Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del decimo canto del Paradiso. In questo canto Dante giunge al IV Cielo del Sole, dove si trovano gli spiriti sapienti. Uno di questi emana una luca più luminosa degli altri: si tratta di Tommaso D'Aquino che presenta se stesso e fa i nomi degli altri undici beati. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 10 del Paradiso.
Le figure retoriche
Amore = perifrasi (v. 1). Per indicare lo Spirito Santo.Lo primo e ineffabile Valore = perifrasi (v. 3). Per indicare Dio.
Leva dunque, lettore, a l’alte rote meco la vista = iperbato (vv. 7-8). Cioè: "alza lo sguardo...".
Dritto a quella parte dove l’un moto e l’altro si percuote = perifrasi (vv. 8-9). Cioè: "il punto equinoziale".
L’arte / di quel maestro = enjambement (vv. 10-11).
Quel maestro = perifrasi (v. 11). Per indicare Dio.
L’oblico cerchio = anastrofe e perifrasi (v. 14). Cioè: "il cerchio obliquo", per indicare lo zodiaco.
Che i pianeti porta = anastrofe (v. 14). Cioè: "che porta i pianeti".
Giù e sù = perifrasi (v. 21). Per indicare gli emisferi.
S’esser vuoi = anastrofe (v. 24). Cioè: "se vuoi essere".
Messo t’ho = anastrofe (v. 25). Cioè: "ti ho messo".
Quella materia = perifrasi (v. 27). Per indicare il Paradiso.
Ministro maggior = anastrofe (v. 28). Cioè: "maggiore ministro, massimo ministro".
Ministro maggior de la natura = perifrasi (v. 28). Per indicare il Sole.
Il tempo ne misura = anastrofe (v. 30). Cioè: "scandisce il tempo".
Con quella parte che sù si rammenta = perifrasi (v. 31). Cioè: "il punto equinoziale".
Con quella parte ... congiunto = iperbato (vv. 31-32).
Più tosto ognora = anastrofe (v. 33). Cioè: "ogni giorno più presto".
Ma del salire / non m’accors’io = enjambement (vv. 34-35).
Non m’accors’io, se non com’uom s’accorge, anzi ‘l primo pensier, del suo venire = similitudine (vv. 35-36). Cioè: "non mi accorsi, e non come colui che si accorge di un pensiero improvviso solo dopo che questo è comparso".
Sì subitamente che l’atto suo per tempo non si sporge = iperbole (vv. 38-39). Cioè: "così rapidamente, che il suo atto è praticamente istantaneo".
Ma creder puossi = anastrofe (v. 45). Cioè: "ma si può credere".
Di veder si brami = anastrofe (v. 45). Cioè: "desiderare di vederlo".
La quarta famiglia / de l’alto Padre = enjambement (vv. 49-50).
Come spira e come figlia = perifrasi (v. 51). Per indicare il mistero della Trinità.
Il Sol de li angeli = perifrasi (v. 53). Per indicare Dio.
Cor di mortal non fu mai sì digesto a divozione e a rendersi a Dio con tutto ‘l suo gradir cotanto presto, come a quelle parole mi fec’io = similitudine (vv. 55-58). Cioè: "Mai anima umana fu così ben disposta all’adorazione e tanto veloce a volgersi fiduciosa a Dio con tutta la sua gioia e gratitudine, come io divenni nel sentire le parole di Beatrice".
Digesto a divozione = enjambement (vv. 55-56).
Occhi suoi = anastrofe (v. 62). Cioè: "suoi occhi".
Più dolci in voce che in vista lucenti = paragone (v. 66).
Care e belle = endiadi (v. 71).
Dal muto aspetti quindi le novelle = similitudine (v. 75). Cioè: "è come se volesse ricavare notizie da un muto".
Ardenti soli = anastrofe e perifrasi (v. 76). Cioè: "soli ardenti", per indicare le anime folgoranti.
Come stelle vicine a’ fermi poli = similitudine (v. 78). Cioè: "come stelle vicine ai loro immobili poli celesti".
Donne mi parver, non da ballo sciolte, ma che s’arrestin tacite, ascoltando fin che le nove note hanno ricolte = similitudine (vv. 79-81). Cioè: "mi sembrarono delle donne che ancora stanno danzando e che si fermano in silenzio, ascoltando finché non hanno sentito la musica che fa riprendere il ballo".
S’accende verace amore = enjambement (vv. 83-84).
Per quella scala u’ sanza risalir nessun discende = perifrasi (vv. 86-87). Cioè: "la scala del Paradiso".
In libertà non fora se non com’acqua ch’al mar non si cala = similitudine (vv. 89-90). Cioè: "non sarebbe in stato di libertà, proprio come acqua che non scorra al mare".
La bella donna ch’al ciel t’avvalora = perifrasi (v. 93). Per indicare Beatrice.
Del riso / di Grazian = enjambement (vv. 103-104).
Quel Pietro fu = anastrofe (v. 107). Cioè: "fu quel Pietro".
Che con la poverella offerse a Santa Chiesa suo tesoro = similitudine (vv. 107-108). Cioè: "che offrì alla Chiesa la sua preziosa opera, come la poverella del Vangelo".
Profondo / saver = enjambement (vv. 112-113).
A veder tanto non surse il secondo = perifrasi (v. 114). Cioè: "non ci fu un uomo più saggio di lui", per indicare Salomone.
Che giù in carne più a dentro vide l’angelica natura e ‘l ministero = perifrasi (vv. 116-117). Cioè: "che quando era vivo vide più addentro di ogni altro la natura e la funzione degli angeli. Per indicare Dionigi l'Areopagita".
Quello avvocato de’ tempi cristiani del cui latino Augustin si provide = perifrasi (vv. 119-120). Cioè: "quell'avvocato dei tempi cristiani della cui opera in latino si avvalse sant'Agostino". Per indicare Paolo Orosio.
L’anima santa che ‘l mondo fallace fa manifesto a chi di lei ben ode = perifrasi (vv. 125-126). Cioè: "lo spirito beato che svela, a chi lo sa ascoltare rettamente, la vanità dei beni terreni". Per indicare Severino Boezio.
Da martiro / e da essilio = enjambement (vv. 128-129).
L’ardente spiro / d’Isidoro = enjambement (vv. 130-131).
Pensieri/ gravi = enjambement (vv. 134-135).
Come orologio che ne chiami ne l’ora che la sposa di Dio surge a mattinar lo sposo perché l’ami, che l’una parte e l’altra tira e urge, tin tin sonando con sì dolce nota, che ‘l ben disposto spirto d’amor turge; così vid’io la gloriosa rota muoversi e render voce = similitudine (vv. 139-146). Cioè: "come un orologio che, nell’ora in cui la Chiesa, sposa di Cristo, si alza per la preghiera del mattino a Dio, affinché egli la ami ancora, in cui una parte tira e l'altra spinge, tintinnando in modo così dolce che riempie d'amore lo spirito rivolto al bene; così io vidi quella gloriosa corona di spiriti muoversi e cantare".