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Destino - Ungaretti: parafrasi, analisi e commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia "Destino" di Giuseppe Ungaretti: testo, parafrasi, analisi del testo, figure retoriche e commento.

La poesia "Destino" è stata scritta dal poeta Giuseppe Ungaretti, porta l'indicazione "Mariano il 14 luglio 1916" e fa parte della raccolta L'allegria, nella sezione Il porto sepolto.



Indice




Testo

Volti al travaglio
come una qualsiasi
fibra creata
perché ci lamentiamo noi?



Parafrasi

Destinati alla sofferenza
come qualsiasi cosa (creatura)
creata da Dio
perché ci lamentiamo della natura?



Analisi del testo e commento

Questa è una poesia ermetica, cioè di difficile comprensione e, pertanto, è possibile darne differenti interpretazioni. Per comprenderla al meglio la andremo ad analizzare verso per verso:

DESTINO = il titolo lascia intendere che la poesia in questione è di tipo religioso, il destino va inteso come fede e speranza.

Volti al travaglio = cioè scaraventati in una vita che è dolore, sofferenza, quasi una tortura. Utilizza il termine travaglio, che di solito è associato al parto materno, per mettere in evidenza il concetto del dolore fisico, e non solo quello spirituale. Il destino trascina la vita: chi accetta il destino viene guidato da esso, chi non accetta il destino viene trascinato ugualmente.

Come una qualsiasi fibra creata = siamo circondati da circostanze dolorose, cioè soffriamo perché facciamo parte di una natura dolorosa e perché siamo scossi dalle onde del destino. Utilizza il termine "fibra", come sinonimo di filo, facendo riferimento a qualsiasi formazione allungata come una sorta di filamento.

Perché ci lamentiamo noi? = il poeta si chiede "perché ci lamentiamo se Dio ci ha creati?": è un interrogativo angosciante perché mette in risalto le sofferenze di cui la vita ne è piena. E anche se non è possibile rispondere con esattezza alla domanda, quel punto interrogativo finale lascia una piccola speranza alla nostra vita volta alla sofferenza, che ci prende e ci spinge verso l'alto perché non siamo fatti solo per patire il dolore. Ognuno di noi dovrebbe accettare il dolore, cercare di guardare oltre, trovare un significato, una speranza, per restare attaccato alla vita. Il "noi" dona una sorta di speranza perché non si è mai soli nella sofferenza: tutti gli uomini soffrono e quindi questo dona una sorta di speranza, una sorta di unione e condivisione del dolore.



Figure retoriche

Enjambement = "qualsiasi / fibra" (vv. 2-3).

Similitudine = "volti al travaglio / come una qualsiasi / fibra" (vv. 2-3).

Anastrofe = "perché ci lamentiamo noi" (v. 4) al posto di "perché noi ci lamentiamo".



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