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La morte meditata - Ungaretti: testo


La morte meditata (datata 1932) è uno dei capitoli della raccolta Sentimento del tempo di Giuseppe Ungaretti. È costituita da 6 brevi canti e si colloca tra i due capitoli "Inni" e "L'amore". L'argomento centrale è, quindi, la morte. Bisogna essere preparati al suo arrivo e va pensata come una donna divina da guardare con distacco. Il binomio amore-morte non può che rievocare il ricordo di un altro grande poeta italiano: Giacomo Leopardi.

Qui di seguito trovate il testo dei 6 canti de La morte meditata:


Canto primo

O sorella dell’ombra,
Notturna quanto più la luce ha forza,
M’insegui, morte.

In un giardino puro
Alla luce ti diè l’ingenua brama
e la pace fu persa,
Pensosa morte,
Sulla tua bocca.

Da quel momento
Ti odo nel fliure della mente
Approfondire lontananze,
Emula sofferente dell’eterno.

Madre velenosa degli evi
Nella paura del palpito
E della solitudine,

Bellezza punita e ridente,

Nell’assopirsi della carne
Sognatrice fuggente,

Atleta senza sonno
Della nostra grandezza,

Quando m’avrai domato, dimmi:

Nella malinconia dei vivi
Volerà a lungo la mia ombra?



Canto secondo

Scava le intime vite
Della nostra infelice maschera
(Clausura d’infinito)
Com blandizia fanatica
La buia veglia dei padri

Morte, muta parola,
Sabbia deposta come um letto
Dal sangue,
Ti odo cantare come uma cicala
Nella rosa abbrunata dei riflessi.




Canto terzo

Incide le rughe segrete
della nostra infelice maschera
la beffa infinita dei padri.

Tu, nella luce fonda,
o confuso silenzio,
insisti come le cicale irose.



Canto quarto

Mi presero per mano nuvole.

Brucio sul colle spazio e tempo,
Come un tuo messaggero,
Come il sogno, divina morte.



Canto quinto

Hai chiuso gli occhi.

Nasce una notte
Piena di finte buche,
Di suoni morti
Come di sugheri
Di reti calate nell’acqua.

Le tue mani si fanno come un soffio
D’inviolabili lontananze,
Inafferrabili come le idee,

E l’equivoco della luna
E il dondolio, dolcissimi,
Se vuoi posarmele sugli occhi,
Toccano l’anima.

Sei la donna che passa
Come una foglia

E lasci agli alberi un fuoco d’autunno.



Canto sesto

O bella preda,
Voce notturna,
Le tue movenze
Fomentano la febbre.

Solo tu, memoria demente,
La libertà potevi catturare.

Sulla tua carne inafferrabile
E vacillante dentro specchi torbidi,
Quali delitti, sogno,
Non m’insegnasti a consumare?

Con voi fantasmi, non ho mai riteggno,

E dei vostri rimorsi ho pieno il cuore

Quando fa giorno
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Preghiera - Ungaretti: analisi e commento


La poesia "Preghiera" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti probabilmente nel 1916 e fa parte della raccolta L'allegria. Da non confondere con un'altra quasi omonima poesia dal titolo "La preghiera", che invece si trova nella raccolta Sentimento del tempo.




Testo

Quando mi desterò
dal barbaglio della promiscuità
in una limpida e attonita sfera

Quando il mio peso mi sarà leggero

Il naufragio concedimi Signore
di quel giovane giorno al primo grido.



Analisi del testo e commento

La poesia "preghiera" è la poesia conclusiva della raccolta L'allegria, ed è strettamente collegata ad altre poesie di Ungaretti presenti in questa raccolta e ciò lo si può intuire dall'uso di termini "riutilizzati":
  1. naufragio: si trova nella poesia Allegria di naufragi;
  2. peso, leggero: si trovano nella poesia Peso.

vv. 1-3
Il poeta usa il futuro (quando mi desterò) e da ciò si può dedurre che non è qualcosa che gli sta capitando adesso, sembra invece che il poeta "profetizza" che gli potrebbe capitare in futuro. Potrebbe essere un riferimento al giorno in cui morirà (il giorno in cui si scopre cosa c'è dopo la vita) o forse alla sua conversione (un giorno di grande cambiamento), o della fine della guerra (nel senso che uscirà dalla trincea, dal fango ecc. e rivedrà la luce); secondo me è più probabile la seconda ipotesi. E questo qualcosa lo descrive come un risveglio dinnanzi al bagliore (barbaglio) dovuto alla vicinanza (promiscuità) della perfezione (limpida e attonita sfera). 

v. 4 
Il poeta sostiene che quando si sarà destato (= scosso dal torpore, risvegliato), avverrà come una metamorfosi in lui, che lo farà sentire leggero.

vv. 5-6
Ungaretti che è nel mezzo di un percorso di religiosità, e ha raggiunto un contatto con Dio (lo invoca chiamandolo Signore, con la lettera maiuscola), gli chiede attraverso una preghiera di poterlo fare naufragare (nella terminologia ungarettiana il naufragio non è un termine negativo), ovvero di perdersi in questa esperienza, per rinascere a vita nuova appena sorgerà quel giorno. Da notare che per descrivere la nascita del giorno non usa un'immagine visiva ma uditiva, il grido lo si può associare alle urla e al pianto dei bambini appena nati.




Figure retoriche

Quando ... quando = anafora (v.1, v.4).

Limpida e attonita = endiadi (v. 3).

Il naufragio concedimi = anastrofe (v. 5). Cioè: "concedimi il naufragio".

Giovane giorno grido = allitterazione della G (v. 6).

Di quel giovane giorno al primo grido = anastrofe e personificazione(v. 6). Cioè: "al primo grido di quel giovane giorno", il giorno che grida come un bambino appena nato.
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Pallacanestro - Poesia di Antonio Barolini: analisi e commento


La poesia "Pallacanestro" è stata scritta nel 1959 da Antonio Barolini e fa parte della raccolta Elegie di Croton.



Testo

L’intreccio delle braccia
ricama l’aria
divaria
in salti silenziosi.
Il pavimento
geme
e i passi
sono tonfi di sassi in acqua.
L’applauso scoppia.
Occhi,
sui denti, di fuoco.
Azzurri e bianchi
i colori del gioco.



Analisi del testo e commento

Antonio Barolini è stato un scrittore e poeta italiano, di origini veneziane. Dopo il matrimonio con la scrittrice statunitense Helen Mollica, si recò negli USA e qui scriverà la sua raccolta più famosa in cui è inclusa la poesia Pallacanestro.

La poesia descrive un'azione di gioco di una partita di basket in cui i protagonisti sono i giocatori che eseguono le azioni tipiche di questo sport: l'intrecciarsi delle braccia, i salti e le finte, perché vi è chi sta impostando un'azione d'attacco per andare a canestro e chi un'azione di difesa per recuperare il possesso della palla. Sul campo di basket è calato il silenzio, ovvero non si sentono più le esultanze, perché gli spettatori sono col fiato sospeso, in quanto una delle due squadre è nella condizione di fare canestro oppure potrebbe sciupare questa ghiotta opportunità. Il silenzio vale solo per il pubblico, infatti in campo rimbombano i rumori delle scarpe da ginnastica degli atleti (gemiti) e i cestisti che rimettono i piedi a terra dopo aver saltato in aria gli ricordano il suono di un sasso che cade nell'acqua di un fiume o di uno stagno (i tonfi).
Il testo non spiega in modo esplicito se alla fine siano riusciti a mandare la palla a canestro, tuttavia per via dell'euforia dei tifosi (l'applauso scoppia) sembra logico pensare che il tiro abbia avuto esito positivo e che abbiano segnato.
Il poeta dà una breve ma molto significativa descrizione degli atleti: hanno tutti uno sguardo grintoso (occhi di fuoco) e sono agguerriti (mostrano denti come se fossero affamati di punti). 
Negli ultimi due versi distingue le due squadre solamente in base al colore delle loro divise: una ha una divisa di colore prevalentemente azzurro e l'altra di colore bianco. Da notare che è una scelta voluta quella di non nominare le due squadre che stanno disputando la partita, così ogni appassionato di basket potrà immaginare in questa scena poetica la propria squadra del cuore.
La poesia non fa altro che esaltare la spettacolarità del gioco del basket, che a quei tempi non era seguito così come lo è adesso, anche perché si tratta di uno degli sport più moderni (ideato dal prof. Iames Naismit, Stati Uniti 1893).




