La patente, interpretato da Totò nel film Questa è la vita del 1954 (screenshot) |
La patente è una novella scritta da Luigi Pirandello, apparsa per la prima vola nel 1911 sul Corriere della Sera e successivamente pubblicata nella raccolta Novelle per un anno nel 1922. Narra la storia di un uomo che ha la nomina di portare sfortuna e che vuole riconosciuto questo potere in modo da poterne trarre un vantaggio da questo assurdo pregiudizio.
Indice
La patente di Luigi Pirandello
In questa pagina trovate tutto ciò che riguarda La patente di Luigi Pirandello: il riassunto della novella, l'analisi del testo con la descrizione dei personaggi (Rosario Chiàrchiaro e il giudice D'Andrea), del linguaggio, del tempo e del luogo, e il commento nel quale ci soffermiamo sui temi più importanti affrontati nell'opera. Se stavate cercando qualcosa di più semplice, vi suggeriamo di leggere il riassunto breve.Titolo | La patente |
Autore | Luigi Pirandello |
Genere | Novella |
Raccolta | Novelle per un anno |
Data | 1911 (nel quotidiano), 1922 (nella raccolta) |
Corrente letteraria | Verismo |
Temi trattati | La scaramanzia, la iettatura, la supertizione, il pregiudizio |
Luogo | Ufficio d'Istruzione in una città non precisata |
Personaggi principali | Rosario Chiàrchiaro, giudice D'Andrea |
Frase celebre | «Ebbene, voglio anch'io la mia patente, signor giudice! La patente di jettatore. Col bollo. Con tanto di bollo legale! Jettatore patentato dal regio tribunale.» |
La patente: riassunto
Il giudice D'Andrea svolge la sua professione con grande dedizione e con un grande senso di giustizia per la gente comune. Ultimamente era in sovrappensiero su un caso che gli era stato assegnato e mancavano pochi giorni al giorno del processo. Il caso riguardava un uomo di nome Chiàrchiaro che aveva denunciato per diffamazione pubblica due uomini che facevano dei particolari gesti (scongiuri) per sottilineare il fatto che fosse un uomo portatore di sfortuna. Il giudice D'Andrea avrebbe voluto conoscere il parere dei suoi collega riguardante questo insolito caso, ma anche loro al solo sentirlo nominare facevano scongiuri per allontanare la sfortuna, come stringere una chiave in tasca, fare le corna con le dita delle mani, toccare ferro o qualcosa a forma di un corno. Il giudice D'Andrea non poteva fare molto per aiutare la povera vittima e per evitare che oltre al donna subisse anche la beffa di dover pagare i costi processuale, aveva invitato Rosario Chiàrchiaro nel suo ufficio per convincerlo a lasciar cadere la denuncia.Chiàrchiaro si era presentato davanti al giudice vestito come uno jettatore, cioè esattamente come gli altri lo giudicavano, con un abito grigiastro, enormi occhiali cerchiati d'osso e una lunga e fitta barba. Il giudice D'Andrea non riusciva a credere ai suoi occhi, in quanto incoerente la scelta di mostrarsi in veste di jettatore. E quando Chiàrchiaro gli spiegò quali fossero le sue vere intenzioni, il giudice D'Andrea non riusciva a credere nemmeno alle sue orecchie. La sua vita era stata rovinata dalla nomina di jettatore che gli avevano affibbiato: era stato allontanato dal luogo di lavoro e nessuno voleva più assumerlo, le sue figlie non riuscivano a trovare marito e riusciva a vivere grazie al sussidio del figlio che viveva a Napoli ma che non avrebbe potuto continuare così a lungo perché aveva quattro figli da mantenere.
Per questa ragione non aveva nessuna intenzione di vincere al processo, anzi, aveva perfino consegnato all'avvocato rivale ulteriori prove per dimostrare che tutti lo definivano uno jettatore e non solo i primi due che gli erano capitato sotto mano quel giorno. Chiàrchiaro voleva perdere al processo in modo tale che tutti, giudice compreso, l'avrebbero definito uno jettatore. Non chiedeva altro che di certificare il suo "potere" di jettatore attraverso una patente, simile a una laurea, per poter professare questa nuova professione appostandosi davanti a fabbriche e botteghe per poi essere pagato per restarne alla larga.
