Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del ventiseiesimo canto del Paradiso. In questo canto Dante, dopo aver superato l'esame di san Pietro sulla Fede e l'esame sulla Speranza di san Giacomo Maggiore, verrà sottoposto a un terzo esame, stavolta sulla Carità, e verrà eseguito da san Giovanni. Tre esami perché queste sono le tre sono le virtù teologicali. Beatrice restituisce la vista a Dante e questi nota una quarta luce: Adamo. Dante gli porge una serie di domande e Adamo è felice di rispondergli. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 26 del Paradiso.
Le figure retoriche
Lo viso = metonimia (v. 1). Il concreto per l'astratto, il viso anziché la vista.
L’anima tua = anastrofe (v. 8). Cioè: "la tua anima".
Smarrita e non defunta = antitesi (v. 9). Cioè: "è solo smarrita e non morta".
La donna = perifrasi (v. 10). Per indicare Beatrice.
Dia / region = enjambement (vv. 10-11).
Tosto e tardo = antitesi (v. 13). Cioè: "prima o dopo".
Quand’ella entrò col foco ond’io sempr’ardo = metafora (v. 15). Cioè: "lei entrò col fuoco di cui io ardo sempre", per dire che lo fece innamorare.
Lo ben che fa contenta questa corte = perifrasi (v. 16). Per indicare Dio.
Che paura tolta m’avea = anastrofe (vv. 19-20). Cioè: "che mi aveva liberato dalla paura".
L’arco tuo = anastrofe (v. 24). Cioè: "tuo arco".
Chi drizzò l’arco tuo a tal berzaglio = metafora (v. 24). Cioè: "indirizzò la freccia del tuo amore a questo fine, chi ti indusse alla carità".
Colui che mi dimostra il primo amore di tutte le sustanze sempiterne = perifrasi (vv. 38-39). Probabilmente per indicare il filosofo Aristotele.
L’arcano = perifrasi (v. 44). Per indicare il mistero dell'incarnazione.
D’i tuoi amori a Dio guarda il sovrano = anastrofe (v. 48). Cioè: "il più alto dei tuoi amori guarda a Dio".
Sì che tu suone con quanti denti questo amor ti morde = metafora (v. 51). Cioè: "così che tu manifesti con quanti denti sei morso da questo amore", ovvero in modo che tu dica tutte le ragioni (denti) per cui questa carità ti stringe a sé.
L’aguglia di Cristo = perifrasi (v. 53). Cioè: "l'aquila di Cristo", per indicare san Giovanni.
Non fu latente ... anzi m’accorsi dove volea menar = antitesi (v.52- v.54). Cioè: "non mi fu nascosta, anzi capii subito dove voleva condurre".
Tratto m’hanno = anastrofe (v. 62). Cioè: "mi hanno tratto".
Del mar de l’amor torto = metafora (v. 62). Cioè: "la palude del falso amore", per indicare i beni terreni.
Del diritto m’han posto a la riva = metafora (v. 63). Cioè: "mi hanno fatto approdare alla riva di quello del retto amore", per indicare i beni celesti.
Le fronde onde s’infronda tutto l’orto de l’ortolano etterno = metafora (vv. 64-65). Le fronte che ama sono le creature, che vanno ad abbellire tutto l'orto dell'ortolano eterno che è Dio.
E come a lume acuto si disonna per lo spirto visivo che ricorre a lo splendor che va di gonna in gonna, e lo svegliato ciò che vede aborre, sì nescia è la sùbita vigilia fin che la stimativa non soccorre; così de li occhi miei ogni quisquilia fugò Beatrice col raggio d’i suoi, che rifulgea da più di mille milia = similitudine (vv. 70-77). Cioè: "E come per una luce intensa e improvvisa ci si sveglia, per la facoltà visiva che corre incontro al bagliore che attraversa le membrane dell'occhio, e chi è stato svegliato non distingue bene ciò che vede, tanto è confuso il suo improvviso risveglio, finché la facoltà percettiva non viene in suo aiuto; allo stesso modo Beatrice eliminò ogni impurità dai miei occhi col fulgore dei suoi, che risplendeva per più di mille miglia di distanza".
L’anima prima = anastrofe e antonomasia (v. 83). Cioè: "la prima anima", per indicare Adamo, il primo uomo.
La prima virtù = perifrasi (v. 84). Per indicare Dio.
Come la fronda che flette la cima nel transito del vento, e poi si leva per la propria virtù che la soblima, fec’io in tanto in quant’ella diceva, stupendo, e poi mi rifece sicuro un disio di parlare ond’io ardeva = similitudine (vv. 85-90). Cioè: "Come l'albero piega la sua cima quando è percosso dal vento, poi si risolleva per la propria capacità di raddrizzarsi verso l'alto, così accadde a me che mentre Beatrice parlava (piegai la testa), per via dello stupore, e poi il desiderio di sapere mi ridiede sicurezza (rialzai lo sguardo)".
Prodotto fosti = anastrofe (v. 92). Cioè: "fosti prodotto".
O pomo che maturo solo prodotto fosti, o padre antico a cui ciascuna sposa è figlia e nuro = perifrasi (vv. 91-93). Si parla sempre di Adamo, ovvero il frutto nato già maturo, di cui ogni donna è sua figlia in quanto discende da lui, e ne è anche nuora in quanto sposata con un suo discendente.
Talvolta un animal coverto broglia, sì che l’affetto convien che si paia per lo seguir che face a lui la ‘nvoglia; e similmente l’anima primaia mi facea trasparer per la coverta quant’ella a compiacermi venìa gaia = similitudine (vv. 97-102). Cioè: "A volte un animale coperto da un sacco si agita, così che manifesta il suo stato d'animo attraverso l'involucro che lo circonda; e in modo simile l'anima di Adamo mi faceva capire attraverso la sua luce quanto fosse lieta nel potermi rispondere".
Verace speglio = perifrasi (v. 106). Cioè: "vero specchio", per indicare la mente di Dio.
Occhi miei = anastrofe (v. 112). Cioè: "miei occhi".
Legno = sineddoche (v. 115). In questo caso per legno s'intende l'albero, quindi il tutto per la parte, che sarebbe dovuta essere il frutto proibito.
Novecento trenta / fiate = enjambement (vv. 122-123).
L’ovra inconsummabile = perifrasi (v. 125). Cioè: "interminabile impresa", per indicare la costruzione della Torre di Babele.
Infernale ambascia = perifrasi (v. 133). Per indicare il Limbo.
Il sommo bene = perifrasi (v. 134). Per indicare Dio.
L’uso d’i mortali è come fronda in ramo, che sen va e altra vene = similitudine (vv. 137-138). Cioè: "e poiché i costumi umani sono come le foglie di un albero, e mentre una se ne va, ne arriva un’altra".
Nel monte che si leva più da l’onda = perifrasi (v. 139). Cioè: "nel monte che più si eleva sul mare", per indicare l'Eden che si trova alla cima del Purgatorio.
Da l’onda = sineddoche (v. 139). La parte per il tutto, l'onda anziché il mare.
Pura e disonesta = ossimoro (v. 140).