia "Paesaggio" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti nel 1920 e fa parte della raccolta Sentimento del tempo.
Indice
Testo
MattinaHa una corona di freschi pensieri,
Splende nell'acqua fiorita.
Meriggio
Le montagne si sono ridotte a deboli fiumi e
l’invadente deserto formicola d’impazienze e
anche il sonno turba e anche le statue si turbano.
Sera
Mentre infiammandosi s’avvede ch’è nuda, il
florido carnato nel mare fattosi verde bottiglia,
non è più madreperla.
Quel moto di vergogna delle cose svela per un momento,
dando ragione dell’umana malinconia,
il consumarsi senza fine di tutto.
Notte
Tutto si è esteso, si è attenuato, si è confuso.
Fischi di treni partiti.
Ecco appare, non essendoci più testimoni,
anche il mio vero viso, stanco e deluso.
Analisi del testo
La Metrica: versi liberi, quasi una prosa rimataFigure retoriche
Personificazione = "deserto...impaziente" (v. 6).Personificazione = "le statue si turbano" (v. 7).
Iperbole = "il consumarsi senza fine di tutto" (v. 14).
Commento
Questa poesia scritta nel 1920 rappresenta la descrizione quasi impressionistica di un paesaggio in diversi momenti della giornata. Però, man mano che passa il tempo, il paesaggio diventa più triste (le forme e i colori si dissolvono) e, questi momenti della giornata vengono visti come dei momenti della vita che si consumano in una crescente malinconia. Finché al calare della notte, quando i rumori si allontanano e si rimane soli, l'uomo può mettere a nudo la sua stanchezza e la sua delusione.