Figure retoriche

Intrecccio braccia = consonanza (v. 1).

Ricama l'aria = metafora (v. 2)

Salti silenziosi = personificazione (v. 4).

Il pavimento geme = personificazione (vv. 5-6).

I passi sono tonfi di sassi in acqua = metafora (vv. 7-8).

L’applauso scoppia = anastrofe (v. 9). Cioè: "scoppia l'applauso".

Occhi ... di fuoco = iperbato (vv. 10-11).

Azzurri e bianchi i colori del gioco = ellissi  (vv. 9-10). Manca il verbo essere tra gli ultimi due versi.

Enjambement = vv. 1-2; vv. 3-4; vv. 5-6; vv. 7-8.
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La preghiera - Ungaretti: analisi e commento


La poesia "La preghiera" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti nel 1928 e fa parte della raccolta Sentimento del tempo, nella sezione Inni.



Indice




Testo

Come dolce prima dell'uomo
Doveva andare il mondo.

L'uomo ne cavò beffe di demòni,
La sua lussuria disse cielo,
La sua illusione decretò creatice,
Suppose immortale il momento.

La vita gli è di peso enorme
Come liggiù quell'ale d'ape morta
Alla formicola che la trascina.

Da ciò che dura a ciò che passa,
Signore, sogno fermo,
Fa' che torni a correre un patto.

Oh! rasserena questi figli.

Fa' che l'uomo torni a sentire
Che, uomo, fino a te salisti
Per l'infinita sofferenza.

Sii la misura, sii il mistero.

Purificante amore,
Fa' ancora che sia la scala di riscatto
La carne ingannatrice.

Vorrei di nuovo udirti dire
Che in te finalmente annullate
Le anime s'uniranno
E lassù formeranno,
Eterna umanità,
Il tuo sonno felice.




Analisi del testo e commento

Questa poesia è stata scritta nel 1928 e proprio in questo periodo, in seguito a una crisi religiosa, Ungaretti si avvicina alla fede cristiana. L'episodio cruciale che ha segnato la conversione di Ungaretti è avvenuto durante la Pasqua del 1928 quando, il poeta, recandosi all'ordinazione sacerdotale di un suo amico al monte Subasio, avvertì la forte necessità dell'incontro con Dio. Questa è solo una delle tante poesie di Ungaretti a tema religioso.

vv. 1-4
Nei primi versi Ungaretti lascia intendere che l'uomo ha rotto l'armonia del mondo, per il peccato originale, per la guerra, la lussuria, la superbia, per l'essersi atteggiato a Dio creatore dell'eternità. Ungaretti dice che ciò che crea l'uomo pensando di aver creato un qualcosa di perfetto e immortale è solo un'illusione, esse solo di breve durata. E si chiede quanto potesse essere dolce il mondo prima dell'arrivo dell'uomo. Da notare che in questi versi l'uomo usa il tempo passato per trasmettere un senso di nostalgia.

vv. 5-8
La vita per l'uomo è diventata un peso enorme da sostenere e paragona questa scena attraverso la similitudine di una piccola formica che trascina a fatica l'ala di un'ape morta. L'ape rappresenta l'uomo che sognava di volare leggero (un riferimento al mito di Icaro, le cui ali di cera si sciolsero quando egli volò troppo in alto) e succhiava il nettare più prelibato dai fiori del giardino dell'Eden (un riferimento ad Adamo ed Eva che peccarono con la mela). L'ape della poesia è però morta perché l'uomo "suppose immortale il momento", ovvero è andato oltre la propria natura atteggiandosi a Dio e per questo gli spetta adesso la vita faticosa della formica. La formica, a differenza dell'ape, non ha le ali, deve lavorare sempre liggiù (= sulla Terra) per fare provviste e spostare carichi più grandi e pesanti della propria struttura corporea. L'ala che la formica trasporta simboleggia ciò che l'uomo avrebbe potuto avere e beneficiare e, invece, questa ala è diventata adesso il peso da sopportare. Da notare come in questi versi usa il tempo presente per sottolineare che è la condizione dell'uomo in questo momento.

Il verso 9 "Da ciò che dura a ciò che passa" sta a significare che le creazioni di Dio sono eterne, invece i sogni degli uomini non essendo fermi, sono destinati a cadere.

Nel verso 11 (Fa' che torni a correre un patto) Ungaretti adotta il tempo imperativo perché si rivolge a Dio in forma di preghiera, cioè è qui che inizia la preghiera vera e propria, ed esprime desiderio che si possa creare un patto tra l'uomo e Dio.

vv. 12-15
Ungaretti spiega che la sofferenza è il mezzo che l'uomo ha per riscattarsi ed elevarsi a Dio. Invita Dio a ricordare ai suoi figli (= gli uomini) che lui stesso si è fatto uomo per patire l'infinita sofferenza (attraverso crocifissione di Gesù, figlio di Dio). 

Nel verso 16 (Sii la misura, sii il mistero) ritorna il tempo imperativo. Ungaretti chiede a Dio di essere lui stesso a stabilire la misura giusta per l'uomo, perché l'uomo avendo dei limiti umani non può mai arrivare a capire del tutto la natura divina e di conseguenza non potrà mai sapere quale sia la giusta misura (questa parte ricorda Dante nel Paradiso che non comprende tutto ciò che vede). 

vv. 17-19
Il corpo dell'uomo (= la carne), come abbiamo potuto osservare può essere usato per un duplice scopo (= ingannatrice): sia come strumento di dannazione, sia come strumento di salvezza (il sacrificio di Gesù per salvare l'uomo). 
La scala rappresenta l'immagine biblica del collegamento tra la Terra e il Cielo, l'uomo e Dio.

vv. 20-25
Nel verso 20 (Vorrei di nuovo udirti dire) Ungaretti adotta il modo condizionale per sottolineare il desiderio dell'uomo di annullare la sua sofferenza. Inizialmente l'uomo non era stato creato da Dio per morire, ma per vivere in eterno (questo è il sogno felice di Dio) e si augura che in futuro (adotta il tempo futuro) si possa ricreare quell'unità dolce e armoniosa che è stata rotta dall'atteggiamento presuntuoso e arrogante dell'uomo. Ungaretti si augura che per l'uomo ci sia la possibilità di ricominciare con Dio, se non in vita almeno dopo la morte.




Figure retoriche

La sua = anafora (vv. 4-5).

La sua lussuria disse = allitterazione della s (v. 4).

La vita gli è di peso enorme come liggiù quell'ale d'ape morta alla formicola che la trascina = similitudine (vv. 6-8).

Sogno fermo = metafora (v. 10). 

Purificante amore = perifrasi (v. 17). Per indicare Dio.

Carne ingannatrice = personificazione (v. 19).

Sonno felice = personificazione (v. 25).
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Tesina sul Musical - Terza media


Il musical è uno spettacolo teatrale o cinematografico che ha avuto origine negli Stati Uniti tra l'800 ed il 900. L'azione viene portata avanti sulla scena non solo dalla recitazione, ma anche dalla musica, dal canto e dalla danza che fluiscono in modo spontaneo e naturale, senza che risulti pesante o eccessivo.
Per chi si imbatte per la prima volta nel termine "musical", suggeriamo di vedere il film Grease, con John Travolta, che è considerato come uno dei più celebri film di tutti i tempi, oltre che il musical di maggior successo nella storia del cinema tratto dagli anni '50. 

In questa pagina trovate suggerimenti per ogni materia al fine di realizzare una tesina sul musical, e a seguire fra parentesi è presente la motivazione della scelta di quello specifico argomento. È una tesina un po' complicata rispetto le altre perché contiene poche opzioni di scelta che potreste non aver studiato nel corso dell'anno scolastico, ciononostante le informazioni non presenti su Scuolissima sono tutte reperibili su Wikipedia, per cui si tratta solo di estrapolare dei testi per realizzarne uno adatto per la propria tesina. Essendo un lavoro non da poco, rispetto ad altre tesine, ritengo che sia un argomento più adatto per la maturità che per la terza media. Tra gli argomenti correlati si vedano gli appunti tesina sulla Danza, tesina sul Teatro e la sezione tesine di terza media svolte.


