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Dantedì: la giornata dedicata a Dante Alighieri (25 marzo)

Appunto di cultura generale che spiega cos'è il Dantedì o la giornata di Dante Alighieri, quando e perché viene celebrato.

Dantedì o la giornata di Dante Alighieri (Dante day, in inglese) è una ricorrenza dedicata al poeta fiorentino Dante Alighieri. In ambito scolastico si inizia a studiare Dante e la sua divina commedia a partire dalla scuola media.



Dantedì: informazioni in breve

Cosa Dantedì
Quando 25 marzo
Perché Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri.



Chi è Dante Alighieri?

Dante Alighieri (Firenze, tra il 14 maggio ed il 13 giugno 1265 – Ravenna, 14 settembre 1321) fu un poeta, scrittore e politico italiano. Considerato il padre della lingua italiana, è l'autore della celebre Divina Commedia, riconosciuta universalmente come la più grande opera scritta in lingua italiana e uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale.
Nel 1289 si schierò con la lega guelfa combattendo i ghibellini sia nella Battaglia di Campaldino sia all' assedio di Caprona, in entrambi i casi uscendone trionfante.
L'esperienza militare di Dante dovette comunque essere assai breve: non si ha notizia, infatti, di una sua partecipazione diretta ad altri combattimenti.
Diviene amico di letterati come Brunetto Latini e Guido Cavalcanti, e scrive componimenti di vario genere, raccolti in parte nella "Vita nova", dedicata alla sua musa Beatrice, morta nel 1290.
Dopo la morte di Beatrice, Dante si dedica a studi teologici e filosofici.
La sua carriera politica raggiunge l’apice nel 1300 quando Dante, guelfo di parte bianca, viene eletto priore (la carica più importante del comune fiorentino).
L'anno successivo, il papa Bonifacio VIII decide di inviare a Firenze Carlo di Valois, fratello del re di Francia, con l’intenzione nascosta di eliminare i guelfi bianchi dalla scena politica; Dante e altri due ambasciatori si recano dal Papa per convincerlo a evitare l’intervento francese, ma non fanno in tempo. Dante è già partito da Firenze quando Carlo di Valois entra nella città e sostiene il potere dei guelfi neri: il poeta non ritornerà mai più nella sua città natale perché viene condannato ingiustamente all'esilio.
Da un lato l'esilio segnò una lunga fase di sofferenza interiore in Dante, dall'altro lato gli diede l'ispirazione e lo stimolo per il suo più grande capolavoro: La Divina Commedia, in cui poteva denunciare attraverso delle invettive ciò che secondo il Poeta fosse sbagliato a Firenze e anche per indirizzare di nuovo l’uomo verso la retta via. Muore a Ravenna nel 1321.



Quando e perché si festeggia il Dantedì?

Il 25 marzo è la Giornata Nazionale dedicata a Dante Alighieri: un'occasione per celebrare in tutto il mondo il genio del poeta italiano.
La scelta della data non riguarda il suo giorno di nascita o di morte, bensì corrisponde a quello che gli intellettuali e studiosi hanno riconosciuto come possibile inizio del viaggio nell'aldilà della Divina Commedia, in cui Dante si perde nella selva oscura, il 25 marzo 1300.
La proposta di istituire una "giornata dantesca" era arrivata dalle pagine del quotidiano italiano Corriere della Sera il 19 giugno 2017, quando il giornalista Paolo Di Stefano sostenne l'importanza di una giornata sul calendario che ricordasse il Sommo Poeta, a maggior ragione perché tra qualche anno (nel 2021) sarebbero passati 700 anni (settimo centenario) dalla sua scomparsa. Anche il 24 aprile 2019 ripropose la stessa idea sempre attraverso il Corriere della Sera.

L'annuncio è stato diffuso sulle pagine social del Ministero degli Affari Esteri nei primi giorni del 2020, dopo la decisione del ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.





Come si festeggia?

