Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del ventiduesimo canto del Paradiso. In questo canto Dante è intimorito dal grido dei beati che accompagna l'invettiva di Pier Damiani ma viene assicurato da Beatrice che gli spiega che ogni cosa nel Paradiso è derivata sempre dal bene. In seguito incontra lo spirito di San Benedetto da Norcia che racconta la sua vita e la storia dell'ordine benedettino. Dante e Beatrice salgono la scala, che porta al cielo delle stelle fisse, mosso dai Cherubini, e arrivano alla costellazione dei Gemelli. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 22 del Paradiso.
Le figure retoriche
La mia guida = perifrasi (v. 1). Per indicare Beatrice.A la mia guida mi volsi, come parvol che ricorre sempre colà dove più si confida = similitudine (vv. 2-3). Cioè: "mi rivolsi a Beatrice come un bambino che corre da colei che si fida maggiormente".
Colà dove più si confida = perifrasi (v. 3). Per indicare la madre, cioè la figura verso cui un bambino ripone maggiore fiducia.
E quella, come madre che soccorre sùbito al figlio = similitudine (vv. 4-5). Cioè: "e Beatrice, come una madre che immediatamente viene in aiuto del figlio".
Palido e anelo = endiadi (v. 5). Cioè: "pallido e anelante".
Tu ... tu ... tu = iterazione (v.7, v.8).
Pensar lo puoi = anastrofe (v. 11). Cioè: "lo puoi immaginare".
La spada di qua = perifrasi (v. 16). Per indicare la punizione di Dio.
Io stava come quei che ‘n sé repreme la punta del disio, e non s’attenta di domandar, sì del troppo si teme = similitudine (vv. 25-27). Cioè: "io ero come colui che reprime dentro di sé l'acutezza del desiderio, e non osa domandare per la paura di esagerare ed apparire fastidioso".
Margherite = perifrasi (v. 29). Per indicare i beati.
Lo nome di colui che ‘n terra addusse la verità = perifrasi (vv. 41-42). Per indicare Cristo.
Le ville = sineddoche (v. 44). La parte per il tutto, le ville anziché i villaggi.
L’empio cólto che ‘l mondo sedusse = perifrasi (v. 45). Per indicare il culto pagano che traviò il mondo.
Fuochi = perifrasi (v. 46). Per indicare gli spiriti.
Fiori e ‘ frutti santi = perifrasi (v. 48). Per indicare buoni sentimenti e opere di bene.
Qui ... qui ... qui = iterazione (v.49, v.50). Ripetizione.
Frati miei = anastrofe (v. 50). Cioè: "miei confratelli".
Dentro ai chiostri fermar li piedi = metafora (vv. 50-51). S'intende che rimasero nei monasteri a vita, e non che gli si sono fermati i piedi.
Veggio e noto = dittologia (v. 54). Cioè: "vedo e osservo", due parole che dicono la stessa cosa.
Ardor vostri = anastrofe (v. 54). Cioè: "vostri splendori".
Così m’ha dilatata mia fidanza, come ‘l sol fa la rosa quando aperta tanto divien quant’ell’ha di possanza = similitudine (vv. 55-57). Cioè: "ha così tanto ampliato la mia fiducia come il sole fa con la rosa quando essa si apre per quanto è in suo potere".
L'ultima spera = perifrasi (v. 62). Per indicare l'Empireo.
Matura e intera = endiadi (v. 64). Cioè: "sviluppato nel bene e integro".
Il patriarca / Iacobbe = enjambement (vv. 70-71).
D’angeli sì carca = anastrofe (v. 72). Cioè: "carica di angeli".
Regola mia = anastrofe (v. 74). Cioè: "mia regola".
Rimasa è per danno de le carte = metafora (v. 75). Significa che è rimasta solo uno spreco di carta (le carte non sono state danneggiate).
De le carte = sineddoche (v. 75). Il plurale per il singolare, "carte" anziché un generico "carta".
Sacca son piene = anastrofe (v. 78). Cioè: "sono sacchi pieni di..."
Quel frutto = perifrasi (v. 80). S'intendono le decime.
Dal nascer de la quercia al far la ghianda = epifonema (v. 87). È una sorta di aforisma, sta a significa che dura pochissimo tempo, ha lo stesso significato di "dalla sera al mattino, da Natale a S. Stefano".
Sanz’oro e sanz’argento = endiadi (v. 88). Cioè: "senza alcuna ricchezza".
Con orazione e con digiuno = endiadi (v. 89). Cioè: "con preghiere e digiuni", ovvero devotamente.
Tu vederai del bianco fatto bruno = epifonema (v. 93). Cioè: "le cose sono andate di male in peggio".
Al suo collegio, e ’l collegio = anadiplosi (v. 98).
Poi, come turbo, in sù tutto s’avvolse = similitudine (v. 99). Cioè: "come un turbine, salirono in alto tutte insieme".
La dolce donna = perifrasi (v. 100). Per indicare Beatrice.
S’io torni mai, lettore... = apostrofe (v. 106).
Quel divoto / triunfo = enjambement (vv. 106-107).
Mie peccata = sineddoche (v. 108). Il singolare per il plurale, i miei peccati.
‘l petto mi percuoto = anastrofe (v. 108). Cioè: "e mi batto il petto".
Nel foco il dito = anastrofe (v. 110). Cioè: "il dito nel fuoco".
‘l segno che segue il Tauro = perifrasi (vv. 110-111). Per indicare la costellazione dei Gemelli.
O gloriose stelle... = apostrofe (v. 112).
Pregno / di gran virtù = enjambement (vv. 112-113).
Tutto ... il mio ingegno = iperbato (v. 114).
Con voi nasceva e s’ascondeva vosco quelli ch’è padre d’ogne mortal vita = perifrasi (vv. 115-116). Per indicare il Sole, colui che sorgeva e tramontava ed è generatore di tutte le forme di vita.
Mortal vita = anastrofe (v. 116). Cioè: "vita mortale".
Mi fu grazia largita = anastrofe (v. 118). Cioè: "mi venne concessa la grazia".
L’alta rota che vi gira = perifrasi (v. 119). Per indicare il Cielo delle Stelle Fisse.
L’anima mia = anastrofe (v. 122). Cioè: "la mia anima".
L’ultima salute = perifrasi (v. 124). Per indicare le beatitudine suprema, Dio.
Le luci tue = analogia e anastrofe (v. 126). Cioè: "i tuoi occhi".
Chiare e acute = endiadi (v. 126). Cioè: "limpidi e privi di ogni velo mortale".
Giocondo s’appresenti = anastrofe (vv. 130-131). Cioè: "si presenti gioioso".
Viso = sineddoche (v. 133). Il tutto per la parte, il viso anziché lo sguardo.
Questo globo = perifrasi (v. 134). Per indicare la Terra.
La figlia di Latona = perifrasi (v. 139). Per indicare la Luna.
L’aspetto del tuo nato, Iperione = perifrasi (v. 142). Per indicare il Sole.
L’aiuola = perifrasi (v. 151). Per indicare la Terra.
A li occhi belli = perifrasi (v. 154). Per indicare gli occhi di Beatrice.