La tesina

Letteratura:
- Gabriele D'Annunzio e la poesia La pioggia nel pineto (domina l'elemento musicale della natura)

La Divina Commedia (musical di Marco Frisina ispirato al poema di Dante Alighieri)

- Il Piccolo Principe (il musical di Riccardo Cocciante in omaggio a di Antoine de Saint-Exupéry)


Storia:
- Storia del musical (citare i più famosi e raccontare come sono cambiati nel corso degli anni)


Geografia:
- Stati Uniti d'America (il Musical è nato e si è sviluppato qui)


Tecnologia:
- Amplificatore acustico (per aumentare il volume del suono emesso da altri)


Musica:
- Musica leggera (tipico brano di un musical)
 
- Jazz (tipico brano di un musical)

- Lirica musicale (tipico brano di un musical)

- Biografia di Riccardo Cocciante (cantautore italiano che ha scritto la traduzione italiana del musical Notre-Dame de Paris)


Scienze:
- L'apparato locomotore (per il movimento del corpo)


Matematica:
- Solidi di rotazione (un po' forzato ma almeno fa riferimento al movimento)


Inglese:
- My Fair Lady (musical di Frederick Loewe, tratto dall'opera teatrale di George Bernard Shaw Pigmalione del 1913)

- Sir Andrew Lloyd Webber (autore di musical di successo)

- Broadway theatre (strada con oltre 40 teatri, una delle attrazioni popolari di New York)

- Romeo e Giulietta - Ama e cambia il mondo (spettacolo musicale francese di Gérard Presgurvic creato nel 2001)


Spagnolo:
- Il flamenco (forma di musica e danza di origine andalusa)


Francese:
- Les Misérables (musical scritto nel 1980 da Claude-Michel Schönberg e Alain Boublil, tratto dal romanzo I miserabili di Victor Hugo)

- Notre-Dame de Paris (spettacolo musicale tratto dall'omonimo romanzo di Victor Hugo)


Tedesco:
- Die Dreigroschenoper (L'opera da tre soldi, ovvero l'opera teatrale più famosa e rappresentata di Bertolt Brecht)


Religione:
- Jesus Christ Superstar (musical di Andrew Lloyd Webber, ispirato alle vicende dell'ultima settimana della vita di Gesù)


Ed. civica:
- Siae e il diritto d'autore (per quanto riguarda la musica)


Arte:
- La coreografia (l'arte di comporre le danze e i balletti, principalmente per la scena)


Ed. fisica:
- La danza
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Tesina sull'Italia - Terza Media


L'Italia, ufficialmente Repubblica Italiana, è uno Stato situato nell'Europa meridionale. È anche chiamata con l'appellativo "Bel paese", questa espressione poetica fa riferimento al suo clima mite, ai suoi paesaggi naturali e alla sua cultura e storia. 

In questa pagina trovate suggerimenti per ogni materia al fine di realizzare una tesina sull'Italia, e a seguire fra parentesi è presente il perché della scelta di quello specifico argomento. Rientra tra quelle tesine che risultano facili da realizzare, è sufficiente che l'evento storico sia accaduto in Italia, che il personaggio di cui vogliate parlare sia Italiano o che sia qualcosa riguardante l'Italia di oggi. Tra gli argomenti correlati si vedano gli appunti tesina sul Risorgimentotesina sulla Divina Commedia e la sezione tesine di terza media svolte.



La tesina

Letteratura:
- Dante Alighieri e la Divina Commedia (è considerato il padre della letteratura italiana. Gli è anche stata dedicata una giornata nazionale, il Dantedì)

- Giuseppe Ungaretti e una sua poesia o raccolta a piacere (Fratelli, Veglia, Soldati, San Martino del Carso, Mattina)

- L'ermetismo (corrente letteraria fiorita in Italia)

- Gabriele D'Annunzio e una sua poesia o raccolta a piacere (La pioggia nel pineto)

- Giacomo Leopardi e una sua poesia o raccolta a piacere (L'infinito, La ginestra)


- Giovanni Pascoli e una sua poesia o raccolta a piacere (X Agosto, Il lampo, Il tuono, Il gelsomino notturno)

- Giovanni Verga e una delle sue opere più importanti (Rosso Malpelo, I Malavoglia)

- Salvatore Quasimodo e una sua poesia o raccolta a piacere (Ed è subito sera)

- Aldo Palazzeschi (E lasciatemi divertire, Chi sono?)

- Cecco Angiolieri (S'i' fosse foco)

- Giosue Carducci (San Martino)

- Alessandro Manzoni (Promessi Sposi)


- Primo Levi (Se questo è un uomo)

- Poesie dedicate all'Italia (tra cui quella di Giuseppe Ungaretti)


Storia:


- Unità d'Italia o Risorgimento italiano


- Miracolo o boom economico italiano degli anni '60

- Gli anni di piombo (tra la fine degli anni sessanta e gli inizi degli anni ottanta del XX secolo)


Tecnologia:
- La FIAT (fabbrica italiana di automobili)

- La Ferrari (fabbrica italiana di automobili di lusso)

- Il telefono (invenzione attribuita al fiorentino Antonio Meucci)

- Attività estrattiva per edilizia (cave di marmo, pomice, ossidiana, pozzolana e talco)

- Cantiere navale (settore in cui l'Italia è particolarmente sviluppata)

- Industria agroalimentare

- Industria metallurgica

- Industria siderurgica

- Industria meccanica

- Industria tessile


Geografia:

- L'Europa

- L'Africa (per il problema dell'immigrazione in Italia)

- Stati Uniti (per la presenza di basi militari statunitensi in Italia)


Inglese:
- Grand Tour (viaggio intrapreso dai ricchi dell'aristocrazia del XVII secolo)

- Colosseum (breve testo sul Colosseo in inglese)

- Romeo and Juliet (Romeo e Giulietta, Tragedia di William Shakespeare)

- Al Capone (mafioso statunitense di origini italiane)

The Merchant of Venice (Il mercante di Venezia, Opera teatrale di William Shakespeare)

- Made in Italy (è un marchio dei prodotti italiani famosi in tutto il mondo)


Spagnolo:
- Lenguas romances (le lingue romanze, per spiegare la somiglia tra l'italiano e lo spagnolo)


Francese:
- Musée du Louvre (Breve testo in francese sul museo del Louvre e la vicenda della Gioconda)

- Langue d'oc (la lingua occitana)


Religione:
- Il martirio nel cristianesimo

- Il cattolicesimo

- Il ruolo del papa a Roma


Matematica:

- Il cilindro (la Torre di Pisa è di forma cilindrica)


Scienze:
- Terremoti (l'Italia è un paese ad alto rischio sismico)

- Le alpi e gli appennini

- I vulcani (Etna, Vesuvio, Stromboli)

- La Pianura Padana


Ed. civica:
- La costituzione italiana

- L'immigrazione


- Divario nord-sud (come era prima e oggi)

- Il Parlamento


Musica:
- Giuseppe Verdi (Va, pensiero; Aida; Il melodramma)

- Inno di Mameli (l'inno nazionale italiano)

- Niccolò Paganini (violinista e compositore italiano)

- Giacomo Puccini (Tosca, Turandot)


Arte:
- Caravaggio + una sua opera (Canestra di frutta)

- Giotto + una sua opera (Compianto sul Cristo morto, Giudizio universale)

- Raffaello + una sua opera (Scuola di Atene, Trasfigurazione)

- Michelangelo + una sua opera (David, Volta della Cappella Sistina, Creazione di Adamo)

- Donatello + una sua opera (David, Maddalena penitente, San Giorgio, Monumento al Gattamelata)

- Leonardo da Vinci + una sua opera (Gioconda, Ultima Cena, Salvator Mundi, Uomo vitruviano, Dama con l'ermellino)

- Giovanni Fattori (pittore italiano, esponente del movimento dei Macchiaioli)

- Il divisionismo (è un fenomeno artistico Italiano, nato alla fine dell'800)

- Antonio Canova (scultore e pittore italiano, esponente del Neoclassicismo)

- Telemaco Signorini (pittore e incisore italiano)

- Bronzi di Riace (si trovano al Museo nazionale di Reggio Calabria)

- Galleria degli Uffizi a Firenze


Ed. fisica:
- Il calcio (Re indiscusso degli sport più seguiti in Italia)

- Pallavolo


- Tennis

- Atletica leggera (Fiona May e Larissa Iapichino nel salto in lungo; Filippo Tortu per la corsa nei 100 metri).

- Nuoto (Tania Cagnotto, Federica Pellegrini)
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Caino - Ungaretti: analisi e commento


La poesia "Caino" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti nel 1928 e fa parte della raccolta Sentimento del tempo.



