Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del ventottesimo canto del Purgatorio. In questo canto Dante si addentra nel Paradiso terrestre. Qui incontra Matelda, una donna bellissima che raccoglie i fiori e canta e che si mostra disponibile a rispondere alle domande di Dante riguardanti l'acqua del fiume e la causa del vento. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 28 del Purgatorio.
Le figure retoriche
Spessa e viva = endiadi (v. 2). Cioè: "endiadi". Cioè: "folta e rigogliosa".Auliva = latinismo (v. 6).
Un’aura dolce, sanza mutamento avere in sé, mi feria per la fronte non di più colpo che soave vento = similitudine (vv. 7-9). Cioè: "Un lieve venticello, sempre uguale per intensità e direzione, mi colpiva in mezzo alla fronte con una forza pari a quella di una soave brezza".
Piegavano a la parte u’ la prim’ombra gitta il santo monte = perifrasi (vv. 11-12). Per indicare l'Occidente.
Sparte / tanto = enjambement (vv. 13-14).
Di ramo in ramo si raccoglie = anastrofe (v. 19). Cioè: "si mescolano di ramo in ramo, tra i rami".
Con piena letizia l’ore prime, cantando, ricevieno intra le foglie, che tenevan bordone a le sue rime, tal qual di ramo in ramo si raccoglie per la pineta in su ‘l lito di Chiassi, quand’Eolo scilocco fuor discioglie = similitudine (vv. 16-20). Cioè: "con piena gioia, cantando, accoglievano le prime ore del giorno tra le foglie, che facevano accompagnamento ai loro canti, allo stesso modo che nella pineta di Classe si mescolano tra i rami i suoni, quando Eolo libera il vento di scirocco".
M’apparve, sì com’elli appare subitamente cosa che disvia per maraviglia tutto altro pensare = similitudine (vv. 37-39). Cioè: "mi apparve, come appare all'improvviso una cosa che, destando stupore, distoglie da ogni altro pensiero".
Disvia / per maraviglia = enjambement (vv. 38-39).
A’ raggi d’amore ti scaldi = anastrofe (vv. 43-44). Cioè: "che ti scaldi ai raggi dell'amore divino".
A’ raggi d’amore ti scaldi = metafora(vv. 43-44).
Nel tempo che perdette la madre lei, ed ella primavera = chiasmo (vv. 50-51). Cioè: "il giorno in cui la madre Cerere la perdette, e lei perse l’eterna primavera".
Come si volge, con le piante strette a terra e intra sé, donna che balli, e piede innanzi piede a pena mette, volsesi in su i vermigli e in su i gialli fioretti verso me, non altrimenti che vergine che li occhi onesti avvalli = similitudine (vv. 52-57). Cioè: "Come una donna che danza si gira senza
alzare i piedi da terra e tenendoli stretti fra loro avanza lentamente a piccoli passi, così si rivolse verso di me sui fiorellini rossi e gialli,, così lei si volse verso di me sui fiorellini rossi e gialli, non diversamente da una vergine che abbassi gli occhi dignitosi".
Gialli / fioretti = enjambement (vv. 55-56).
Li occhi suoi = anastrofe (v. 63).
Non credo che splendesse tanto lume sotto le ciglia a Venere, trafitta dal figlio fuor di tutto suo costume = similitudine (vv. 64-66). Cioè: "Non credo che negli occhi di Venere, trafitta dal figlio Cupido in modo inconsueto, splendesse una così intensa luce d’amore".
Elesponto, là ‘ve passò Serse, ancora freno a tutti orgogli umani, più odio da Leandro non sofferse per mareggiare intra Sesto e Abido, che quel da me perch’allor non s’aperse = similitudine (vv. 73-75). Cioè: "l’Ellesponto, là dove passò il re Serse, che ancora serve di monito a tutti gli uomini superbi, non fu più odiato da Leandro a causa delle sue onde violente fra le città di Sesto e Abido, di quanto io non odiassi quel fiume, perché non si aprì".
A l’umana natura per suo nido = similitudine (v. 78). Cioè: "come nido per la specie umana".
Di cosa ch’io udi’ contraria a questa = perifrasi (v. 87). Per indicare la spiegazione di Stazio.
Sommo Ben = perifrasi (v. 91). Per indicare Dio.
Per sua difalta = anafora (v. 94-95).
Concepe e figlia di diverse virtù diverse legna = metafora (v. 114). Cioè: "viene fecondata e produce da semi diversi diverse piante"
Come fiume ch’acquista e perde lena = similitudine (v. 123). Cioè: "come i fiumi che sono in piena e in magra".
Salda e certa = endiadi (v. 124).
Da due parti aperta = anastrofe (v. 126). Cioè: "aperta da due parti".
Discende che toglie altrui memoria del peccato; da l’altra d’ogne ben fatto la rende = perifrasi (vv. 127-129). Per indicare il Lete e l'Eunoè.
Eunoè si chiama = anastrofe (v. 131). Cioè: "si chiama Eunoè".
La sete tua = anastrofe (v. 135). Cioè: "la tua sete".
Udito avean = anastrofe (v. 147). Cioè: "avevano udito".
La bella donna = allegoria (v. 148). Perché Matelda rappresenta la vita attiva moralmente e intellettualmente che conduce l'anima alla santità.