La poesia "Perché" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti, porta l'indicazione "Carsia Giulia 1916" e fa parte della raccolta L'allegria, nella sezione Il porto sepolto.
Indice
Testo
Ha bisogno di qualche ristoroil mio buio cuore disperso
Negli incastri fangosi dei sassi
come un'erba di questa contrada
vuole tremare piano alla luce
Ma io non sono
nella fionda del tempo
che la scaglia dei sassi tarlati
dell'improvvisa strada
di guerra
Da quando
ha guardato nel viso
immortale del mondo
questo pazzo ha voluto sapere
cadendo nel labirinto
del suo cuore crucciato
Si è appiattito
come una rotaia
il mio cuore in ascoltazione
ma si scopriva a seguire
come una scia
una scomparsa navigazione
Guardo l'orizzonte
che si vaiola di crateri
Il mio cuore vuole illuminarsi
come questa notte
almeno di zampilli di razzi
Reggo il mio cuore
che s'incaverna
e schianta e rintrona
come un proiettile
nella pianura
ma non mi lascia
neanche un segno di volo
Il mio povero cuore
sbigottito
di non sapere.
Analisi del testo e commento
In questa poesia di Ungaretti è difficile fare distinzione tra il senso dell'orrore della guerra e il senso del dolore universale delle cose, dal momento che si parla di entrambi, e per entrambi si chiede "perché?", perché non se ne può fare a meno? perché bisogna arrivare a questo?
Andiamo ad analizzare il testo verso per verso:
Ha bisogno di qualche ristoro il mio buio cuore disperso = Il cuore di Ungaretti si trova disperso in un luogo buio da cui non si riesce a trovare una via d'uscita. Il suo cuore ha bisogno di essere consolato perché sta patendo una difficile condizione di solitudine. Dunque nella prima strofa c'è una posposizione del soggetto (il mio cuore) per meglio accentuare la particolare sensazione che sta provando.
Negli incastri fangosi dei sassi come un'erba di questa contrada vuole tremare piano alla luce = il luogo della poesia "Carsia Giulia" sta a significare che ci troviamo nel Carso, un altopiano roccioso calcareo che si estende a cavallo tra Venezia Giulia (provincia di Gorizia e Trieste), Slovenia e Croazia, noto storicamente per essere stato teatro di violente battaglie durante la prima guerra mondiale, tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche. E infatti Ungaretti non può che sottolineare la descrizione del terreno dove vi sono le rocce che si intrecciano, e nient'altro che terra e fango. Inoltre la similitudine "come un'erba" sta a significare che è un territorio semplice proprio come l'erba che è la forma di vita più umile che ci sia. E il suo cuore vuole tremare piano alla luce sta a significare che vorrebbe ritrovare la naturalezza che aveva prima degli eventi di guerra vissuti in prima persona e che lo hanno sconvolto.
Ma io non sono nella fionda del tempo che la scaglia dei sassi tarlati dell'improvvisa strada di guerra = il Poeta dice che lui non può essere quel tipo di persona che viene proiettato dalla violenza del tempo come una fionda (meccanismo spietato e insensibile delle sorti umane) che scaglia sassi consumati dal tempo in questo scenario di guerra che crea dolore al suo cuore.
Da quando ha guardato nel viso immortale del mondo questo pazzo ha voluto sapere cadendo nel labirinto del suo cuore crucciato = qui il Poeta parla di se stesso alla terza persona che osserva il mondo cercando di capirlo. Si autodefinisce "pazzo" perché si è interessato all'andamento questo mondo solamente dopo aver provato la disperazione e dopo essersi sentito nella condizione di prigionia e smarrimento (labirinto) col cuore afflitto e tormentato (crucciato) dalla guerra.
Si è appiattito come una rotaia il mio cuore in ascoltazione ma si scopriva a seguire come una scia una scomparsa navigazione = il cuore in ascolto del Poeta si è appiattito come una rotaia per un treno in arrivo che sappia indicare la strada verso una direzione. E il Poeta si mette a seguire una scia che bisogna saper seguire con intuizione dal momento che le tracce svaniscono col tempo (scomparsa navigazione).
Guardo l'orizzonte che si vaiola di crateri = il Poeta osserva l'orizzonte che presenta dei solchi, come se la malattia del vaiolo l'avesse sfigurato. I crateri (buche) ci riconducono all'immagine della guerra.
Il mio cuore vuole illuminarsi come questa notte almeno di zampilli di razzi = il cuore del poeta vuole illuminarsi come questa notte, che è illuminata dai razzi usati in guerra che sembrano zampilli nel cielo (il termine zampilli solitamente viene usato per le fuoriuscite di sangue).
Reggo il mio cuore che s'incaverna e schianta e rintrona come un proiettile nella pianura ma non mi lascia neanche un segno di volo = qui un'altra immagine di guerra, il suo cuore è paragonato a un proiettile e quei tre verbi accostati fanno parte del lessico di guerra.
Il mio povero cuore sbigottito di non sapere = il verso conclusivo ci riporta all'inizio, ovvero il testo della poesia ha una struttura circolare, infatti dice che il suo cuore è sbigottito (e quindi ha bisogno di essere confortato) perché non sa dare una spiegazione a tutto questo. E così il titolo "perché" diventa una domanda senza fine sul senso della inutile strage della guerra che lo ha visto mettere a rischio la propria vita e quella dei suoi compagni.
Figure retoriche
Ha bisogno di qualche ristoro il mio buio cuore = anastrofe (vv. 1-2). Cioè: "Il mio buio cuore ha bisogno di qualche ristoro".
Buio cuore = metafora (v. 2).
Incastri, erba, contrada, tremare = allitterazione della R (vv. 3-5). Rende l'asprezza dell'aridità in cui è costretto a vivere il suo cuore.
Come un'erba di questa contrada = similitudine (v. 4).
Appiattito come una rotaia = similitudine (vv. 17-18).
Si è appiattito come una rotaia il mio cuore = anastrofe (vv. 17-19). Cioè: "Il mio cuore si è appiattito come una rotaia".
Come una scia = similitudine (v. 21).
Vuole illuminarsi come questa notte = similitudine (vv. 25-26)
S'incaverna e schianta e rintrona = climax ascendente (vv. 29-30).
Come un proiettile = similitudine (v. 31).
Povero cuore = metafora (v. 35).
Enjambements = "disperso / negli incastri" (vv. 2-3), "strada / di guerra" (vv. 9-10), "viso / immortale" (vv. 12-13), "labirinto / del suo cuore" (vv. 15-16).