Indice




Testo

Corre sopra le sabbie favolose
e il suo piede è leggero.
O pastore di lupi,
hai i denti della luce breve
che punge i nostri giorni.
Terrori, slanci,
rantolo di foreste, quella mano
che spezza come nulla vecchie querci,
sei fatto a immagine del cuore.
E quando è l’ora molto buia,
il corpo allegro
sei tu fra gli alberi incantati?
E mentre scoppio di brama,
cambia il tempo, t’aggiri ombroso,
col mio passo mi fuggi.
Come una fonte nell’ombra, dormire!
Quando la mattina è ancora segreta,
saresti accolta, anima,
da un’onda riposata.
Anima, non saprò mai calmarti?
Mai non vedrò nella notte del sangue?
Figlia indiscreta della noia,
memoria, memoria incessante,
le nuvole della tua polvere,
non c’è vento che se le porti via?
Gli occhi mi tornerebbero innocenti,
vedrei la primavera eterna
e, finalmente nuova,
o memoria, saresti onesta.



Analisi del testo e commento

Caino è un personaggio biblico (Genesi 4,1-15), il primo figlio di Adamo ed Eva e fratello di Abele. Secondo la Genesi è il primo uomo nato nella storia umana, inoltre è il primo assassino, avendo ucciso suo fratello Abele per invidia e gelosia. Li è scritto che si doveva sacrificare un animale a Dio spargendo il suo sangue. Abele sacrificò i suoi animali più cari, Caino era agricoltore e non aveva nulla da sacrificare, ma Dio l'avevo avvertito che non doveva sconfortarsi perché se l'avesse chiesto gli avrebbe fatto trovare qualcosa da sacrificare. Invece Caino, che non voleva essere inferiore al fratello, pensò di sacrificare proprio suo fratello. La tradizione ebraica narra che l'abbia ucciso con una pietra, anche se la Genesi non lo specifica.

Ungaretti parla di Caino perché questi è un personaggio in conflitto tra l'istinto violento e il desiderio di innocenza, e il poeta vede entrambe queste caratteristiche presenti in se stesso e nell'umanità. 

Quindi la poesia inizia con Caino che, subito dopo aver ucciso il fratello Abele, scappa via di corsa dal luogo dell'assassinio attraversando un terreno sabbioso (un richiamo ai paesaggi mediorientali tipici del mondo biblico) e che lo descrive con l'aggettivo "favoloso" come se le sabbie appartenessero a un mondo irreale, a una favola.

Sappiamo che la poesia è rivolta a Caino perché il suo nome si trova nel titolo, mentre nel testo della poesia lo nomina attraverso la perifrasi "pastore di lupi". Tale soprannome potrebbe essere dovuto al fatto che la professione di Abele (il fratello buono) fosse quella di pastore di pecore, capre agnelli ecc. ovvero tutti animali miti, pacifici e che simbolicamente rappresentano l'innocenza; così anche se Caino fosse un agricoltore, per rappresentare l'opposto del bene lo ha fatto diventare pastore... ma di lupi, animali aggressivi (vedi la favola il lupo e l'agnello), in quanto Caino rappresenta la primordiale tendenza dell'uomo a peccare.

E così continua a parlare di Caino come un lupo affamato e violento che mostra i denti e che è in grado di mordere il mondo reale. La natura violenta di Caino prevale nel mondo superando la purezza edenica (= beatitudine).

Ungaretti non nasconde quanto sia ammirato dalla sua indole malvagia e quando lo insegue metaforicamente tra i boschi, si rende conto che si somigliano, Caino segue il ritmo della poesia.

Continuando sul binomio Caino-aggressività, Ungaretti si rivolge a lui direttamente domandandogli: "Non sei tu Caino, colui che appare tra gli alberi incantati dei boschi quando nell'uomo prende il sopravvento il buio mentale?". Inoltre con l'espressione "corpo allegro" si fa riferimento a una persona poco lucida e carica di adrenalina per aver ucciso un altro uomo.

Per il fatto che Caino rappresenta l'aggressività dell'uomo, ed essendo Ungaretti anch'egli uomo che ha ereditato la sua natura peccaminosa, sostiene che la fuga di Caino sia anche la sua fuga.

Dal verso 16 inizia la seconda parte della poesia dove non è più Caino il protagonista, infatti Ungaretti si rivolge all'anima e alla memoria, mettendosi alla ricerca di una possibile pacificazione interiore. Si chiede se riuscirà mai a placare questa rabbia interiore e se riuscirà ad abbandonare il pensiero verso la natura violenta e peccaminosa che lui immagina con l'ombra di Caino che imbratta la notte col sangue (notte del sangue).

Ungaretti continua dicendo che la memoria è un prodotto (figlia) della noia, perché l'uomo essendosi abituato alle fatiche del lavoro non si accorge nemmeno della cupa insofferenza della vita. La memoria è indiscreta perché tenta di nascondere la noia.

Le "nuvole della tua polvere" sono dunque quanto c'è di impuro immagazzinato nella memoria e si chiede se esiste un modo per liberarsene.

Nei versi finali si chiede se possa esistere una memoria nuova e onesta, attraverso la quale la noia e gli eventi sanguinosi non si ripetano nel tempo (Caino che uccide il fratello).




Figure retoriche

O pastore di lupi = apostrofeperifrasi (v. 3). Per indicare Caino.

Hai i denti della luce breve che punge i nostri giorni = metafora (vv. 4-5).

Rantolo di foreste = personificazione (v. 7). Il rantolo è il respiro rauco e ansimante.

Quella mano che spezza come nulla vecchie querci = iperbole (vv. 7-8).

L’ora molto buia = metafora (v. 10). Per indicare il buio mentale, la perdita del lume della ragione.

Scoppio di brama = metafora (v. 13).

Come una fonte nell’ombra = similitudine (v. 16).

Memoria, memoria = anadiplosi (v. 23).

O memoria = apostrofe (v. 29).
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Tesina sull'Irlanda - Terza Media


L'Irlanda, formalmente Repubblica d'Irlanda, è un Paese membro dell'Unione europea. La capitale è Dublino.

In questa pagina trovate suggerimenti per ogni materia al fine di realizzare una tesina sull'Irlanda, e a seguire fra parentesi è presente il perché della scelta di quello specifico argomento. Tra gli argomenti correlati si vedano gli appunti tesina sull'Inghilterramappa concettuale dell'Irlanda e la sezione tesine di terza media svolte



La tesina

Storia:
- La storia antica dell'Irlanda (i Celti), 

- La guerra d'indipendenza irlandese (combattuta dall'Esercito repubblicano irlandese contro il governo britannico in Irlanda)

- Conflitto nordirlandese (guerra a bassa intensità tra "Unionisti" e "Nazionalisti" tra la fine degli anni sessanta e la fine degli anni novanta del XX secolo in Irlanda del Nord)

- Grande carestia irlandese


Geografia:
- L'Irlanda


Scienze:
- Il trifoglio (simbolo dell'Irlanda)

- Il luppolo (ingrediente per la birra)


Tecnologia:
- Il processo di produzione della birra (passione degli irlandese per la birra)

- La Guinness (fabbrica più importante, produttrice di birra)

- Industria manifatturiera (tra le industrie principali)


Inglese:
- Ireland (testo sull'Irlanda in inglese)

- Saint Patrick (testo su San Patrizio in inglese)

- National symbols of Ireland, the Republic of Ireland and Northern Ireland (testo sui simboli che rappresentano l'Irlanda in inglese)

- Education in Britain (testo sul sistema scolastico inglese)

- Union Jack (la bandiera inglese)



Letteratura:
- Gabriele D'Annunzio e Il Piacere (collegabile solo con Oscar Wilde in quanto entrambi sono esteti)

William Butler Yeats (scrittore e poeta irlandese)

James Joyce (scrittore e drammaturgo irlandese)


Ed. fisica:
- Calcio gaelico (sport popolare)

- Calcio (è lo sport più praticato ma non è il più seguito)

- Hurling (sport popolare)

- Pallamano (sport popolare)

- Rounder (sport popolare)

- Equitazione (per le corse dei cavalli)

- Pugilato (sport popolare)

- Golf (sport popolare)

- Rugby (sport popolare)

- Hockey (sport popolare)

- Cricket (sport popolare)


Arte:
- Francis Bacon (uno dei pittori irlandesi di spicco del ventesimo secolo)

- Jack Butler Yeats (pittore irlandese)

- Thomas Burke (pittore irlandese)

- Arte celtica


Musica:
- Dolores O'Riordan (cantante irlandese dei Cranberries deceduta nel 2018)

- Musica irlandese


Francese:
- La Francophonie (in Irlanda si parla anche in francese)


Spagnolo:
- Siege of Kinsale (gli spagnoli supportarono gli irlandesi nell'assedio di Kinsale)


Religione:
- 17 marzo Festa di san Patrizio (santo patrono dell'Irlanda, come si festeggia)

- Halloween (è una festa celtica antichissima)

- Cattolici e protestanti
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Danni con fantasia - Ungaretti: analisi e commento


La poesia "Danni con fantasia" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti nel 1928 e fa parte della raccolta Sentimento del tempo.



