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Paradiso Canto 5 - Figure retoriche

Tutte le figure retoriche presenti nel quinto canto del Paradiso (Canto V) della Divina Commedia di Dante Alighieri.

Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del quinto canto del Paradiso. In questo canto ancora ambientato nel I Cielo della Luna, Beatrice spiega a Dante che lei abbaglia alla sua vita in quanto riesce a vedere nella mente di Dio e, perciò, questo accresce il suo splendore; e risponde alla domanda di Dante riguardante la possibilità di compensare i voti non adempiuti con altre opere di bene dicendogli che non è possibile. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 5 del Paradiso.


Le figure retoriche

‘n terra si vede = anastrofe (v. 2). Cioè: "che si vede sulla Terra".

Viso tuo = anastrofe (v. 4). Cioè: "tuo viso".

Procede / da perfetto veder = enjambement (vv. 4-5).

Ne l’intelletto tuo = anastrofe (v. 8). Cioè: "nel tuo intelletto".

Amore accende = anastrofe (v. 9). Cioè: "infiamma d'amore".

Che l’anima sicuri di letigio = perifrasi (v. 15). Per indicare la giustizia divina.

E sì com’uom che suo parlar non spezza = similitudine (v. 17). Cioè: "e come l'uomo che non interrompe il suo discorso".

La sua bontate / più conformato = enjambement (vv. 20-21). Cioè: "più conforme alla sua bontà".

De la volontà la libertate = anastrofe (v. 22). Cioè: "la libera volontà, il libero arbitrio".

S’è sì fatto / che Dio = enjambement (vv. 26-27).

Questo tesoro = perifrasi (v. 29). Per indicare il libero arbitrio.

Tu se’ omai del maggior punto certo = anastrofe (v. 34). Cioè: "sei ormai certo riguardo la questione principale".

Convienti ancor sedere un poco a mensa, però che ‘l cibo rigido c’hai preso, richiede ancora aiuto a tua dispensa = metafora (v. 37). Cioè: "è bene che tu ti sieda un po' nella mensa per digerire meglio il cibo pesante... la mensa è il banchetto di sapienza e ciò che si deve digerire è la difficile spiegazione".

Sanza lo ritenere, avere inteso = anastrofe (v. 42). Cioè: "l'aver ascoltato senza ricordare".

L’essenza / di questo sacrificio = enjambement (vv. 43-44).

L’una è quella / di che si fa = enjambement (vv. 44-45)

Come saver dei = anastrofe (v. 51). Cioè: "come dovresti sapere".

Sanza la volta e de la chiave bianca e de la gialla = perifrasi (vv. 56-57). Cioè: "senza il consenso della Chiesa".

E ogne permutanza credi stolta, se la cosa dimessa in la sorpresa come ‘l quattro nel sei non è raccolta = similitudine (vv. 58-60). Cioè: "e giudica scorretta ogni permutazione in cui la cosa lasciata non sia contenuta in quella scambiata come il quattro è contenuto nel sei".

Pesa / per suo valor = enjambement (vv. 61-62).

Sodisfar non si può = anastrofe (v. 63). Cioè: "non può essere compensata".

E a ciò far non bieci, come Ieptè a la sua prima mancia = similitudine (vv. 65-66). Cioè: "non siate sconsiderati, come fu Iefte nella sua prima offerta".

Ritrovar puoi = anastrofe (v. 69). Cioè: "puoi giudicare".

Il gran duca de’ Greci = perifrasi (v. 69). Cioè: "Agamennone".

Non siate come penna ad ogne vento = similitudine (v. 74). Cioè: "non siate come piuma esposta a tutti i venti".

‘l pastor de la Chiesa = perifrasi (v. 77). Per indicare il Papa.

Uomini siate = anastrofe (v. 80). Cioè: "siate uomini".

Di voi tra = anastrofe (v. 81). Cioè: "tra di voi, in mezzo a voi".

Non fate com’agnel che lascia il latte de la sua madre, e semplice e lascivo seco medesmo a suo piacer combatte = similitudine (vv. 82-84). Cioè: "Non fate come l'agnello che lascia il latte della madre e, ingenuo e irrequieto, combatte da solo a suo danno".

Il latte / de la sua madre = enjambement.

Che già nuove questioni avea davante = anastrofe (v. 90). Cioè: "che già si poneva nuove domande".

E sì come saetta che nel segno percuote pria che sia la corda queta, così corremmo nel secondo regno = similitudine (vv. 91-93). Cioè: ""e rapidi come una freccia che colpisce il bersaglio prima ancora che la corda dell'arco abbia finito di vibrare, con tale velocità salimmo al secondo Cielo.

Donna mia = anastrofe (v. 94). Cioè: "mia donna".

E se la stella si cambiò e rise, qual mi fec’io che pur da mia natura trasmutabile son per tutte guise = similitudine (vv. 97-99). Cioè: "E se il pianeta mutò il suo aspetto e risplendeva, come divenni io che già per la mia natura sono mutabile sotto tutti gli aspetti".

Come ‘n peschiera ch’è tranquilla e pura traggonsi i pesci a ciò che vien di fori per modo che lo stimin lor pastura, sì vid’io ben più di mille splendori trarsi ver’ noi = similitudine (vv. 100-104). Cioè: "Come in una peschiera calma e limpida i pesci si avvicinano al pelo dell'acqua, credendo che ciò che viene dall'esterno sia il loro cibo, così io vidi più di mille luci venire verso di noi".

Tranquilla e pura = endiadi (v. 100).

Folgór chiaro = anastrofe (v. 108). Cioè: "chiaro splendore".

O bene nato = apostrofe (v. 115).

Li troni / del triunfo etternal = enjambement (vv. 115-116).

Del lume che per tutto il ciel si spazia noi semo accesi = iperbato (vv. 118-119). Cioè: "noi siamo accesi della luce che si diffonde in tutto il cielo".

E che de li occhi il traggi = anastrofe (v. 125). Cioè: "e che la diffondi dagli occhi".

La spera che si vela a’ mortai con altrui raggi = perifrasi (vv. 128-129). Cioè: "pianeta che si nasconde alla vista umana dietro i raggi del sole", per indicare Mercurio.

Fessi / lucente = enjambement (vv. 131-132).

Sì come il sol che si cela elli stessi per troppa luce, come ‘l caldo ha róse le temperanze d’i vapori spessi, per più letizia sì mi si nascose dentro al suo raggio la figura santa = similitudine (vv. 133-137). Cioè: "Come il Sole che si nasconde alla vista per la troppa intensità della luce, non appena il calore ha dissolto i densi vapori che talvolta lo cingono e permettono di guardarlo, così quell'anima beata si celò al mio sguardo per la sua accresciuta letizia".

Ha róse / le temperanze = enjambement (vv. 134-135).

Si nascose / dentro = enjambement (vv. 136-137).



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