Beato Angelico, Incoronazione della Vergine, Firenze, Galleria degli Uffizi |
Analisi del canto
Il trionfo di Cristo e l'esperienza misticaIl racconto del trionfo di Cristo occupa la prima parte del canto (vv. 16-45), e si suddivide poeticamente in quattro momenti: l'annuncio di Beatrice del giungere delle schiere beate, la similitudine della notte stellata e serena di plenilunio, l'apparizione dei beati illuminati dall'alto dalla luce di Cristo, e la contemplazione mistica del miracolo. Non si tratta dunque di un «trionfo» nel senso classico, cioè della figura di Cristo preceduta o seguita da schiere festose, bensì (come riprodotto in tanta pittura del tempo) del tripudio luminoso dei beati, della Chiesa trionfante nei cieli, disposti intorno a Cristo che li sovrasta con la luce di salvezza, premio della loro vittoria sul male e sul peccato. L'esperienza mistica della visione di Cristo, come di tutti i misteri più alti della divinità, è possibile solo tramite l'excessus mentis, cioè con l'espandersi della mente oltre i propri limiti naturali per speciale grazia. Esperienza sublime, forma somma di conoscenza, la visione mistica non può essere ricordata, e infatti Dante si paragonerà a colui che si risveglia da un sonno e cerca inutilmente di ricordarsi ciò che ha sognato (cfr. vv. 49-51); annunciato nel canto 1 (vv. 79), il fenomeno andrà accentuandosi man mano che ci si avvicina a Dio, assumendo la dimensione anche stilistica di una «poetica della ineffabilità».
Il trionfo della Madonna
La seconda parte del canto, dal v. 70 al termine, è tradizionalmente nota come il trionfo della Madonna, ed è uno dei passi più esemplari del culto di Dante per Maria, vista come madre amorosa che intercede in cielo per i suoi figli terreni, come annunciato fin dal II canto dell'Inferno. Qui per la prima volta Dante la incontra direttamente, e le dedica il primo di quegli omaggi poetici che si ripeteranno frequenti nei prossimi canti di avvicinamento a Dio fino alla sublime preghiera del canto XXXIII. La scena è solenne, articolata in diversi momenti di natura allegorica e liturgica (dal bel fior simbolo di Maria alla rievocazione dell'annunciazione e alla preghiera dei beati), ma contiene note di semplicità e intimità che mostrano l'affetto materno di Maria verso i beati e Dante; pensiamo in particolare alla similitudine dei vv. 121-123 che paragona lo slancio dei beati verso di lei alle braccia protese del bambino verso la madre, e che rimanda alla lunga similitudine in apertura di canto (v. 19), con l'uccello-madre che attende sul ramo la nascita del sole per poter vedere i propri piccoli e poterli sfamare.
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