Indice




Testo

Perché le apparenze non durano?

Se ti tocco, leggiadra, geli orrenda,
nudi l'idea e, molto più crudele,
nello stesso momento
mi leghi non deluso ad altra pena.

Perché crei, mente, corrompendo?

Perché t'ascolto?

Quale segreto eterno
mi farà sempre gola in te?

T'inseguo, ti ricerco,
rinnovo la salita, non riposo,
e ancora, non mai stanca, in tempesta
o a illanguidire scogli,
danni con fantasia.

Silenzi trepidi, infiniti slanci,
corsa, gelose arsure, titubanze,
e strazi, risa, inquiete labbra, fremito,
e delirio clamante
e abbandono schiumante
e gloria intollerante
e numerosa solitudine,

la vostra, lo so, non è vera luce,

ma avremmo vita senza il tuo variare,
felice colpa?




Analisi del testo e commento

Fornisco un'interpretazione personale di questa poesia, che è quello che mi ha suscitato leggendola e non sono per nulla certo che sia questo il messaggio che avrebbe voluto mandare Ungaretti (ammesso che ce ne sia uno, o se ce ne siano molteplici).

La poesia inizia con una domanda che che sorregge tutto il discorso del componimento: "Perché le apparenze non durano?".
Le apparenze non durano perché se si stesse riferendo ad apparenze di cose materiali allora potrebbero subire mutamenti nel tempo, niente rimane immutabile (ad esempio si consumano, o vengono riparate o restaurate). Se si stesse riferendo a qualcosa di astratto allora le apparenze possono cambiare anche in base al punto di vista di chi le sta osservando, perché una persona col tempo acquisisce esperienza e quindi un nuovo modo di vedere e può vedere anche più dettagli rispetto a prima o meno (se ad esempio ha perso interesse in essa, o se sta invecchiando e di conseguenza perdendo la capacità visiva).

La poesia si conclude con l'apostrofe "felice colpa", nel senso che probabilmente si stava rivolgendo ad essa sin dall'inizio. Si può essere felici sentendosi in colpa? Non credo, ma forse questo senso di colpa generato dalla sua mente (Perché crei, mente, corrompendo? Perché t'ascolto?) lo vede come una sorta di gioco mentale che lo perseguita ma da cui il Poeta non vuole nemmeno provare a scappare perché gli è caro (= felice).

Il titolo "danni con fantasia" visto in questa ottica del senso di colpa, potrebbe essere riferito alle pene  (= danni) che lo affliggono mentre sta pensando (= con fantasia).




Figure retoriche

Mi leghi ... ad altra pena = iperbato (v. 5).

T'inseguo, ti ricerco, rinnovo la salita, non riposo, e ancora, non mai stanca, in tempesta = climax ascendente (vv. 10-12).

Silenzi trepidi, infiniti slanci, corsa, gelose arsure, titubanze = asindeto (vv. 15-16).

E strazi, risa, inquiete labbra, fremito, e delirio clamante e abbandono schiumante e gloria intollerante e numerosa solitudine = polisindeto (vv. 17-21). In quanto si ripete la congiunzione "e".

Felice colpa = apostrofe (v. 24).
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Lindoro di deserto - Ungaretti: parafrasi, analisi e commento


La poesia "Lindoro di deserto" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti, porta l'indicazione "Cima Quattro, il 22 dicembre 1915" e fa parte della raccolta L'allegria.



Indice




Testo

Dondolo di ali in fumo
mozza il silenzio degli occhi

Col vento si spippola il corallo
di una sete di baci

Allibisco all'alba

Mi si travasa la vita
in un ghirigoro di nostalgie

Ora specchio i punti di mondo
che avevo compagni
e fiuto l'orientamento

Sino alla morte in balia del viaggio

Abbiamo le soste di sonno

Il sole spegne il pianto

Mi copro di un tiedipo manto
di lind'oro

Da questa terrazza di desolazione
i braccio mi sporgo
al buon tempo



Parafrasi

Nell'ondulante foschia della nebbia
che impedisce di vedere
Un vento la spazza un po' alla volta e
come quando si vedono labbra da baciare
Impallidisco nel vedere l'alba
Ho ripreso a vivere e
sono ritornati i miei ricordi nostalgici
Adesso vedo il nord, il sud, l'est e l'ovest 
i miei fedelissimi punti cardinali
e riesco a orientarmi
In balia del viaggio fino alla morte
Ci sono le soste per dormire e riposare
Il sole allontana la malinconia
Mi lascio avvolgere dal calore
della sua luce dorata
In questa desolante trincea
posso riaffacciarmi verso
un nuovo inizio



Analisi del testo e commento

Le poesie contenute nella raccolta L'Allegria sono tutte datate e da ciò possiamo notare che la poesia "Lindoro di deserto" sia stata scritta il giorno precedente in cui il poeta scriverà la poesia Veglia, dove si trovava a passare la notte buttato vicino a un compagno. Come già visto in altre poesie non è presente la punteggiatura.

Il titolo "Lindoro di deserto" va suddiviso in due parti: 
  • Lindoro → è il nome di una maschera veneziana della commedia di Carlo Goldoni della Trilogia di Zelinda e Lindoro. Il personaggio in questione è un giovane innamorato.
  • Di deserto → è un riferimento alla guerra, perché si combatte in ampi spazi all'aperto.

Nella notte del 22 dicembre 1915, Ungaretti si trova in trincea ma non ci sono sparatorie, anzi, sta "godendo" del suo turno di riposo o forse c'è una breve tregua. In realtà è una delle tanti notti difficili per via del freddo tipico della stagione invernale, vi è anche la nebbia e quindi c'è scarsa visibilità, e non vede l'ora che giunga l'alba perché il Sole riscalda e consente di avere una visuale migliore.
E così arriva l'alba e, il paesaggio che prima sembrava come se fosse avvolto dalle tenebre, per via del vento che allontana (spippola) la nebbia un po' alla volta, arriva in modo crescente un bagliore rossastro (il poeta dice che la sensazione è quella che si ha quando si stacca un pezzo alla volta un qualcosa, lui nomina il corallo, ma forse l'intento è quello di paragonarlo al rosario che si recita dicendo una preghiera per ogni perla della collana del rosario).
La sete di baci di cui si parla nel testo ribadisce il concetto che l'alba è il momento poetico per eccellenza, come se avesse labbra da baciare. E con la luce e il calore riprende la vita, come se sentisse l'alba dentro di sé. Come conseguenza di questo cambiamento climatico e umorale del poeta, riprendono vita anche i pensieri nostalgici, in compenso se prima si sentiva smarrito per la nebbia (sia quella reale che metaforica), adesso in assenza della nebbia ha di nuovo ritrovato l'orientamento ("i punti di mondo che aveva come compagni" sono i 4 punti cardinali). 
E così Ungaretti si colloca nello spazio sostenendo che, in quanto uomo, è in balia del viaggio dell’esperienza.
Durante questo viaggio vi sono le soste di sonno, che è il modo di procedere di una carovana nel deserto che si ferma solo quando è l'ora di dormire. Il riferimento al deserto, che è solo nei suoi pensieri perché appunto non si trova lì nel momento in cui scrive questa poesia, è dovuto al fatto che ha trascorso la giovinezza ad Alessandria d'Egitto.
Per la condizione dell'uomo di essere in balia del viaggio non gli è concesso sostare e, in suo soccorso arriva il sole, che è la vita, ovvero una figura riparatrice che cancella la malinconia (il sole spegne il pianto).
E con il verso "mi copro di un tiedipo manto" il poeta vuole dirci che la luce del sole lo riscalda come una coperta d'oro puro (il colore d'oro è anche un riferimento alla sabbia del deserto). 
Infine conclude la poesia con i versi "Da questa terrazza di desolazione i braccio mi sporgo al buon tempo" in cui riappare il presente devastato dalla trincea carsica che Ungaretti descrive come una terrazza di desolazione, dal momento che davanti a lui ha solo deserto e solitudine.
La presenza del sole è così confortante per il poeta che gli ha permesso di ritrovare quella vitalità che pareva aver perso in quella notte e rivolge le sue braccia verso la luce del sole come se lo stesse abbracciando. Sebbene lo spettro della guerra rimane sempre sullo sfondo vi è un sole che tutte le mattine sorge ugualmente: quello che vuole esprimere il poeta in questi versi è che l'alba rappresenta un giorno che comincia, un nuovo inizio, ed è sufficiente questo per non perdere la speranza.




