Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del secondo canto del Paradiso. In questo canto Dante invita i lettori che non hanno perfette conoscenze teologiche a non continuare a leggere ciò che sta per dire. Inoltre Beatrice spiega a Dante l'origine delle macchie lunari dimostrando che la teoria di Dante sulla loro esistenza sia errata. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 2 del Paradiso.
Le figure retoriche
O voi lettori = apostrofe (v. 1).Seguiti / dietro = enjambement (vv. 2-3).
Al mio legno = metonimia (v. 3). La materia per l'oggetto, il mio legno anziché la mia nave.
Che cantando varca = metafora (v. 3). Chi canta è il poeta scrivendo un nuovo canto.
Drizzaste il collo = metonimia (v. 10). L'effetto per la causa, movimento del collo anziché prestare attenzione.
Metter potete = anastrofe (v. 13). Cioè: "potete mettere".
Que’ gloriosi che passaro al Colco = perifrasi (v. 16). Cioè: "gli argonauti".
Que’ gloriosi che passaro al Colco non s’ammiraron come voi farete, quando Iasón vider fatto bifolco = similitudine (vv. 16-18). Cioè: "I valorosi eroi che giunsero in Colchide, quando videro Giasone ridotto a contadino, non si meravigliarono tanto quanto accadrà a voi".
Sete / del deiforme regno = enjambement (vv. 19-20).
Cen portava / veloci = enjambement (vv. 20-21).
Cen portava veloci quasi come ‘l ciel vedete = similitudine (vv. 20-21). Cioè: "ci portava in alto, veloci quasi come il movimento del cielo".
E forse in tanto in quanto un quadrel posa e vola e da la noce si dischiava, giunto mi vidi ove mirabil cosa mi torse il viso a sé = similitudine (vv. 23-26). Cioè: "e forse in un tempo pari a quello in cui una freccia viene scagliata dalla corda, vola e giunge al bersaglio, io arrivai dove un fatto meraviglioso attirò il mio sguardo".
Posa e vola e da la noce si dischiava = hysteron proteron (vv. 23-24).
Quella cui non potea mia cura essere ascosa = perifrasi (vv. 26-27). Cioè: "colei alla quale nessuna mia preoccupazione poteva essere nascosta", per indicare Beatrice.
Posa / e vola = enjambement (vv. 23-24).
Sì lieta come bella = similitudine (v. 28). Cioè: "tanto gioiosa quanto era bella".
Parev’a me = anastrofe (v. 31). Cioè: "mi sembrava".
Nube ne coprisse lucida, spessa, solida e pulita, quasi adamante che lo sol ferisse = similitudine (vv. 31-33). Cioè: "avvolti da una nuvola
luminosa, densa, compatta e senza macchie, simile a un diamante illuminato dal sole".
Entro sé l’etterna margarita ne ricevette, com’acqua recepe raggio di luce permanendo unita = similitudine (vv. 34-36). Cioè: "L'incorruttibile gemma ci accolse dentro di sé, come l'acqua che riceve il raggio di sole senza dividersi".
Il disio / di veder = enjambement (vv. 40-41).
Quella essenza = perifrasi (v. 41). Per indicare Dio.
Mortal mondo = anastrofe (v. 48). Cioè: "mondo mortale".
La ragione ha corte l’ali = metafora (v. 57).
Il creder tuo = anastrofe (v. 62). Cioè: "il tuo pensiero, la tua opinione".
Molti / lumi = enjambement (vv. 64-65).
Frutti / di princìpi formali = enjambement (vv. 70-71).
Bruno / cagion = enjambement (vv. 73-74).
Esto pianeto = perifrasi (v. 76). Per indicare la Luna.
Sì come comparte lo grasso e ‘l magro un corpo, così questo nel suo volume cangerebbe carte = similitudine (vv. 76-78). Cioè: "come il corpo distribuisce in modo ineguale le parti grasse e magre, così la Luna avrebbe differenza di massa al suo interno".
Per trasparere lo lume come in altro raro ingesto = similitudine (vv. 80-81). Cioè: "perché la luce solare trapasserebbe come fa quando è immessa in un altro corpo rado interposto".
Da vedere / de l’altro = enjambement (vv. 82-83).
Da onde / lo suo contrario = enjambement (vv. 86-87).
L’altrui raggio si rifonde così come color torna per vetro lo qual di retro a sé piombo nasconde = similitudine (vv. 88-90). Cioè: "il raggio esterno del sole viene riflesso, come un colore che viene rimandato da un vetro che nasconde dietro di sé uno strato di piombo".
Vedrai come convien ch’igualmente risplenda = similitudine (vv. 104-105). Cioè: "vedrai che in esso la luce splende con l'identica luminosità degli altri due".
Or, come ai colpi de li caldi rai de la neve riman nudo il suggetto e dal colore e dal freddo primai, così rimaso te ne l’intelletto = similitudine (vv. 106-109). Cioè: "Ora, come sotto ai caldi raggi del sole la neve si scioglie e si trasforma in acqua, priva del colore e del freddo precedenti, così io voglio dare nuova forma al tuo intelletto".
Divina pace = anastrofe (v. 112). Cioè: "pace divina".
Lo moto e la virtù d’i santi giri, come dal fabbro l’arte del martello, da’ beati motor convien che spiri = similitudine (vv. 127-129). Cioè: "Il movimento e la potenza delle ruote celesti devono procedere dalle intelligenze motrici angeliche, come l'arte del martello deriva dal fabbro".
E come l’alma dentro a vostra polve per differenti membra e conformate a diverse potenze si risolve, così l’intelligenza sua bontate multiplicata per le stelle spiega, girando sé sovra sua unitate = similitudine (vv. 133-138). Cioè: "E come l'anima nel corpo umano mette in atto diverse potenze attraverso organi differenti e diversamente formati, così l'intelligenza angelica dispiega la sua bontà moltiplicata attraverso le stelle, ruotando pur restando unita".
Nel qual, sì come vita in voi, si lega = similitudine (v. 141). Cioè: "nel quale si lega proprio come lo spirito vitale in voi".
Per lo corpo luce come letizia per pupilla viva = similitudine (vv. 143-144). Cioè: "la potenza risplende nel corpo al quale si è congiunta, come la gioia brilla nella pupilla dell'occhio".