La Madonna, illustrazione di Gustave Doré |
Analisi del canto
Un monologo dottrinarioÈ uno dei canti di più alta tensione teologico-filosofica. Prosegue qui il «trattato di angelologia» iniziato nel precedente. A parte il breve esordio di poesia astronomica (v. 19), si tratta di un unico monologo dottrinario di Beatrice, in cui alla cospicua materia teologica e intellettuale si alternano momenti di intensa polemica morale e sociale (vv. 85-129).
La questione teologica: gli angeli
I temi trattati da Beatrice sono quelli della creazione degli angeli, della ribellione contro Dio capeggiata da Lucifero, dell'esistenza o meno della memoria negli angeli, del loro numero e della loro differente perfezione. Si tratta naturalmente di questioni di relativa importanza per la nostra cultura religiosa, ma che al tempo di Dante erano di primario interesse e appassionavano studiosi e teologi. Non a caso il Dante teologo si impegna a discutere ed esprimere la propria opinione anche in contrasto con autorità (auctoritas) riconosciute quali S. Girolamo e lo stesso S. Tommaso.
La questione morale: l'invettiva contro i teologi e i predicatori
Dalla questione, ampiamente dibattuta nella Scolastica, sull'esistenza negli angeli di facoltà propriamente umane come quelle dell'intelletto, della memoria e della volontà prende spunto la polemica contro le diverse scuole teologiche e i falsi predicatori (vv. 70-126). Al centro è la convinzione fondamentale che le verità della religione debbano essere sempre ricercate nella Sacra Scrittura; la colpa dei filosofi è proprio quella di indagare questo Libro della verità e non per la ricerca di chiare risposte, bensì per inventare continuamente nuove teorie l'una in contrasto con l'altra, per il gusto del filosofare e per il desiderio di conseguire la fama per la propria arguzia e intelligenza. Ma la responsabilità più grave è il volontario travisamento della Bibbia da parte dei predicatori, poiché in questo caso si induce al male e all'errore tutti i fedeli.
I registri linguistici
Come e più che in altri casi, anche in considerazione del luogo sublime in cui si svolge la scena, colpisce nel canto la mescolanza di due registri apparentemente opposti: da un lato la ricercatezza retorica e dottrinaria della trattazione teologica (introdotta dal complesso lessico scientifico-mitologico nell'esordio astronomico), dall'altro il linguaggio aspro e crudo dell'invettiva di Beatrice: si pensi a espressioni come predicate al mondo ciance (v. 110), con motti e con iscede (v. 115), gonfia il cappuccio (v. 117), tale uccel nel becchetto s'annida (v. 118), ingrassa il porco (v.124), ecc.