Gabbiani è una poesia scritta nel 1932 da Vincenzo Cardarelli e che si trova nella raccolta poetica Poesie (1942). Questa poesia descrive la condizione dell'autore paragonandola a quella dei gabbiani.
Gabbiani di Vincenzo Cardarelli
In questa pagina trovate tutto ciò che riguarda la poesia Gabbiani di Vincenzo Cardarelli: il testo della poesia, la parafrasi della poesia, l'analisi del testo con le figure retoriche e infine un commento personale.Titolo | Gabbiani |
Autore | Vincenzo Cardarelli |
Genere | Poesia |
Raccolta | Opere |
Corrente letteraria | Avanguardia |
Data | 1932 |
Temi trattati | il vagare alla ricerca della serenità |
Frase celebre | «Io son come loro in perpetuo volo. La vita la sfioro» |
Testo
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
Parafrasi
Non so dove i gabbiani facciano il nido,
dove vadano a riposare.
Io sono come loro,
continuamente in volo.
Sfioro la vita
come i gabbiani sfiorano l'acqua per afferrare la preda.
E forse, come essi, amo la tranquillità,
la grande calma del mare,
ma sono destinato a vivere
lampeggiando nella tempesta.
Analisi del testo
Schema metrico: versi liberi di varia lunghezza (in prevalenza endecasillabi e settenari).È presente la rima ai versi alternata vv. 3-5 (loro - sfioro).
Presenza di espressioni classiche (ove, gran quiete) e di espressioni con un registro basso di tipo dubitativo (non so, forse).
Il testo della poesia è scritto in prima persona (io, il mio ecc.)
Alle parole "pace" e "quiete" fa da contrasto il termine "burrasca".
Figure retoriche
- Assonanza in O = "loro / volo" (vv. 3-4).
- Apocope = "son" (v. 3).
- Similitudine = "Io son come loro" (v. 3); "com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo" (v. 6); "E come forse anch'essi amo la quiete" (v. 7).
- Metafora = "La vita la sfioro" (v. 5); "balenando in burrasca" (v. 10).
- Anadiplosi = "amo la quiete, la gran quiete marina" (vv. 7-8).
Commento
In questa poesia l'autore ci pone un problema esistenziale creando un paragone fra se stesso e i gabbiani, un animale migratorio e inquieto. Di questi uccelli ammette di non sapere molto (non sa dove sono collocati i loro nidi), ma trova una somiglianza osservando i loro continui spostamenti in mare, perché stiamo parlando di un animale sempre alla ricerca di cibo e che lo trova sfiorando la superficie dell'acqua in volo. Anche il poeta pensando alla propria vita si sente inquieto, e ciò lascia pensare che non è soddisfatto (dato che essere in movimento significa non avere una base solida), e l'altro punto in comune è che appunto scelgono il mare come luogo sicuro, che definisce il luogo della calma e della serenità. Tuttavia ci tiene a specificare che per i gabbiani la serenità è il poter trovare cibo, mentre per egli, nonostante il desiderio di trovare pace e tranquillità come i gabbiani, la serenità è un qualcosa di irraggiungibile e perciò non troverà mai quella pace interiore a cui ogni uomo aspira (il sentirsi realizzati e appagati, non condizionati dall'ansia) ma è destinato a vivere in mezzo alle tempeste e alle difficoltà, ovvero una vita instabile e turbolenta, senza mai raggiungere una pace duratura.Da questa poesia può essere tratto il messaggio che per quanto un individuo sogna qualcosa sarà sempre il destino a decidere per lui. Si può considerare una poesia triste ma anche molto reale ai giorni nostri, quella sensazione che manca qualcosa nelle nostre vite o di non aver fatto abbastanza in passato oppure di sentirsi come inseguiti dalle ansia e dalle paura a causa della società in cui viviamo che non ci permette di avere un attimo di tregua per goderci la vita.