Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del ventiquattresimo canto del Purgatorio. In questo canto Dante continua a dialogare con Forese Donati e nel corso della conversazione scopre che la sorella di lui, Piccarda, si trova invece nel Paradiso. Tra i tanti spiriti desiderosi di raccontare la propria storia al poeta per essere ricordati, vi è Bonagiunta da Lucca. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 24 del Purgatorio.
Le figure retoriche
Andavam forte, sì come nave pinta da buon vento = similitudine (vv. 2-3). Cioè: "procedevamo spediti come una nave spinta da un buon favorevole".Ombre, che parean cose rimorte = similitudine (v. 4). Cioè: "anime, che sembravano creature morte due volte".
Ammirazione traean di me = anastrofe (vv. 5-6). Cioè: "traevano in me ammirazione".
Di mio vivere accorte = anastrofe (v. 6). Cioè: "accortosi del mio vivere, accortosi che ero in vita".
A vòto usar li denti = anastrofe (v. 28). Cioè: "usare i denti a vuoto, masticare a vuoto".
Ma come fa chi guarda e poi s’apprezza più d’un che d’altro, fei a quel da Lucca, che più parea di me aver contezza = similitudine (vv. 34-36). Cioè: "Ma come fa chi guarda e poi osserva con più insistenza qualcuno in particolare, così feci con Bonagiunta che che sembrava più ansioso di conoscermi".
La piaga / de la giustizia = enjambement (vv. 38-39).
Vaga / di parlar = enjambement (vv. 40-41).
Le vostre penne = metonimia (v. 58). Cioè: "i vostri scritti", la materia per l'oggetto.
Come li augei che vernan lungo ‘l Nilo, alcuna volta in aere fanno schiera, poi volan più a fretta e vanno in filo, così tutta la gente che lì era, volgendo ‘l viso, raffrettò suo passo = similitudine (vv. 64-68). Cioè: "Come gli uccelli (le gru) che svernano lungo il Nilo, a volte, fanno una larga schiera in cielo, poi volano più in fretta e vanno in fila, così tutte le anime che erano lì, voltandosi, affrettarono il passo".
E come l’uom che di trottare è lasso, lascia andar li compagni, e sì passeggia fin che si sfoghi l’affollar del casso, sì lasciò trapassar la santa greggia Forese, e dietro meco sen veniva = similitudine (vv. 70-74). Cioè: "E come chi è stanco di correre lascia andare avanti i compagni, e riprende il passo normale,
finché si calmi l’ansimare del petto, così Forese lasciò passare quel gruppo di anime già destinato alla salvezza e veniva dietro a me".
Che quei che più n’ha colpa = perifrasi (v. 82). Per indicare Corso Donati.
Qual esce alcuna volta di gualoppo lo cavalier di schiera che cavalchi, e va per farsi onor del primo intoppo, tal si partì da noi con maggior valchi; e io rimasi in via con esso i due = similitudine (vv. 94-98). Cioè: "Come talvolta un cavaliere esce di galoppo da una schiera di soldati, e va per prendere l'onore del primo assalto al nemico, così Forese si allontanò da noi con passi più rapidi dei nostri; e io rimasi sulla strada con gli altri due poeti".
Li occhi miei = anastrofe (v. 101). Cioè: "i miei occhi".
Parole sue = anastrofe (v. 102). Cioè: "sue parole".
Quasi bramosi fantolini e vani = similitudine (v. 108). Cioè: "come bambini avidi e impulsivi".
Prieghi e lagrime = endiadi (v. 114).
Legno = sineddoche (v. 116). Cioè: "albero", la parte per il tutto.
Nei nuvoli = sineddoche (v. 122). Cioè: "da una nube".
Nei nuvoli formati = anastrofe (v. 122). Cioè: "nati dalle nuvole".
Mi scossi come fan bestie spaventate e poltre = similitudine (vv. 134-135). Cioè: "mi scossi come fanno le bestie spaventate mentre riposano".
E già mai non si videro in fornace vetri o metalli sì lucenti e rossi, com’io vidi un = similitudine (vv. 137-139). Cioè: "non si videro in una fornace vetri o metalli così lucenti e incandescenti, come io vidi un angelo splendente".
L’aspetto suo = anastrofe (v. 142). Cioè: "la sua vista".
Com’om che va secondo ch’elli ascolta = similitudine (v. 144). Cioè: "come un cieco che cammina seguendo il suono delle parole udite".
Per mezza / la fronte = enjambement (vv. 148-149).
E quale, annunziatrice de li albori, l’aura di maggio movesi e olezza, tutta impregnata da l’erba e da’ fiori; tal mi senti’ un vento dar per mezza la fronte, e ben senti’ mover la piuma, che fé sentir d’ambrosia l’orezza = similitudine (vv. 145-150). Cioè: "E come l'aria di maggio, che annuncia l'alba, si muove e profuma, tutta impregnata dell'odore dell'erba e dei fiori, così io sentii in mezzo alla fronte un vento, e sentii muovere la piuma dell'angelo che fece odorare l'aria di profumo celeste".