Figure retoriche

Silenzio degli occhi = sinestesia (v. 2).

Sete di baci = metafora (v. 4).

Allibisco all'alba = allitterazione di L e B (v. 5).

Sino alla morte in balia del viaggio = anastrofe (v. 11). Cioè: "in balia del viaggio sino alla morte". 

Il sole spegne il pianto = metafora (v. 13)

Manto / di lind'oro = enjambement (vv. 14-15).

Terrazza di desolazione = metafora (v. 16).
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La pioggia nel pineto - D'Annunzio: parafrasi, analisi e commento


La poesia "La pioggia nel pineto" è stata scritta da Gabriele d'Annunzio nel 1902 e fa parte del secondo gruppo di liriche di Alcyone. Questa lirica è una delle più famose di D'Annunzio.






Testo

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.



Parafrasi

Taci. All’ingresso
del bosco non sento
parole che puoi definire
umane. Ma sento
parole più straordinarie
che parlano le gocce di pioggia e le foglie
lontane (perché il suono proviene dal folto del bosco).
Ascolta. Piove
dalle nuvole disseminate nel cielo.
Piove sulle tamerici
che sanno di sale e sono bruciate dalla calura,
piove sui pini
scagliosi (perché i tronchi sono ruvidi e come coperti di scaglie) e
ispidi (per le foglie aguzze)
piove sui mirti
divini (perché sacri a Venere),
sulle ginestre che splendono
per i fiori raccolti in mazzi,
sui ginepri ricoperti
di gemme profumate,
piove sui nostri visi
che fanno parte della foresta,
piove sulle nostre mani
nude,
sui nostri abiti
leggeri (attraverso i quali filtra la pioggia),
sui freschi pensieri
che l’anima fa sbocciare
rinnovata,
sulla favola bella
che ieri
ti illuse, che oggi mi illude,
o Ermione.
Odi?
La pioggia che cade
sul fogliame della pineta deserta
producendo un crepitio che dura
e varia secondo quanto è folto il fogliame.
Ascolta. Alla pioggia risponde
il canto delle cicale
che non è fermato
né dalla pioggia né dal colore scuro del cielo.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, e le gocce di pioggia sono come miriadi di dita che fanno suonare diversamente queste piante.
Noi siamo nel più intimo della foresta, non più esseri umani ma vivi d’una vita vegetale;
E il tuo volto bagnato ed inebriato dalla gioia e le tue chiome profumano come le ginestre, o creatura originata dalla terra che hai nome Ermione.
Ascolta, ascolta. Il canto delle cicale che stanno nell’aria va diminuendo sotto la pioggia che aumenta. Ma in crescendo si mescola un canto più rauco, che sale dall’ombra scura dello stagno in lontananza. Solo una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non arriva il suono delle onde sulla spiaggia. Non si sente sulle fronde degli alberi scrosciare la pioggia d’argento che purifica, lo scroscio che varia secondo i rami più folti, meno folti.
Ascolta.
La cicala è muta, ma la figlia del lontano fango, la rana, canta nell’ombra più profonda, chissà dove, chissà dove.
E piove sulle tue ciglia,
o Ermione.
Piove sulle tue ciglia nere
che sembra tu pianga ma di piacere;
non bianca ma quasi verde, sembri uscita dalla corteccia di un albero.
E tutta la vita è in noi fresca e odorosa,
il cuore nel petto è come una pesca non ancora toccata,
gli occhi tra le palpebre
sono come fonti d’acqua in mezzo all’erba;
i denti nelle gengive sembrano mandorle acerbe.
E andiamo di cespuglio in cespuglio, ora tenendoci per mano ora separati
(la ruvida e forte stretta delle erbe aggrovigliate ci blocca le ginocchia)
chissà dove, chissà dove!
Piove sui nostri volti
divenuti tutt’uno con il bosco,
piove sulle nostre mani nude,
sul nostro corpo,
sui nuovi pensieri sbocciati dall’anima rinnovata,
sull’illusoria favola dell’amore
che ieri
mi illuse, che oggi ti illude,
o Ermione.



Analisi del testo e commento

Schema metrico: 4 strofe di 32 versi di lunghezza variabile (ternario, senario, novenario), con frequenti rime baciate, alternate o interne al verso.

La pioggia nel pineto è una delle più belle e celebri liriche di D'Annunzio, che attraverso pochi elementi è riuscito a creare una narrazione lunga e dotata di impareggiabile potenza descrittiva. Qui la poesia diventa musica: non bisogna badare quindi al significato delle parole, ma alle immagini e ai suoni melodici. Un giorno d'estate il poeta si trova con la sua compagna, Ermione, sul limitare di una pineta deserta vicino al mare (litorale versiliese). D'un tratto vengono sorpresi da un temporale estivo. Comincia a piovere e le gocce, cadendo sui rami e sulle foglie, intonano una musicalità nuova e suggestiva, da ascoltare in silenzio (ecco perché il poeta dice taci, ascolta, odi alla donna amata). La pioggia aumenta di intensità e si assiste ad una meravigliosa sinfonia silvestre (cioè dei boschi) nell'aria densa di nuovi profumi, insieme con il canto delle cicale e il gracidare delle rane. I due amanti si inoltrano nel bosco e immersi in quella freschezza della pioggia che batte sulle piante, si sentono come trasformare in creature vegetali quasi fossero anch'essi piante di quella selva (illusione della metamorfosi, come in una fiaba).
In questa lirica domina l'elemento musicale sottolineato da pause di silenzio: le immagini visive, uditive, olfattive e tattili sfumano e si perdono in quelle sonore; e anche le persone (il poeta e la sua compagna) perdono il valore per diventare partecipi dell'immensa sinfonia della natura. Il poeta ascolta la voce della pioggia sugli alberi del bosco e la riproduce con ricchezza di immagini e varietà di suoni. Le parole stesse e il ritmo dei versi si dissolvono in note di canto. È in questa atmosfera di sogno e armonie, anche il poeta e la sua donna si sentono rivestire di una personalità nuova e diversa: immersi nel verde della pineta, inebriati di suoni e di profumi si fondono con la natura che li circonda fino a sentirsi parte integrante di essa. Proprio da questa poesia si evince una novità dello stile d'annunziano, il panismo, cioè la capacità del poeta di accostarsi alla natura non tanto per contemplare le bellezze, quanto per immergersi in essa e diventarne parte viva.
Da questo esile spunto narrativo di partenza D'Annunzio ha costruito il suo invito ad ascoltare, ad assaporare fino in fondo il grande canto della natura: una voce interpretata e immortalata dalla parola poetica, la favola bella che ieri m'illuse che oggi t'illude, o Ermione.