A causa della pandemia di COVID-19 le prime due edizioni del Dantedì non si sono potute festeggiare con eventi in pubblico, solo digitalmente. Per quanto riguarda la scuole viene celebrato questo evento attraverso: webinar, mostre digitali, video, dirette streaming, live su YouTube con letture, seminari, performance, esposizioni di documenti d’archivio, codici e manoscritti danteschi, laboratori di realtà virtuali, videogiochi, app sulla geografia dantesca o più semplicemente leggendo alcuni versi del suo poema in classe, a scuola.



Frasi celebri della divina commedia

Oltre a leggere la sua vita e la trama del suo poema, condividere sui social alcuni versi del poema della Divina Commedia potrebbe essere un altro modo per celebrare questo giorno. Eccovi alcuni versi più noti, ricercati e condivisi sul web e, sotto di essi, trovate il canto da cui sono stati presi e una brevissima spiegazione a cui stanno facendo riferimento cosicché possiate condividere quello più adatto al vostro umore o alla situazione in questo giorno.

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.

(Inferno Canto I: Dante all'età di 35 anni stava vivendo un momento di confusione interiore)

Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore; fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e ‘l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate.

(Inferno Canto III: Iscrizione posta sulla Porta dell'Inferno)

Questi non hanno speranza di morte
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ’nvidiosi son d’ogne altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa

(Inferno Canto III: Virgilio descrive gli ignavi)

Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l’ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto.

(Inferno Canto III: tra le anime Dante riesce a vedere quella del vigliacco Celestino V che cedette la carica papale a Bonifacio VIII, dando così inizio al male di Firenze)

Caron, non ti crucciare:
Vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare

(Inferno Canto III: Viriglio zittisce Caronte che protestava una volta accortosi che Dante fosse ancora in vita. Uso la stessa espressione verso Minosse e con qualche variazione anche verso Pluto)

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte

(Inferno Canto V: Francesca dice che l'amore (in questo caso verso Paolo) non risparmia nessuno e non gli si può sfuggire e che resiste anche dopo la morte)

Pape Satàn, pape Satàn aleppe

(Inferno Canto VII: una sorta di invocazione a Satana, re dell'inferno, da parte di Pluto)

Salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle
che porta ’l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle.

(Inferno Canto XXIV: fine dell'inferno, presagio del nuovo cammino di luce e di speranza dopo le tenebre precedenti)

libertà va cercando, ch'è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta.

(Purgatorio Canto I: Virgilio presenta Dante a Catone come "cercatore di libertà", alludendo al suicidio di Catone)

State contenti, umana gente, al quia;
ché se potuto aveste veder tutto,
mestier non era parturir Maria

(Purgatorio Canto III: Accontentatevi di quel che avete visto perché se avreste visto ogni cosa non sarebbe stato necessario che Maria partorisse Gesù)

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!

(Purgatorio Canto VI: Dante lancia un'amara invettiva sulla condizione politica dell'Italia)

Men che dramma
di sangue m'è rimaso che non tremi:
conosco i segni de l'antica fiamma!
Ma Virgilio n’avea lasciati scemi di sé

(Purgatorio Canto XXX: Dante intuisce che la fiamma che sta vedendo è quella di Beatrice e nel tentativo di rivelarlo Virgilio si rende conto che era già andato via

Io ritornai da la santissima onda
rifatto sì come piante novelle
rinnovellate di novella fronda,
puro e disposto a salire alle stelle.

(Purgatorio Canto XXXIII: Dante si rende conto di essere un uomo diverso da quello che era prima, puro e degno di salire in cielo)

La gloria di colui che tutto move
per l’universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove

(Paradiso Canto I: La potenza di Dio che muove ogni cosa si diffonde in tutto l'Universo e splende più in alcune parti, meno in altre)

Poca favilla gran fiamma seconda

(Paradiso Canto I: una piccola scintilla può provocare un grande incendio)

Saetta previsa vien più lenta

Paradiso Canto XVII: desidero conoscere il destino che mi attende, perché una freccia prevista arriva più lentamente.

Dal nascer de la quercia al far la ghianda

(Paradiso Canto XXII: è come dire da Natale a Santo Stefano)

A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle.

(Paradiso Canto XXXIII: Dante ha capacità umane e perciò non è in grado di capire ogni cosa ma vi riesce con la grazia di Dio, ovvero l’amore che fa muovere il sole e le altre stelle)


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