Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del venticinquesimo canto del Purgatorio. In questo canto Stazio spiega a Dante come fanno i golosi a essere così magri e a non sentire il bisogno di nutrirsi. Infine giungono nella settima cornice dove si trovano i lussuriosi che scontano la loro pena con il fuoco. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 25 del Purgatorio.
Le figure retoriche
Ché ‘l sole avea il cerchio di merigge lasciato al Tauro e la notte a lo Scorpio = perifrasi (vv. 2-3). Cioè: "erano le due del pomeriggio".Come fa l’uom che non s’affigge ma vassi a la via sua, che che li appaia, se di bisogno stimolo il trafigge = similitudine (vv. 4-6). Cioè: "come fa l’uomo che non si ferma ma va per la sua strada, qualunque cosa gli appaia davanti, se lo spinge intensamente lo stimolo della necessità".
La via sua = anastrofe (v. 5). Cioè: "la sua strada".
Di bisogno stimolo = anastrofe (v. 6). Cioè: "stimolo del bisogno".
E quale il cicognin che leva l’ala per voglia di volare, e non s’attenta d’abbandonar lo nido, e giù la cala; tal era io con voglia accesa e spenta di dimandar = similitudine (v. 10-14). Cioè: "E come il cicognino che solleva l'ala per il desiderio di volare, e poi non ha il coraggio lasciare il nido e la mette giù; così ero io che volevo domandare e non osavo farlo".
Lo dolce padre mio = perifrasi (v. 17). Per indicare Virgilio.
Scocca l’arco del dir, che ‘nfino al ferro hai tratto = metafora (vv. 17-18). Per indicare la grande voglia di domandare di Dante che però si stava trattenendo nel farle.
Le parole mie = anastrofe (v. 34). Cioè: "le mie parole".
Assetate vene = metafora (v. 38).
E si rimane quasi alimento che di mensa leve = similitudine (vv. 38-39). Cioè: "e resta integra come un cibo che sia portato via dalle mense intatto".
Come quello ch’a farsi quelle per le vene vane = similitudine (vv. 41-42). Cioè: "come quel sangue che circola per le vene per nutrire e trasformarsi nelle membra già fatte".
Scende ov’è più bello tacer che dire = perifrasi (vv. 43-44). Cioè: "scende dopo per decenza è meglio non dire", per indicare gli organi genitali maschili.
In natural vasello = perifrasi (v. 45). Cioè: "il recipiente naturale", per indicare l'utero.
Lo perfetto loco = perifrasi (v. 48). Cioè: "il luogo perfetto", per indicare il cuore.
Coagulando prima = anastrofe (v. 50). Cioè: "prima coagulando".
Anima fatta la virtute attiva qual d’una pianta = similitudine (vv. 52-53). Cioè: "Divenuta anima, la potenza formativa del seme, come quella delle piante".
Anima fatta = anastrofe (v. 52). Cioè: "divenuta anima".
Si move e sente, come spungo marino = similitudine (vv. 55-56). Cioè: "si muove e ha sensazione come una spugna marina".
Lo motor primo = perifrasi (v. 70). Cioè: "il primo motore", per indicare Dio.
Spira spirito = figura etimologica (vv. 71-72).
Cade / mirabilmente = enjambement (vv. 85-86).
La virtù formativa raggia intorno così e quanto ne le membra vive = similitudine (vv. 89-90). Cioè: "la virtù formativa si irradia nell'aria nello stesso modo e misura con cui faceva con le parti del corpo".
E come l’aere, quand’è ben piorno, per l’altrui raggio che ‘n sé si reflette, di diversi color diventa addorno; così l’aere vicin quivi si mette in quella forma ch’è in lui suggella virtualmente l’alma che ristette = similitudine (vv. 91-96). Cioè: "e come l'aria, quando è carica di umidità, si tinge dei colori dell'arcobaleno per i raggi del sole che si riflettono su di essa; così l’aria si dispone intorno all’anima assumendo quella forma che in essa imprime la virtù informativa irradiata dall’anima che ivi si è stabilita".
Simigliante poi a la fiammella che segue il foco là ‘vunque si muta, segue lo spirto sua forma novella = similitudine (vv. 97-98). Cioè: "simile alla fiammella che segue il fuoco ovunque esso si sposti, la nuova forma segue l'anima".
Aver sentiti puoi = anastrofe (v. 105). Cioè: "puoi aver sentito".
Lo duca mio = anastrofe (v. 118). Cioè: "il mio duca".
Per la fiamma andando = anastrofe (v. 124). Cioè: "andando attraverso il fuoco".
Al cantar tornavano = anastrofe (v. 133). Cioè: "tornavano a cantare".