Figure retoriche

  • Taci = apostrofe (v. 1).
  • Piove = anafora e iterazione (v.10, v.12, v.14, v.20, v. 22, v.95, v.97, v.116, v.118).
  • Salmastre ed arse = allitterazione della S (v. 11).
  • Piove sui pini = allitterazione della P (v.12).
  • Gocciole = onomatopea (v. 6).
  • Che parlano gocciole e foglie = personificazione (v. 6)
  • Ascolta = anafora (v.8, v.40, v.65, v.88)
  • Mirti / divini = enjambement (vv. 14-15).
  • Su i mirti divini... su le ginestre fulgenti... su i ginepri folti = accumulazione (vv. 14-18).
  • Freschi pensieri = sinestesia (v. 26).
  • Ermione = personificazione (v.32, v.64, v.96, v.128). Ermione ha un doppio significato, rappresenta sia la donna che ama, sia il concetto astratto di un amore dimenticato su cui fare ritorno.
  • Crepitio = onomatopea (v. 36).
  • Più rade, men rade = climax discendente (v. 39).
  • Ciel cinerino = allitterazione della C (v. 45).
  • Siam nello spirito silvestre = allitterazione della S (vv. 52-53).
  • Immersi / noi siam = anastrofe (vv.52-53).
  • D'arborea vita = anastrofe (v.55).
  • D'arborea vita viventi e il tuo volto ebro= allitterazione di R e V (vv. 55-56).
  • Come una foglia = similitudine (v. 58).
  • Come le chiare ginestre = similitudine (vv. 60-61).
  • Chiare ginestre, o creatura terrestre = allitterazione di R e T (vv. 61-62).
  • Ascolta, ascolta = anadiplosi (v. 65).
  • Più sordo / si fa = anastrofe (vv.68-69).
  • Umida ombra remota = allitterazione della M + sinestesia (v. 74).
  • S’allenta, si spegne = climax discendente (v. 76).
  • Trema, si spegne, risorge, trema, si spegne = asindeto (vv. 78-79).
  • Risorge, trema, si spegne = climax discendente (v. 79).
  • Si spegne = epifora (v.76; v.78; v.79).
  • Crosciare = onomatopea (v. 82).
  • Fronda = sineddoche (v. 81). La parte per il tutto, il ramoscello anziché l'albero.
  • Argentea pioggia = sinestesia (v. 83).
  • Croscio = onomatopea (v. 85).
  • Crosciare, croscio = figura etimologica (v. 82, v.85).
  • Del limo lontana = allitterazione della L (v. 91).
  • Par da scorza tu esca = anastrofe (v.101).
  • Il cuor nel petto è come pèsca = similitudine (v. 104).
  • Son come polle tra l’erbe = similitudine (v.107).
  • Son come mandorle acerbe = similitudine (v. 109).
  • Verde vigor rude = allitterazione di V e R (v. 112).
  • Chi sa dove, chi sa dove = anadiplosi (v.94, v.115).
  • Che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione = climax ascendente (vv. 126-127).
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In Dormiveglia - Ungaretti: parafrasi, analisi e commento


La poesia "In dormiveglia" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti, porta l'indicazione "Valloncello di Cima Quattro, 6 agosto 1916" e fa parte della raccolta L'allegria.



Indice




Testo

Assisto la notte violentata

L’aria è crivellata
come una trina
dalle schioppettate
degli uomini
ritratti
nelle trincee
come le lumache
nel loro guscio

Mi pare
che un affannato
nugolo di scalpellini
batta il lastricato
di pietra di lava
delle mie strade
ed io l’ascolti
non vedendo
in dormiveglia



Parafrasi

Assisto alla notte privata della sua quiete, l’aria è come un ricamo, bucherellata dagli spari degli uomini immobili, sporchi e viscidi nascosti in trincea come lumache nel loro guscio. Il suono delle pallottole (in questa trincea) mi è simile a quello di un numeroso gruppo di frettolosi scalpellini che battono la strada lastricata di pietre laviche del mio paese, e che io ascolto, senza vederli, nel dormiveglia.




Analisi del testo

La poesia è composta da 17 versi liberi suddivisi in due strofe. Come è nello stile di Ungaretti la punteggiatura è assente. Le lettere maiuscole servono a scandire le pause (= le pause tra uno scontro a fuoco e l'altro).

L'uso diffuso degli enjambement, cioè il procedimento stilistico di interrompere un verso, viene usato dal Poeta per mettere in risalto alcune parole.

Moltissime parole contengono suoni "duri" per trasmettere la sensazione degli spari nella prima strofa e degli scalpelli che battono sulla strada nella seconda strofa: assisTo, noTTe, vilenTaTa, cRivellaTa, Trina, schioppeTTaTe, riTRaTTi, TRincee, affannaTo, baTTa, lasTRicaTo, pieTRa, sTRade, ascolTi.



Figure retoriche

Assisto la notte violentata = personificazione (v. 1). Cioè: "il poeta assiste la notte come farebbe un infermiere per un paziente o un familiare per un proprio caro che sta per morire".

Assisto la notte violentata = allitterazione della t (v. 1).

Violentata = ipallage (v. 1). Questo aggettivo è usato per la notte, ma è sottinteso che a subire la violenza fisica e psicologica sono i soldati in trincea.

Crivellata come una trina dalle schioppettate = allitterazione della t (vv. 2-4).

Come una trina = similitudine (v. 3). S'intende che è traforato come un tessuto a pizzo, a ricamo.

Dalle schioppettate / degli uomini = enjambement (vv. 4-5).

Ritratti / nelle trincee = enjambement e allitterazione della t (vv. 6-7).

Come le lumache nel loro guscio = similitudine (v. 8). S'intende che i soldati sono sporchi e viscidi dal momento che devono muoversi strisciando per restare bassi. E il guscio delle lumache col significato di riparo e protezione è un riferimento alla casa, che per i soldati è la trincea.

Le lumache nel loro = allitterazione della L (vv. 8-9). Per dare una sensazione di morbido e tranquillo, rispetto ai suoni forti generati dalla consonante t.

Affannato / nugolo di scappellini = enjambement (vv. 11-12).

Lastricato / di pietra di lava = enjambement (vv. 13-14).



Commento

La poesia descrive una delle tante notti passate in trincea. Non una notte normale, tranquilla e silenziosa, bensì una notte violentata, ovvero una notte snaturata dalla guerra. Nel descrivere quella nottata attraverso l'uso di un termine così rude, il Poeta lascia intendere che di notti come questa non ce ne dovrebbero essere mai e che non augura a nessuno di rivivere l'esperienza che ha vissuto. Questo perché la vera violenza, intensa come condizione disumana, non la subisce la notte, ma i soldati in trincea.

Qui vede i soldati in posizione estremamente difensiva: ritratti (cioè contratti), accovacciati a terra e in massima allerta. Questa immagine gli fa venire in mente le lumache che escono la testa fuori dal guscio quando intorno a loro è tutto tranquillo, ma al minimo pericolo si ritraggono in esso finché la situazione non ritorna stabile come prima.

Durante l'assalto notturno, Ungaretti è in dormiveglia, ovvero sta riposando ma è ugualmente sveglio dato che la notte è privata della sua quiete. Le fucilate insistenti rievocano al poeta soldato un ricordo ben lontano dalla guerra e dalla sua atrocità: il rapido battere dei martelli degli scalpellini sul lastricato delle strade della sua città natale (che è Alessandria d'Egitto).
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Aprile: eventi storici, santi e ricorrenze

Aprile

Il mese di aprile è il quarto dei 12 mesi dell'anno secondo il calendario gregoriano ed è costituito da 30 giorni. Nel calendario romano, era chiamato Aprilis, nome che derivava dall'etrusco Apru, ossia "Afrodite", dea greca dell'amore, della bellezza, della generazione e della primavera. Per i romani corrispondeva alla dea Venere (Venus, in latino)  a cui era era dedicato il mese. Un'altra teoria riguardante il nome del mese è quella legata al verbo latino aperire, cioè "aprire", per indicare il mese in cui si "schiudono" piante e fiori.





Informazioni sul mese Aprile

Etimologia Aprilis
Stagione primavera
Segni zodiacali Ariete (fino al giorno 19) e Toro (dal giorno 20)
Frase celebre «Aprile fa i fiori e maggio ne ha gli onori.»

altri proverbi



Aprile: caratteristiche del mese

Il giorno più famoso di aprile è senza dubbio il primo del mese, per via della tradizione a livello mondiale di realizzare scherzi per poi esclamare "pesce d'aprile", con lo scopo di burlarsi della "vittima" di tale scherzo.



Feste, ricorrenze e santi

Di seguito trovate le feste, le ricorrenze e i santi del mese di Aprile, inoltre cliccando su uno specifico giorno troverete maggiori informazioni come eventi accaduti nel passato, la lista completa dei santi del giorno e altro ancora.

*Può capitare che alcune giornate mondiali o festività slittino di qualche giorno rispetto alla data indicata in questo articolo.