Analisi del testo
La struttura
La novella "La patente" può essere suddivisa in tre sequenze narrative:- Descrizione fisica e caratteriale del giudice D'Andrea;
- il turbamento del giudice D'Andrea riguardo il caso dello jettatore Chiàrchiaro;
- l'incontro tra il giudice D'Andrea e Chiàrchiaro.
Linguaggio
Il linguaggio adoperato da Pirandello è semplice e fa uso di molte similitudini. Il linguaggio diventa ancora più "basso" (più semplice e popolare) attraverso le parole di Chiarchiaro, un uomo arrabbiato e schifato da questa società.Descrizione dei personaggi
- Rosario Chiàrchiaro: è un uomo che viene definito dalla gente uno jettatore, cioè un portatore di sfortuna, e per questa ragione tutti lo evitano o eseguono i più noti gesti scaramantici quando se lo ritrovano davanti o e si parla di lui. Lavorava in un monte dei pegni e, dal momento che tutti da più di un anno lo evitano, nessuno è disposto ad assumerlo. Per questo arriva ad accettare la sua nuova umiliante condizione di jettatore pur di poter mantenere se stesso e la sua famiglia.
- Giudice D'Andrea: è un giudice che si limita a fare il suo lavoro con professionalità. Ha circa quarant'anni, ha un viso stanco e vissuto, soffre di insonnia, ha una spalla più alta dell'altra ma "riga dritto", nel senso che è una persona onesta e infatti è l'unico che non ha paura di incontrare faccia a faccia il signor Chiàrchiaro.
Tempo
Fabula e intreccio non coincidono con l'ordine narrativo.Luogo
Il luogo della novella è l'ufficio d'istruzione, ovvero l'ufficio in cui viene istruito un processo. Un altro luogo è la strada dove Chiàrchiaro viene preso di mira dalla gente e, in particolare, dai primi due che gli erano capitati sotto mano.Figure retoriche
- Similitudine = "come chi regge rassegnatamente su le spalle un peso insopportabile"; "andava per via di traverso, come i cani"; "attrappandosi come un baco infratito".
Commento
La novella "La patente" racconta la storia di un uomo che è stata rovinata dall'opinione che hanno gli altri su di lui. Non si sa nemmeno per quale motivo il signor Chiàrchiaro porti sportuna, ma intanto ha la nomina da jettatore che lo ha portato a perdere il lavoro al monte dei pegni e a condurre una vita infelice supportato solo da un figlio che pure lui tiene famiglia. Adesso cerca il riscatto contro questa gente che odia al punto da fargli schifo, e ne ha tutte le ragioni, perfino le sue povere figlie non riescono a trovare marito perché nessuno vorrebbe maritare le figlie dello jettatore. Accetta la maschera che gli è stata crudelmente imposta e si adatta alla situazione perché non vede altra via d'uscita.Il giudice D'Andrea vorrebbe difenderlo perché sa che Chiàrchiaro è nel giusto, ma poi si rende conto che al processo perderà ugualmente e così gli suggerisce di annullarlo per evitare di dover pagare anche le spese e di subire l'umiliazione della sconfitta (dato che gli volevano fare la "festa"). Ma quando capisce che ciò che vuole Chiàrchiaro è di essere riconosciuto come jettatore, perché può solo fare questo da adesso in poi, lo abbraccia e anche se è sottinteso pare che alla fine istruirrà il processo con tanto di carta bollata che lo dichiarerà portatore di sfortuna (jella).
Da una prima lettura potrebbe sembrare una novella grottesca e che faccia ridere il lettore per la sventurata situazione del protagonista, ma quando questi si toglie per un attimo la maschera per parlare con il giudice D'Andrea della sua condiziones che ha anche ripercussioni sulla sua famiglia, il lettore si rende conto che il tema trattato è molto triste e viene fuori anche il pessimismo dell'autore.
Oggigiorno la gente è meno superstiziosa rispetto a qualche tempo fa perché si documenta di più (e anche se non legge libri, almeno si informa guardando il telegiornale in televisione o leggendo le notizie su quotidiani cartacei e internet).
Curiosità
- Nel 1954 è uscito il film "Questa è la vita", che include un episodio ispirato alla novella "La patente" in cui Chiàrchiaro viene interpretato da un grande Totò (vedi foto in alto).- Le figlie dello jettatore non trovano marito a causa della nomina da jettatore del padre. Anche in un'opera di Giovanni Verga, intitolata La Lupa, la figlia della protagonista non riusciva a trovare marito per la pessima reputazione della madre.