  • 1 aprile: Pesce d'aprile
    - S. Ugo di Grenoble vescovo
  • aprile: Giornata Mondiale per l’autismo
    - S. Francesco da Paola eremita
  • 3 aprile: Prima telefonata con un cellulare portatile
    - S. Riccardo di Chichester vescovo
  • aprile: Bill Gates e Paul Allen ad Albuquerque fondano la Microsoft
    - S. Isidoro di Siviglia vescovo
  • aprile: Oscar Wilde viene condannato al carcere per omosessualità dichiarata.
    - S. Vincenzo Ferrer
  • 6 aprile: Carbonara Day, Giornata Mondiale dello sport
    - S. Guglielmo da Vercelli abate
  • 7 aprile: Giornata mondiale della salute 
    - S. Giovanni Battista de La Salle sacerdote
  • 8 aprile: Ritrovamento della Venere di Milo
    - S. Giulia Billiart vergine
  • aprile: Fine della Guerra di secessione americana
    - S. Demetrio di Tessalonica martire
  • 10 aprile: I Beatles si sciolgono
    - S. Maddalena di Canossa vergine
  • 11 aprile: Arresto del boss mafioso Bernardo Provenzano
    - S. Stanislao vescovo e martire
  • 12 aprile: Primo uomo lanciato nello spazio
    - S. Zeno di Verona vescovo
  • 13 aprile: Incidente nello spazio per Apollo 13
    - S. Martino I papa e martire
  • 14 aprile: Nasce l'Unione Ciclistica Internazionale
    - Ss. Tiburzio, Valeriano e Massimo martiri
  • 15 aprile: Affondamento del Titanic
    - S. Damiano de Veuster sacerdote
  • 16 aprile: Giornata Mondiale della voce
    - S. Bernardetta Soubirous vergine
  • 17 aprile: Giornata Mondiale della lotta contadina
    - S. Roberto del la Chaise-Dieu abate
  • 18 aprile: Prime elezioni della Repubblica italiana
    - S. Galdino vescovo
  • 19 aprile: Prima apparizione televisiva de I Simpson
    - S. Emma di Sassonia vedova
  • 20 aprile: Nasce la Nutella
    - S. Agnese di Montepulciano vergine
  • 21 aprile: Giornata Mondiale della migrazione dei pesci
    - S. Anselmo da Aosta vescovo e dottore della Chiesa
  • 22 aprile: Giornata della Terra
    - S. Sotero papa
  • 23 aprile: Giornata Mondiale del libro e del diritto d’autore
    - S. Giorgio martire
  • 24 aprile: L'inganno del cavallo di Troia
    - S. Fedele da Sigmaringen sacerdote e martire
  • 25 aprile: Anniversario della liberazione d'Italia
    - S. Marco evangelista
  • 26 aprile: Giornata Mondiale della proprietà intellettuale
    - S. Cleto papa
  • 27 aprile: Giornata Mondiale del disegno, Giornata Mondiale del tapiro
    - S. Zita di Lucca vergine
  • 28 aprile: Giornata internazionale per la salvaguardia delle rane, Giornata internazionale per la sicurezza sul lavoro, Giornata mondiale delle vittime dell’amianto
    - S. Pietro Chanel sacerdote e martire
  • 29 aprile: Giornata internazionale della danza
    - S. Caterina da Siena vergine dottore della Chiesa
  • 30 aprile: Giornata Mondiale del jazz
    - S. Pio V papa


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Ricordo d'Affrica - Ungaretti: testo, analisi e commento


La poesia "Ricordo d'Affrica" (erroneamente chiamata Ricordo d'Africa) è stata scritta da Giuseppe Ungaretti nel 1924 e fa parte della raccolta Sentimento del tempo, nella sezione La fine di Crono. Un fatto insolito è che vi sono due poesie col medesimo nome ed entrambe di Ungaretti, e qui di seguito vi riportiamo entrambe le versioni, sia quella lunga, sia quella breve, in cui proveremo a dare una spiegazione trattandole come un'unica poesia, come se una fosse il continuo dell'altra.




Indice




Testo 1

Non più ora tra la piana sterminata
E il largo mare m'apparterò, né umili
Di remote età, udrò più sciogliersi, chiari,
Nell'aria limpida, squilli; nè più
Le grazie scerbe andrà nudando
E in forme favolose esalterà
Folle la fantasia,
Nè dal rado palmeto Diana apparsa
In agile abito di luce,
Rincorrerò
In un suo gelo altiera s'abbagliava,
Ma le seguiva gli occhi nel posarli
Arroventando disgraziate brame,
Per sempre
Infinito velluto.

E' solo linea vaporosa il mare
Che un giorno germogliò rapace,
E nappo d'un miele, non più gustato
Per non morire di sete, mi pare
La piana, e a un seno casto, Diana vezzo
D'opali, ma nemmeno d'invisibile
Non palpita.

Ah! questa è l'ora che annuvola e smemora.




Testo 2

Il sole rapisce la città

Non si vede più

Neanche le tombe resistono molto



Analisi del testo e commento

Giuseppe Ungaretti nacque nel 1888 da genitori lucchesi ad Alessandria d’Egitto, dove visse sino all’età di 24 anni compiendo gli studi secondari e frequentando gli ambienti letterari di quella città. I suoi primi ricordi d'infanzia rimandano a questa città, che egli ricorda con nostalgia, da qui il titolo "Ricordo d'Affrica".

Nella prima poesia è facile intuire che il tema principale è il tempo e che col passare del tempo (= invecchiando) si tende a ricordare meno bene le cose. In questo caso i ricordi sono quelli della sua infanzia trascorsa nella sua città, Alessandria d'Egitto, con la consapevolezza che non potrà più rivivere quei momenti. Il raddoppio arcaico (= antico) della lettera "f" per Affrica anziché Africa serve a creare un'immagine ancora più lontana e legata al passato. E poi vi sono numerosi aggettivi e immagini per raccontare la nostalgia, il ricordo, la tristezza dell'appannamento lento della memoria.

In questa poesia descrive brevemente Alessandria d'Egitto da un punto di vista geografico alludendo al fatto che si trova tra deserto (piana sterminata) e mare (il largo mare), e che in essa si trova un palmeto.

La figura di Diana è un riferimento alla Dea romana e la utilizza in questa poesia non per ribadire che è una dea della caccia ma per esprimere un sentimento di purezza e sensualità che egli attribuisce al deserto africano.

La poesia si conclude sostenendo che è giunta l'ora in cui il cielo si copre di nuvole (= annuvola) e quindi il Sole essendo coperto crea l'immagine di una persona che prova a ricordare ma i ricordi sono offuscati.



Nella seconda poesia il luogo in questione è sempre la città di Alessandria d'Egitto che viene "rapita" dal sole, ovvero questo Sole che porta luce e protezione (a differenza della nebbia), è però così intenso che non permette di vedere, è accecante. Quindi Ungaretti paragona il bagliore del Sole alla difficoltà che ha nel rievocare i ricordi giovanili di quando viveva in Africa. Questi ricordi ci sono ancora, sopravvivono nella sua memoria, ma diventano lentamente sempre più friabili (= cioè si sgretolano facilmente) sotto il peso della lontananza e del trascorrere del tempo. Non è sufficiente nemmeno pensare alle persone care passate a miglior vita per permettere al ricordo di restare integro sotto un sole tanto accecante.



Figure retoriche

Nella prima poesia:

Piana sterminata = perifrasi (v. 1). Per indicare il deserto.

Nell'aria limpida squilli = allitterazione della L (v. 4).

Forme favolose folle fantasia = allitterazione della f (vv. 6-7).

Annuvola e smemora = endiadi (v. 23).



Nella seconda poesia:

Il sole rapisce la città = metafora (v. 1). S'intende che l'intera città è avvolta dal bagliore del sole.




Commento

Secondo il mio personale punto di vista, giusto o sbagliato che sia, vi è un diverso ed opposto uso del Sole nelle due poesie. Nella prima poesia la presenza del Sole è benefica per la memoria di Ungaretti, infatti solo quando le nuvole lo coprono arriva l'ora in cui "smemora" (ovvero smette di ricordare). Nella seconda poesia, invece, il Sole ha sin da subito un effetto negativo per la memoria di Ungaretti perché è troppo intenso (dice il proverbio: il troppo stroppia). Da notare come in entrambe le poesie c'è qualcosa che ostacola il ricordo dell'Africa, e metaforicamente credo il Sole rappresenti la qualità del ricordo di Ungaretti: quando il Sole è di intensità media riesce a ricordare bene (Ungaretti è sereno e ispirato), quando è di intensità bassa perché coperto dalle nuvole non riesce a ricordare (appannamento della memoria), quando è troppo intenso probabilmente è lui stesso che smette volutamente di ricordare perché sta ricordando così tante cose che viene sopraffatto dalle emozioni. Ho pensato a questo perché quando una persona ripensa nostalgicamente al passato, me la immagino parecchio triste e con gli occhi così pieni di lacrime da non riuscire nemmeno a vedere, e il pensare alle tombe dei propri cari, secondo me, non fa altro che rafforzare questa teoria.
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